E' uscito oggi il numero 10 de L'Etruria cartacea. Lo segnaliamo ai lettori dell'online perché la prima pagina, con l'editoriale del direttore Lucente è quasi interamente dedicata a Terontola e alla sua Stazione ferroviaria. E anche perchè dal dibattito nei social partirono i nostri primi servizi giornalistici su questa questione. Dopo il fallimento della Cantarelli il nostro giornale chiede che la politica locale s'impegni unitariamente per il futuro di Terontola, che è il futuro stesso di Cortona e della Valdichiana. Invitando ad acquistare il giornale in edicola, riportiamo qui di seguito l'editoriale di Lucente e l'articolo di spalla di Camerini.
Editoriale
Tanto fumo per nascondere il fallimento.
Quando non si sa che pesci pigliare, dopo la presa di posizione di tanta parte della popolazione cortonese sulla problematica della Stazione di Terontola, o quando è necessario stare in prima fila perché le elezioni amministrative incominciano ad avvicinarsi, si organizza “sul luogo del delitto” una assemblea pubblica alla quale partecipano tante autorità regionali umbre e toscane che hanno non un unico progetto ma ciascuno di loro una idea che è in contrasto con le altre. Così si è svolta a Terontola questa assemblea indetta dal PD cortonese che si è prolungata fino alle ore piccole senza giungere ad una conclusione concordata. Una prima considerazione: non sarebbe stato più logico che il Sindaco avesse concordato con tutte le forze politiche presenti nel Consiglio comunale una strategia per rafforzare la posizione del Comune di Cortona? Aver lasciato i vari partiti fuori dal patrocinio è per noi un grave errore politico. Altra considerazione: abbiamo avuto un lungo colloquio con un dirigente di Trenitalia relativamente al problema di una fermata di Freccia rossa nel territorio cortonese anche per il polo di utenza umbro e senese. Abbiamo saputo, e lo abbiamo, scritto che con il mese di dicembre, vista la ristrutturazione della stazione di Chiusi effettuata dall’intelligente sindaco della città senese, Freccia rossa effettuerà due fermate nella stazione omonima. Questa decisione di Trenitalia lascia aperta la lacuna della perdita di tempo. Il treno veloce deve uscire dalla linea principale, entrare nella linea secondaria, fermarsi a Chiusi, ripartire, rientrare nella linea veloce. Questo produce sicuramente una perdita di minuti calcolati in almeno dieci/quindici. Alla nostra richiesta di una soluzione diversa la risposta è stata secca. Quando abbiamo iniziato a realizzare la Direttissima, ci ha detto, abbiamo avuto due cantieri ad Orte e a Farneta. Farneta ha tutte le caratteristiche. Senza grandi ingegneri una stazione potrebbe essere realizzata a costi normali. Una soluzione dunque ci sarebbe, ma la politica chiacchiera. Si divide sulla localizzazione per non prendere una decisione politica.
Enzo Lucente
Articolo di spalla
Povera Stazione! Nelle mani di Dio il futuro di Terontola?
Incontrai la Stazione di Terontola circa quarant’anni fa, nell'ottobre 1968, quando presi per la prima volta il treno per Roma. Fu amore a prima vista, anche se ero un povero migrante con la muturità classica in tasca, presa ( lo ricordo volentieri) grazie a quella grande scuola religiosa che era il Vagnotti del santo vescovo Franciolini . Avevo con me solo una vecchia valigia di cartone verde, molto leggera e con dentro soltanto le poche cose necessarie per un migrante, come ero io allora. Dalla montagna cortonese, dove non avevamo né acqua né luce in casa e il bagno era a cielo aperto sotto i greppi, partivo, pieno di speranza e di passioni, per andare a fare l 'università a Roma come studente lavoratore, in quanto una cugina del mio babbo , domestica nella capitale, mi aveva trovato un lavoro, naturalmente al nero, identico al suo. Ricordo ancor oggi il fascino, l'ammirazione che fece su di me, triste giovane migrante, questa allora splendida e, nel suo arredo ottocentesco , sontuosa e linda stazione . Ricordo ancora ,mentre attendevo il mio treno,una vecchia tradotta popolare, dove avrei viaggiato con biglietto di terza classe e quindi sui duri e scomodi sedili di legno, la meraviglia nel vedere arrivare e fermarsi al binario tre il mitico elettrotreno rapido Settebello, che portava da Milano a Roma in cinque ore e mezzo e che saltava tante altre stazioni, ma non la nostra. In meno di due ore portava da Terontola alla capitale. Il vedervi salire severi e ben vestiti signori incravattati, che poi seppi essere deputati e senatori dell’ Umbria che andavano a fare la loro settimana politica romana, mi impressionò molto facendo crescere quella nascente indignazione sociale che avevo a livello teorico e che in quel mattino mi si presentò come prima rappresentazione plastica delle due società italiane di allora.
