Da oltre venti ore è nuovamente esploso sui social il caso del clochard Alessio, che da oltre un decennio vive nelle nostre stazioni ferroviarie.
Pur essendo stato chiamato in causa per il mio articolo del 2018 con cui in Camucia e Cortona si aprì una bella gara di solidarietà per aiutare Alessio (che trovai semiassiderato una mattina invernale, alle sei, con un duro e freddo meno otto gradi, a dormine sui marciapiedi della Stazione di Camucia) non avrei voluto ritornare sul caso in quanto allora fu fatto tutto l'umanamente possibile per aiutarlo, ma alcuni commenti e giudizi espressi mi impongono di scrivere brevemente per aiutare i lettori de L'Etruria a comprendere.
Dopo il mio articolo del novembre 2018, il sindaco di allora Francesca Basanieri e il suo assesore alle politiche sociali, ing. Andrea Bernardini, si fecero in quattro per aiutare Alessio; allertarono i servizi sociali, gli fu trovato un albergo provvisorio per difenderlo dai rigori invernali e gli fu dato anche un bel contributo in danaro per le sue necessità di vita immediate.
Alcune signore di Camucia e io stesso lasciammo per alcuni giorni colazioni pagate per lui al bar stazione. Attorno a Natale una signora di Camucia, di grande nobiltà e generosità cristiana, tra l'altro una cara amica del nostro giornale e mia personale, si prese cura di lui ospitandolo alla notte in una sua casa libera appena fuori Camucia.
Purtroppo, dopo alcuni mesi, Alessio ci spiegò che lui aveva scelto di vivere da clochard e pur ringraziando questa generosa e brava signora camuciese, riprese la sua vita di sempre. I servizi sociali dovettero tirarsi indietro e anche l'Amministrazione comunale (credo dopo aver parlato con i suoi familiari, che dopo aver abitato a Teverina per qualche decennio sono tornati a Roma e , a quanto è dato sapere, seguono costantemente Alessio) non poté più far nulla.
Negli ultimi due anni avendo avuto il reddito di cittadinanza (così mi disse una mattina che lo incontrai al bar stazione) Alessio ha vissuto in affitto a Camucia assieme ad un amico. Oggi probabilmente non ha più alcun sussidio, a meno che non abbia fatto domanda all'Inps per rientrare nel solco delle persone in salute che possono e devono lavorare in quanto sanitariamente non fragili.
Credo però che nessuno di noi, tanto meno io, abbia il diritto di giudicare la scelta di vita di Alessio.
Vivere da Clochard è un suo diritto. Comportarsi male e commettere reati certamente no; ma nessuno deve mettere alla gogna pubblica una persona. Se una persona vive contro le leggi per questo ci sono le autorità preposte ed i tribunali.
Alessio arreca danno al decoro di Camucia e Cortona con il suo dormire alla stazione ferroviaria e con il suo modo di vivere?
Io non lo so. Di certo Alessio è una persona umana e non spetta a noi, e tanto meno ai social, giudicarlo o dirgli come lui deve vivere. Ad oggi, a quanto è dato di sapere, non c'è una questione di ordine pubblico e il caso è ben attenzionato e seguito dalle nostre valide e sempre cortesi forze dell'ordine cortonesi, cioè polizia comunali e carabinieri. Lasciamo a loro il compito di seguire il caso.
Comunque ricordo a me stesso (e di certo non a chi ha discusso sui social del caso) che , come , mi disse in una intervista il grande gesuita Xavier Leon Dufour, " nel nostro prossimo, che incontriamo ogni giorno, c'è sempre Dio".
Inoltre ricordando, come ci insegna Madre Teresa di Calcutta, che "se giudichi le persone, non avrai tempo per amarle", segnalo (a tutti coloro che hanno voglia di comprendere a fondo il caso ) la lettura del bel libro " Clochard " di Michel e Colette Collard, che i miei ex-alunni conoscono bene in quanto lo presentammo qui a Cortona circa vent'anni fa, facendo venire al nostro Istituto per Ragionieri Francesco Laparelli gli autori a discuterne con loro . Nella foto collage, l'immagine pubblicata ieri su Sei di Cortona se... e la copertina del libro "Clochard".
Ivo Camerini