“Questo è il primo anno, da quando sono nato, che ho iniziato la vendemmia il 10 di agosto, abbiamo dovuto anticipare di un mese, non era mai successa una cosa simile”. Sono le parole del Conte Borghini Baldovinetti, dell’azienda agricola San Fabiano che fa il punto della situazione sulla vendemmia 2017.
“Noi imprenditori agricoli quest’anno abbiamo avuto tutte le calamità che ci potevano capitare, dalla gelata alla siccità più estrema, passando per la grandine e facendo i conti con le scorrerie dei cinghiali così, i vigneti posizionati più in basso nelle colline hanno preso la gelata, quelli più in alto invece sono stati letteralmente seccati dalla siccità. Le quattro avversità, sommate una all’altra hanno ridotto moltissimo tutte le colture, anche quella vitivinicola, una grande calamità quella che stiamo vivendo che non si ripeteva da forse qualche secolo”.
Per effetto delle condizioni climatiche anomale di quest’anno infatti, complessivamente, la vendemmia potrebbe essere al minimo storico nazionale degli ultimi 50 anni ed i forti cambiamenti climatici che stanno investendo la Terra come il surriscaldamento, spingeranno sempre di più verso questi disastri.
“La vendemmia di quest’anno anche se scarsa, è ottima – prosegue Borghini Baldovinetti – ma la bontà in sé, non copre la diminuzione di prodotto che abbiamo avuto, per cui occorre un intervento da parte di tutti gli organi preposti perché altrimenti le aziende agricole serrano i battenti, in agricoltura non si fallisce come in altri settori ma alla fine si va a chiudere”.
“Nella raccolta dell'uva c’è stato un calo di produzione fino al 50%, in alcuni casi anche dell’80% - spiega il Presidente di Coldiretti Toscana e Arezzo Tulio Marcelli – la diminuzione non influirà sulla bontà del vino: avremo infatti un prodotto di qualità e molto buono. Vista la produzione ridotta, per ultimare la vendemmia nel migliore dei modi e mantenere un alto standard qualitativo, sarà d’aiuto un clima favorevole in questo periodo fino alla fine della raccolta”.
“Il prodotto è buono ma non posso venderlo a tre volte tanto – spiega Borghini Baldovinetti - anche se noi raddoppiamo il prezzo del Chianti non riusciamo a coprire i costi di produzione. Ci aspettiamo l’intervento da parte della Regione Toscana, dietro lo Stato di sgravare per i prossimi 5-6 anni i contributi dei nostri operai e dei nostri dipendenti. Non possiamo continuare a pagare più i contributi altrimenti siamo costretti a licenziare i nostri collaboratori, occorrono forti aiuti economici da parte delle banche auspicando tassi irrisori, continuare in questo modo per noi diventa impossibile e non ne veniamo fuori. Che poi – asserisce Borghini Baldovinetti – avere maggiore occupazione con cospicui sgravi fiscali, porterebbe più forza lavoro o ricevere per esempio degli aiuti importanti per l’irrigazione alle colture perché il surriscaldamento del globo è oramai diventato un dato di fatto. Serve – sostiene Borghini Baldovinetti - un contributo decisivo per far ripartire l’agricoltura perché altrimenti gli agricoltori sopperiscono”.
“La qualità effettivamente è ottima, il mosto è buono per adesso ci sono tutte le premesse, quello che temo conclude Borghini Baldovinetti - è tirare le somme a fine vendemmia quando il prodotto sarà individuabile, con tutte le calamità subite nei mesi passati, temo che non si riuscirà a rimettere le perdite. Questa volta gli agricoltori ci rimettono veramente tanto, è veramente una calamità enorme”.
“Un anno terribile il 2017 per tutte le imprese agricole aretine - afferma il Direttore di Coldiretti Arezzo Mario Rossi – che hanno dovuto combattere con gli effetti del maltempo che mette a rischio il lavoro di un intero anno con effetti economici ed occupazionali. E’ necessario valorizzare il lavoro delle imprese che vivono quotidianamente queste situazioni disastrose, legate a molte problematiche come gli ungulati, i bassi costi di produzione delle materie prime, le avversità climatiche che – si avvia a chiudere Rossi - mettono oggi i nostri agricoltori in seria difficoltà”.