Anche se non conoscevo la storia della nostra stazione voluta dai padri dell’ Italia unitaria come grande snodo ferroviario per l’ Umbria , vidi la Stazione di Terontola-Cortona , di cui avevo letto il nome in un importante romanzo di Moravia, come una porta di futuro, di speranza per l’ avvenire mio e di tanti altri cortonesi, che in quegli anni emigravano. Quella stazione, nonostante la suddivisione in classi e caste che anche sui suoi binari viaggiava, concretizzava, con la fermata del Settebello (tante volte da me immaginato nel silenzio dei boschi di Casale quando il vento portava il suo rumore, il suo sibilo diverso dagli altri treni ed era segno di cambiamento meteorologico), il suo essere una grande porta di futuro.
Erano, quelli, anni di emigrazione quasi di massa anche da noi. Emigrazione di giovani e meno giovani in cerca di lavoro,di studio, ma soprattutto per sfuggire ad una vita grama fatta di fatica, di sudditanza e , spesso, di fame, ma non nel mio caso, in quanto, avendo due genitori gran lavoratori, un pezzo di pane e un piatto di zuppa in casa nostra non mancavano mai, nemmeno per gli ospiti di passaggio.
Ricordo anche che, mentre salivo sulla tradotta, che mi avrebbe portato a Roma in quasi quattro ore, cioè il doppio di quel Settebello, riservato a lor signori, mi auguravo che un giorno, quando fossi ritornato, avrei trovato nella vecchia , cara stazione di Terontola treni veloci e comodi anche per i popolani o cittadini del popolo, come allora noi giovani sessantottini volevamo diventare con le nostre proteste operaie e studentesche.
Avevo la ferma speranza che Terontola sarebbe restata una grande stazione, ma aperta al nuovo , al cambiamento in atto nel Paese guidato allora dai sindacati e da quelli che anche allora i lor signori chiamavano partiti populisti. Dopo la laurea e il passaggio dalla condizione non facile di studente-lavoratore a quella più amata, anche se ugualmente dura ed impegnativa, di professore , giornalista, saggista e contadino della domenica, la mia vita ha attraversato, quasi quotidianamente, per cinquant’anni l’ entrata e l’ uscita della Stazione di Terontola. Ma dopo il mirabile sviluppo degli anni 1993-1998, ho visto un regresso e un abbandono da far piangere il cuore e disperare la mente di ogni normale cittadino cortonese e non solo mia e degli altri colleghi pendolari, costretti ad utilizzare il treno per andare a lavorare in distanze medio-lunghe.
Pendolari che nel 1999 per una incomprensibile lite tra politici aretini e politici perugini si trovarono anche senza intercity di ritorno delle diciotto e che quindi furono costretti a rientri posticipati alle ventidue invece dell’arrivo alle venti. Pendolari che riottennero quell’intercity dopo una dura, epica lotta durata sei mesi e combattuta a mani nude e da soli contro dirigenti saccenti di Trenitalia e politici locali in maggioranza insensibili ai nostri problemi.
Oggi che, dal gennio 2017, non utilizzo quasi più la stazione, ho cercato di far tornare in primo piano la questione della Stazione di Terontola attraverso il mio simpatico, gratificante e volontaristico lavoro giornalistico a L’ Etruria, soprattutto con le pagine curate tra marzo ed aprile scorsi. Benché sappia con certezza che più di un politico ha storto il naso, mi ha fatto piacere che il sindaco abbia convocato una pubblica assemblea, anche se per motivi personali non ho potuto parteciparvi.
