L’Etruria

Redazione

Salviamo il carrubo di Santa Margherita.

Un appello all'assessore Bernardini.

Salviamo il carrubo di Santa Margherita.

Ieri sera sono salito alla Basilica di Santa Margherita per la vecchia strada basolata del Poggio o di San Cristoforo, dove vive e , come mostra la foto, sta risvegliandosi dopo il sonno invernale, un grande carrubo , che mi dicono sia ultracentenario. Forse è anche l'unico esemplare della sua specie Ceratonia siliqua vivente nella nostra città. Comunque è un albero di grande storia cittadina e, anche se non ricordo la sua biografia, che immancabilmente il buon Farfallino , seduto in una panchina li vicino, ci raccontava quando negli anni sessanta ragazzacci delle medie al Vagnotti, di pomeriggio salivamo sempre di fretta in quella stradina per giocare a pallone nel piazzale di Santa Margherita , è un albero molto importante e significativo per Cortona. In quei lontani anni 1960 spesso perdendo la sfida per l'occupazione del nostro campo, noi ragazzi si ripiegava a giocare a nascondino nei terrazzamenti sottostanti e lì trovavamo seduto l'ultimo degli etruschi. Cioè Raimondo Bistacci  intento a fumare un mezzo toscano , noto personaggio della Cortona di allora su cui è uscito in questi giorni un bel libro dell'amico Ferruccio Fabilli e noto con il soprannome di Farfallino.  Raimondo che, nella sua quotidiana salita alla fortezza,  sostava vicino al carrubo per riposare le sue non più giovani gambe , volentieri ci erudiva con grande fervore sul glorioso passato di Cortona e  sui suoi tanti tesori che incontravamo in ogni angolo della nostra città, allora molto avvolta nel silenzio e nell'abbandono.

Immancabilmente ogni volta che lo si trovava seduto nei pressi del carrubo ci raccontava la storia di quest'albero e noi ragazzi lo ascoltavamo volentieri nonostante che fosse ripetitivo nella sua narrazione, però affascinante e sempre inedita. Oggi non ricordo quasi nulla di quei racconti. Ho solo piacevoli ombre di parole che il piccolo, grande vecchio cortonese ci regalava con grande attenzione nonostante fossimo nient'altro che "rabuschiotti" figli di contadini ed operai mandati a studiare all'unica scuola per noi accessibile nel mondo di allora: la "madrassa" , cioè il seminario vescovile.
Oggi come giornalista di strada mi farebbe piacere che qualche esponente delle nostre istituzioni ( penso all'assessore Andrea Bernardini) prendesse a cuore la salute di questo carrubo e facesse provvedere alla potatura dei suoi rami secchi, alla liberazione del tronco dall'edera parassita che prima o poi lo soffocherà e, se non fosse proprietà pubblica ma privata,  obbligasse il proprietario a dargli consona potatura per rimetterlo in salute e salvarlo prima che sia troppo tardi da una morte annunciata.
L' Etruria non può far altro che lanciare questo pubblico appello e lo fa molto volentieri.
Ivo Camerini