Domenica 9 settembre padre Stefano Giorgetti, ex- Padre Guardiano di S. Margherita, ha salutato Cortona e Cortona ha salutato il suo frate. In un’affollatissima chiesa alla messa delle 18, padre Stefano ha dato il suo arrivederci in un’omelia impetuosa e travolgente, a cui ci ha abituato da quattro anni, da quando è arrivato nella nostra città. La Parola domenicale prevedeva il miracolo del sordomuto: e padre Stefano, seguendo la sua ispirazione, ha spesso lasciato da parte il commento del passo del Vangelo, per abbandonarsi ai ricordi di questi anni cortonesi, intensi e appassionati, intercalandoli con una spiegazione, mai tradizionale, del miracolo del sordomuto, metafora della condizione umana di “chiusura” nei confronti di Cristo e dell’ “altro”. L’esortazione ad aprirsi alla parola del Vangelo e ad “uscire” da se stessi per andare verso gli altri si è trasformato in un invito perentorio all’amore per l’altro, all’abbraccio, alla tenerezza reciproca e alla gioia, non secondo un nuovo paganesimo, ma nel rispetto profondo e autentico della parola di Cristo. Un lungo e caloroso applauso ha accolto la fine dell’omelia, a testimoniare l’affetto dei presenti: tante coppie di sposi, giovani e meno giovani, tanti bambini, ragazze e ragazzi, che, in modi diversi, hanno incontrato il padre e che da lui sono stati seguiti, nella condivisione delle loro sofferenze e delle loro incertezze. Al termine della messa, la lettura della poesia composta da Stefano Santiccioli, che ha rievocato soprattutto la sorpresa e lo sconcerto di alcuni di fronte alle sue originali e imprevedibili iniziative, ha coinvolto ancora la folla dei fedeli, che ha tributato un nuovo e lungo applauso. Subito ci siamo sentiti un po’ orfani: ci mancherà quell’apprensione che prendeva forse noi, più “grandi”: “ Cosa dirà, adesso?” Nascosti dietro i paraventi che abbiamo costruito per difenderci dagli altri, spesso c’è la paura di esporsi: la letizia francescana è, invece, quel modo di vivere nella sincerità e di esprimere la gioia interiore che nasce dalla fede e dalla consapevolezza della presenza di Dio nelle persone, soprattutto in quelle più povere e disperate. Da qui nasce quel capovolgimento di prospettiva, che sposta il centro dall’ “io” agli “altri”. Mi piace salutare il padre con il saluto di pace, che più di tutto definisce lo spirito stesso del francescanesimo: “Pace e Bene, fra’ Stefano !”
Fiorella Casucci