Dopo il nostro paginone del trenta aprile noi de L’Etruria avremmo preferito che fosse stata organizzata in condivisione unitaria con tutte le forze politiche cortonesi, partendo proprio dalla disponibilità data negli interventi unitari affidati al nostro giornale.
“Colà dove si puote ciò che si vuole” è stato deciso diversamente. Ce ne siamo fatti una ragione e pur rimanendo contrari a quella scelta, a quel modo di porre la questione non vogliamo entrare in polemica con nessuno. Ridurre tutto alla richiesta, per quanto utile, di una fermata alle sei e zero quattro del mattino di un Freccia rossa per Milano ci appare come una scelta poco lungimirante, uno sminuire le attese del popolo terontolese.
Il grande problema della nostra stazione, che rappresenta la vera porta di futuro per le nostre terre e per quelle del Trasimeno, passa infatti per la restituzione delle fermate ai troppi Intercity che sferragliano in mezzo a Terontola senza nemmeno un inchino a Cortona e soprattutto con la costruzione di una Terontola due o Stazione di Media Etruria o di Mezza Valdichiana come per tanti anni è stato chiesto e scritto dal comitato dei pendolari Terontola-Roma-Terontola a partire dal 1999 proprio su L’Etruria e su La Nazione.
Negli anni in cui ero portavoce del comitato pendolari, ho sempre sostenuto che era ingiusto il declassamento della Stazione di Terontola. Ho scritto e urlato che era ed è vera vergogna veder passare numerosi intercity in mezzo alla stazione senza fermata. Ho scritto e urlato che la stazione negli ultimi quindici anni è stata abbandonata ad un ingiusto declino. Ho sostenuto ed argomentato che la necessità di una fermata dell’alta velocità in Valdichiana era ed è una richiesta reale per il futuro delle nostre terre, di quelle del Trasimeno, del perugino,del senese, della stessa Arezzo e che tale fermata si poteva e si doveva realizzare a Farneta, dove è ancora utilizzabile e trasformabile con pochi baiocchi , come più volte sottolineato, in valida,austera stazione ferroviaria attraverso la riconversione di quel grande spazio del campo base che servì negli anni sessanta e primi settanta per la costruzione dell’ intera tratta Firenze-Roma .
A quanto mi disse più volte il caro indimenticabile amico e dirigente generale delle FfSs, ingegner Edoardo Mori, era anche il loro progetto, ma che non potevano realizzarlo per l’ opposizione , il no netto e irremovibile dei tanti politici aretini di allora, che temevano di perdere punti a favore di terre e di popoli già troppo intraprendenti sul piano economico e sociale. Oggi, a noi de L’Etruria, non interessa più capire come siano andate precisamente le cose e come una buona idea non abbia avuto i consensi necessari. Siamo abituati a non piangere sul latte versato, ma a nessuno diamo il permesso di offenderci senza motivo, di trattarci da servitori o utili idioti.
A tutti costoro vogliamo assicurare che siamo di natura molto pacifici e senza retro pensieri , ma credendo nell’indipendenza del nostro giornale, assicuriamo che non abbiamo paura delle ombre e che continueremo a dar voce a tutti coloro che si sentono popolo unito per far tornare in serie A la Stazione di Terontola.
Continueremo a dar voce a tutti coloro che chiedono una nuova stazione di Media Etruria o di Mezza Valdichiana, come l’ avevamo definita noi pendolari nel 1999,perché siamo arciconvinti che da lì passa il futuro dei figli e dei nipoti di Cortona e dintorni, che abiteranno domani e dopo domani le Terre della Valdichiana Sud , del Trasimeno e del perugino.
PS: Una cosa si può fare fin da subito. Ridare tutte le fermate agli Intercity e creare un Info-Point essenziale per i turisti. Non è molto, ma aiuta per l’immediato.
Ivo Camerini