Raccolgo l’invito a riprendere i viaggi, appena sarà consentito, dall’Italia. Grazie alle offerte infinite nel nostro paese, scegliere una meta è arduo. Ho usato due canoni: uno sentimentale, in ricordo del devastante terremoto del 1980 che mise in contatto Cortona e Paternopoli (4 morti, 18 feriti, 406 senzatetto); l’altro infantile, dell’età in cui nulla era più goloso dell’assalto ai ciliegi - propri e dei vicini – dei quali l’Irpinia è coronata. A quarant’anni dal terremoto. Per quei luoghi paragonabile al corona virus odierno, avendo subito disastri con morti e distruzioni. Di cui fummo testimoni diretti, grazie ai generosi cortonesi che, coi mezzi raccolti, vollero recar sollievo a persone nel panico. D’allora, poche amicizie sopravvivono. Vivida è con Pietro Palermo, primo paternese incontrato al centro raccolta di Grottaminarda, allora assessore comunale alla ricerca di soccorsi. Bontà la Misericordia di Cortona - di Silvio Santiccioli e Francesco Moré - che dopo il terremoto incoraggiò la nascita d’una consorella a Paternopoli, altri amici recenti si sono aggiunti, funzionando ancora quel gemellaggio, grazie ai Presidenti Luciano Bernardini e Giovanni Tecce. Mentre tra i due Comuni gemellati, dalla memoria corta, l’amicizia presto s’è spenta.
Di recente, con Claudio Basco - che laggiù trovò moglie, Michelina, a una festa gemellare delle Misericordie – abbiamo organizzato un viaggio. Foriero di tante sorprese. L’Irpinia mantiene il problema dell’emigrazione giovanile, ma molti aspetti sono evoluti in meglio. La primavera ci avvolse colorata nel rosso verde dei ciliegi carichi di frutti turgidi, complice il satellitare indicandoci percorsi più brevi infilammo stradine, per valli e colline, nel paesaggio agrario florido per coltivazioni intensive tra vigne e oliveti, fino a Paternopoli.
Da un acrocoro nel comune di Castelfranci, sistemati in agriturismo, lo sguardo poté spaziare sul paesaggio Irpino, fantastico! Che mai prima avevo apprezzato nella sua vastità. Ondulato, coronato da vette montane, vi si nascondono tesori tra pliche verdeggianti: cittadine, chiese, musei e dimore storiche, riserve naturali, luoghi sacri, oliveti, cantine e vigne, prodotti agroalimentari naturali o abilmente trasformati.
Tra bevitori, chi non conosce i vini Taurasi, Fiano di Avellino, Greco di Tufo? Vengono da lì. La cantina Mastroberardino di Atripalda, la migliore negli anni del terremoto, ne faceva le sue bandiere. A essa si sono accodati produttori altrettanto validi. Da quei vini sono nate grappe omonime. A proposito del bere, la prima sera accampati nella Paternopoli terremotata, i cortonesi allestirono la cena da campo, ma la damigiana di aglianico scolata fino all’ultima goccia fu offerta in loco. Scoprimmo così a garganella il grande aglianico (vitigno preromanico, da “hellenico” d’origini greche) che, seguendo un disciplinare, diventa DOCG Taurasi. Prodotto entro i comuni di Paternopoli, Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemileto, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre Le Nocelle, Venticano, in provincia di Avellino. Alcuni di questi luoghi resi familiari dalla TV dopo il terremoto - porzioni minori dell’Irpinia estesa in tre provincie: Avellino, Benevento, Foggia – sarebbero sufficienti ad appagare molte curiosità nel nostro viaggio ideale. Anche scorrendo solo una lista sommaria dei loro prodotti, molti dei quali DOP: broccoli di Paternopoli, nocciole, cipolle ramate, capicolli e salami, torroni, pane, pecorino, castagne, aglio bianco, tartufo, caciocavallo, ciliegie, …, offerti anche nelle locali trattorie, pizzerie, e ristoranti.
Una guida dice: “Visitate i piccoli borghi avellinesi e potrete dire di avere visto alcuni dei luoghi più belli del mondo. L’Irpinia è costellata di piccoli borghi medioevali arroccati sui monti dove il tempo pare si sia fermato”, sciorinando siti rilevanti: il castello Normanno e la Cattedrale romanica di Ariano Irpino; a Mirabella Eclano gli scavi dell’antica città Aeclanum, tra i principali centri della tribù sannita degli irpini; Gesualdo coi suoi vicoli e il Castello che lo domina; l’Abbazia del Goleto a Sant’Angelo dei Lombardi; Montella dal paesaggio bellissimo e il santuario di San Salvatore che domina un monte del tutto deserto; e, sempre tra i borghi più belli d’Italia, Rocca San Felice, e Monteverde, dal Castello dedicato al brigantaggio (dove il sottoscritto vinse un premio letterario, ed essendo circondato da pale eoliche, mi parve d’essere il modesto emulo di Don Chisciotte in cerca di ventura).
Per gli appassionati di trekking c’è l’imbarazzo della scelta. A partire dal sentiero E1 (unisce la Norvegia a Capo Passero, in Sicilia) che traversa il Parco Partenio. Il quale, a sua volta, offre una vasta scelta di sentieri circostanti. Di Mamma Schiavona: da Ospedaletto a Montevergine; tra le cime di Montevergine; via dei Cristiani: da Baiano a Summonte; la Bocca dell’Acqua; tra i due Campi: da Mercogliano a Montevergine; tra due vette: da Summonte a Montevergine; panoramico: da Monteforte Irpino a Campo san Giovanni; valle dell’Inferno; lungo la Trave del Fuoco, … alcuni esempi - tra i numerosi suggeriti al camminatore dal Parco Partenio - di angoli suggestivi, panoramici, naturalistici, storici, soddisfacendo tutti i gusti.
Senza tralasciare le feste folkloristiche disseminate in vari centri e periodi dell’anno. Iniziative recenti o consolidate tradizioni. Feste che legano gli addobbi barocchi delle classiche luminarie su strade ed edifici cittadini, ai fuochi d’artificio, spettacoli, balli, gastronomia. Sud tradizionalista ma non avaro, tutt’altro, dove per la gioia di vivere e ostentare benessere, in certe circostanze come nei matrimoni, si è disposti a spendere patrimoni per aggregare alla festa amici, parenti, e persino comunità intere.
Perciò, partendo da Paternopoli, troveremo amici desiderosi di suggerire il meglio per la nostra vacanza Irpina che può durare dal fine settimana a tutto il tempo disponibile.