L’Etruria

Redazione |

Sovranità ed autonomie.Una questione che passa anche per Cortona

Sovranità ed autonomie.Una questione che passa anche per Cortona

Le elezioni,anche quelle “amministrative” ,sono una ottima occasione per ripensare i rapporti tra poteri centrali dello Stato e le forme ed i gradi di autonomia che esso riconosce.Dare per scontato e garantito qualcosa che è stato ottenuto con processi lunghi,faticosi e, non di rado,sanguinosi, svaluta i sacrifici e mortifica le migliori speranze  di chi ci ha preceduti.Ed è spesso improvvido per i nostri stessi interessi.Da alcuni decenni, in Italia ed in altri paesi europei,si sono manifestate tendenze di opinione e di organizzazione politica che hanno rimesso in discussione l’architettura dei poteri dello Stato .Con la conseguenza di auspicare e rivendicare una diversa distribuzione tra quelli attribuiti all’Amministrazione Centrale e quelli riservati alle Autonomie “locali”.A rendere tutto ancora più complicato, vengono giustapposti agli ordinamenti giuridici nazionali  poteri sovranazionali la cui “giurisdizione” è piuttosto fragile.Ma che moltiplicano conflitti di attribuzione utilizzati, spesso strumentalmente da forze autonomiste radicali ,per destabilizzare le sovranità costituzionalmente riconosciute.

“Innovatori” e “Conservatori” tendono poi a brandire la Costituzione come le Tavole della Legge .Ignorando o dimenticando che i percorsi  “costituzionali”,siano essi ispirati dalla fedeltà al Signore o da processi “contrattualistici” ,sono sempre molto animati,se non drammatici.Prima di arrivare in qualche Terra Promessa bisogna allontanarsi da un Egitto:reale o metaforico.Lungo la strada delle larghe autonomie,delle subordinazioni e delle sovraordinazioni,  la costituzione materiale e quella formale dello Stato diventano un’altra cosa. Diversa da  quella che  esercitava poteri sovrani su di un determinato territorio e sulla popolazione che lo abitava.Aver pensato che una trasformazione così rilevante potesse avvenire sotto traccia ,o nell’indifferenza di coloro che ne erano coinvolti, non è stato saggio.E’ stato piuttosto un tentativo di rivoluzione passiva,per dirla con Vincenzo Cuoco ed Antonio Gramsci,che ha suscitato molte illusioni e prodotto molti danni.Bisogna ripensare il significato e l’uso di parole spesso impiegate impropriamente o,addirittura, in malafede.E’uno sforzo indispensabile di igiene mentale ed onestà politica per evitare guai maggiori.

Nella realtà cortonese si coglie ,quantomeno nell’osservazione di chi scrive ,una tensione interessante e vivace.Tra proposte politiche che sostengono un nuovo centralismo “europeista” e quelle che ,magari con poca forbitezza,vi oppongono serie riserve che andrebbero  discusse tuttavia col dovuto rispetto.Evitando il semplice rovesciamento retorico delle parti.Per il quale,nel caso di specie,i nuovi e più convinti sovranisti, la cui bussola è attratta fatalmente dal polo magnetico di Bruxelles e dall’arciburocrazia centralizzata che regna colà,rimproverano, quelli  orientati a proteggere interessi esistenziali del nostro Paese, di essere nazionalisti irredimibili,o peggio ancora,fascisti.Sovranità ed Autonomie intrattengono relazioni complesse, delicate, pericolose.Forse accanto all’ennesima diffusione della Costituzione bisognava unirvi una copia del Libro dell’Esodo .La buona teologia fa capire meglio anche la dottrina dello Stato.In ogni caso,sarà necessario tornare sul tema e dissipare molte illusioni nei prossimi anni.In questi giorni,conversando con persone schiette e dotate di buon senso,si coglieva soprattutto una forte apprensione per il futuro della città.Risaltava la diffusa opinione sulla necessità di ripensare i fondamenti di quello che la migliore tradizione definisce:”il buon governo”.La convinzione di quanto la politica consista nel riconoscere e valorizzare  le risorse che permettono ad una comunità di esistere degnamente.Come individui e come membri di una collettività intenta a costruire senso e valore alla vita ed alle vite.Non è un compito da riservare a tecnocrazie o burocrazie più o meno remote.O all’apporto di capitali il cui impiego sarà condizionato da un numero di clausole ed interpretazioni “autentiche” che andrebbero vagliate con molta prudenza.Ridurre questo bisogno molto umano di una vita buona ,a rissa ideologica tra veri e presunti sovranisti, è un grande torto all’intelligenza ed alla dignità umana.In particolare quella di coloro che da tempo sono investiti dalle conseguenze peggiori della crescente precarietà occupazionale,dall’erosione dei redditi,dalla perdita del futuro,dalla disgregazione che aggredisce le relazioni umane per effetto di questi fattori.La nuova Amministrazione ha già un’agenda da affrontare.Ciò che conterà non sarà un riferimento ideologico all’Europa o alla sovranità nazionale .Bensì la capacità di pensare ed operare per restituire quel senso di “bene ordinata repubblica” di cui parlava F.Guicciardini.E la cui perdita,evidentemente,tormenta ancora  i sonni,ed i sogni,non solo dei cortonesi.Tale Repubblica può cominciare benissimo anche da una piccola città .Però bisogna saper distinguere ciò che si vuole,ciò che deve,ciò che si può.Talvolta,e per tempi più o meno lunghi,questa capacità si attenua.Bisogna riconquistarla.

 

Felice De Lucia