L’episodio prolungato delle nebbie nella Vallata, le affascinanti immagini che hanno invaso i social nelle scorse settimane, nascondono un’altra realtà, ben diversa da quella romantica immediatamente percepibile. Basti pensare come a questi fenomeni diffusi nelle maggiori vallate d’Italia si sia contemporaneamente aggiunta un’ emergenza ambientale preoccupante, tanto da indurre il Ministero dell’Ambiente a correre ai ripari, stilando un protocollo, che almeno nelle intenzioni sembrerebbe volto a uniformare quei provvedimenti , che per diverse sensibilità amministrative , vengono presi localmente in ordine sparso, risultando spesso privi di reale efficacia.
Ancora una volta però le misure emergenziali adottate manifestano una scarsa intenzione di agire in modo efficace a lungo termine, magari spostando risorse significative verso l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria, per esempio rimuovendo il modello premiale che tiene in vita la combustione per il trattamento dei rifiuti e la produzione di energia elettrica, in favore dell’efficienza energetica degli edifici e una mobilità sostenibile.
Si continua ad approfittare delle emergenze sanitarie legate agli alti livelli di inquinanti nell’aria per confondere la Direttiva 2008/50/CE, che impone il risanamento dell’aria, con le politiche per l’ uso delle energie rinnovabili, quando è ormai risaputo e acclarato scientificamente che spesso rinnovabili non sono, pulite non sono, economiche non sono, soprattutto quando collegate alla combustione.
Ne deriva che assurdi incentivi o agevolazioni fiscali (dirette o indirette) hanno contribiuto a disseminare i territori , alcuni dei quali con aria già decisamente pessima, di impianti industriali e domestici a combustione di biomasse che, uniti al traffico veicolare e in determinate condizioni atmosferiche, rendono l’aria irrespirabile ed espongono la popolazione, soprattutto bambini e anziani , a patologie acute e croniche di varia natura.
Il protocollo prevede l’abbassamento delle temperature in ambienti privati e pubblici , il blocco del traffico o le targhe alterne. Ma per le centrali a biomasse e gli inceneritori, di vario materiale e con varie incentivazioni ,è previsto lo spegnimento?
Oppure si ritiene che coloro che abitano nelle aree da questi interessate abbiano un diritto alla salute attenuato e intermittente?
Dobbiamo fidarci dell’atteggiamento rassicurante delle istituzioni e degli organi tecnici quando sappiamo che il governo italiano solo il 30 novembre 2015, e solo dopo la messa in mora da parte dell’UE, ha consegnato i dati relativi alla qualità dell’aria del 2013 e 2014 ?
Ballano miliardi di euro in sanzioni, che diversamente potevano essere impiegati per incentivare pratiche di risparmio e efficentamento energetico ; ma evidentemente il potere d’indirizzo e condizionamento delle varie lobby conta più di un diritto costituzionalmente garantito!
Realtà come quelle della pianura padano-veneta, delle aree metropolitane o del Mugello , per citare alcune delle aree maggiormente citate , sono assurte agli onori della cronaca e considerate zone eccezionalmente colpite . Esperti indipendenti ci mettono però in guardia: quelle sono alcune tra le aree monitorate. Ma dove i controlli non ci sono la situazione è migliore?
La Val Di Chiana come se la passa? È contrario a scienza, assurdo e ridicolo sostenere che gli sforamenti aretini non ci riguardano perchè localizzati. Sarebbe più onesto dire : non lo sappiamo perché altrove non controlliamo.
I cittadini che negli ultimi anni sono passati all’energia da biomasse, (siano esse pellet, mais o oli vegetali ,tutte comunque responsabili dell’aumento di macro -microinquinanti, polveri sottili, idrocarburi policiclici aromatici, etc.) sono al tempo stesso vittime e carnefici; vittime di un sistema fiscale che grava troppo sui gas naturali ( ad oggi i meno inquinanti) ; in parte anche carnefici perché contribuiscono all’aumento dell’inquinamento che, ovviamente, penalizza anche loro. La sola consolazione è che in estate almeno gli impianti domestici si spengono; le centrali e gli inceneritori no.
Ecco dove la politica può fare molto, raddrizzando queste storture e togliendo gli incentivi alla combustione speculativa.
Il futuro è sul risparmio energetico, edifici efficienti e pluralità di fonti ; è in questa direzione che vanno indirizzati gli investimenti. Non sul teleriscaldamento, costoso e inattuabile ( e non si citi l’esempio di Brescia e del suo inceneritore cittadino, che è costretto al teleriscaldamento per l’enorme quantità di calore da smaltire e che al contempo risulta essere la città più inquinata d’Europa).
Dobbiamo smettere di credere alle fandonie dei proponenti le centrali a biomassa, che vogliono convincerci che trattasi di opere energeticamente efficienti ( quando è vero il contrario), di pubblico interesse ( interesse di chi?), di spegnimento di utenze domestiche ( ma quali?) di cogenerazione ( quando mai?). E basta con i decisori che fanno finta di crederci senza indagare, senza controllare, senza valutare i pro ( privati) e i contro ( pubblici).
Ed è qui che entra in ballo la NEBBIA, quel fenomeno naturale che si verifica nei fondovalle in inverno , in periodi di tempo stabile e soleggiato, in assenza di ventilazione, con brina al mattino e sole nella tarda giornata.
La condizione di perdurante alta pressione comprime l’aria umida che si forma dopo il riscaldamento del suolo da parte del sole ,determinando un’ “inversione termica” che provoca la coltre di nebbia. Il particolato atmosferico prodotto dalla mobilità e dalla combustione tende a rimanere imprigionato nella nebbia ( che altrimenti sarebbe solo composta di minutissime gocce di vapore acqueo condensato) impedendone la dispersione nell'alta atmosfera.
Per questi motivi sarebbe auspicabile sollecitare politici, amministratori, proponenti, concessori e tecnici a valutare le conseguenze del loro operato a 360° , senza trascurare le ripercussioni negative, dovute ad eventuale inquinamento atmosferico. Per un futuro sostenibile è indispensabile non solo tutelare la salute della cittadinanza ma contabilizzare anche il deprezzamento del territorio, la svalutazione dei prodotti agricoli e dei marchi di qualità, le ripercussioni sul turismo locale , ovvero tutte quelle componenti che contribuiscono al raggiungimento di un benessere diffuso.
Il progresso non si può fermare, pertanto ciascuno porti avanti le proprie istanze e i propri progetti , sostenendone anche la mancanza di ripercussioni negative, ma fornisca contemporaneamente adeguate garanzie e assunzione di responsabilità.
E’ di questi giorni la pubblicazione dei dati Eurostat ,che letti attentamente se da una parte magnificano il dato positivo dell’allungamento della vita, dall’altra , se confrontati con i dati della prima decade di questo secolo, certificano un crollo vertiginoso dell’aspettativa di vita in salute, con tutto ciò che ne consegue in termini di spesa sanitaria e sociale.
E questo richiama tutti ad assumersi le proprie responsabilità perché, come ricorda l’articolo 32 della Costituzione , la salute è un diritto del singolo ma anche un bene collettivo.
La prossima volta che ammireremo le magiche atmosfere create dalla nebbia ricordiamoci di vivere in un luogo meraviglioso, arrivato a noi attraersando una storia che ci ha reso grandi, forse unici. E' nostro dovere lasciare intatto il suo valore.