L’Etruria

Redazione

Don Franco Casucci , sacerdote " montagnino e cortonese doc"

Nel trentesimo della morte dell'amato parroco di San Pietro a Dame e Falzano un bel ricordo del nipote Marco

Don Franco Casucci ,  sacerdote " montagnino e cortonese doc"

Nel corso del bel pomeriggio montagnino di sabato 27 giugno 2020, durante l'annuale cerimonia di commemorazione delle vittime della strage nazifascista di Falzano, l'arcivescovo emerito di Lucca, Mons. Italo Castellani ha unito al ricordo dei fratelli uccisi dall'esercito tedesco in ritirata quello dei tanti parroci che, in quei terribili mesi di violenza che insanguinarono la nostra montagna, furono guida e pastori cristiani delle genti montagnine : da don Giovanni Salvi a don Antonio Mencarini , da don Oreste Galletti a don Angelo Tanganelli, a don Aldo Rosadoni e ai giovani seminaristi come don Giovanni Fruscoloni e don Franco Casucci. Il ricordo di don Franco è stato tenuto dal nipote Marco che nell'occasione si è spogliato della sua veste politica ed istituzionale per parlare a cuore aperto del suo zio prete con cui ebbe l'onore e il piacere di crescere e di formarsi alla vita. In segno della nostra vecchia amicizia montagnina Marco Casucci mi ha regalato per L'Etruria il testo scritto del suo breve e commosso discorso in onore dello zio don Franco, chiamato in Cielo il 30 giugno 1990. Volentieri lo pubblico nel giorno del trentesimo anniversario del passaggio alla Gerusalemme Celeste, corredandolo con la foto dell'incipit dell'articolo che scrissi sul nostro giornale in occasione della morte. Don Franco Casucci, infatti, è stato una figura davvero straordianria di  parroco "montagnino e cortonese doc ". Un sacerdote amico di tutti  e di cui ebbi io il piacere e l'onore di godere della sua amicizia e stima ; soprattutto negli anni tormentati del decennio 1970, quando da delegato comunale dei giovani democratici cristiani mi volle spesso a casa sua e mi fu sempre generoso dispensatore di  preziosi consigli politici ispirati alla dottrina sociale della Chiesa . Di seguito il testo integrale del discorso di Marco Casucci. ( IC 

"Mio zio è morto il 30 giugno 1990 a 63 anni, una vita breve ma intensa e ha rappresentato l’anima della montagna cortonese.

Dal punto di vista religioso, ma anche e soprattutto dal punto di vista laico, encomiabile è stato il suo impegno in favore delle frazioni della montagna cortonese. Per primo ha capito l’importanza delle ricorrenze, cerimonie, feste come momento aggregativo unico per la comunità locale. Ricordo che fu l’ideatore di una vera e propria esibizione con i trattori a San Pietro a Dame.

Legato così tanto alla festa di San Pietro che, pur in precarie condizioni di salute e sentendosi male, già infartuato, ritenne di partecipare alla festa e soltanto dopo andare a farsi visitare. Cure che purtroppo furono vane, visto che fu ritrovato privo di vita sul proprio letto.

Mio zio fu una persona che si spese totalmente per gli altri, aiutando in modo diretto e indiretto molte famiglie cortonesi, non solo della montagna.

Uno dei ricordi più intensi di mio zio è legato al suo essere sacerdote. D'estate lo vedevo tornare a casa, stremato, dopo aver passato l’intera giornata tra la gente, a confessare, al santuario di Canoscio nella vicina Umbria.

E’ stato uno dei primi parroci della martoriata parrocchia di Falzano, colpita dalla barbarie nazista, lui che fu ordinato sacerdote nel 1953. Sacerdote di una parrocchia e di una chiesa distrutta, da ricostruire sotto tutti i profili, il cui cippo, a poca distanza, recava indelebilmente anche il nome della nonna Francesca Bistarelli in Casucci.

Mio zio però è stato anche sinonimo di gioia di vivere, amicizia, sarcasmo, toscanità, passione per la tavola. E’ stato uno di quei sacerdoti che davvero sapevano rappresentare l’anima delle proprie parrocchie. E' stato una figura di sacerdote sempre umano e dotato di autentica fede. Una figura di cui oggi sentiamo tanto la mancanza e il suo lascito non deve andare disperso , ma germogliare nuovamente per il bene  della nostra montagna e della nsotra Cortona. Egli era un generoso. E il suo primo insegnamento era proprio  sulla generosità totale che occorre praticare nei confronti della propria comunità.

Il mio ringraziamento, dopo tanti anni, è di avermi dato le basi per spendermi al massimo per il prossimo.

Da lui ho imparato cosa significa amare la propria terra, lavorare e stare al fianco dei propri conterranei. Grazie zio!". Marco Casucci