Dopo averne sentito positivamente parlare dal grande parroco cortonese don Giovanni , incontro il capitano pilota militare italiano Enrico nella bella casa dei suoi genitori in Cortona, dove mi accoglie di domenica mattina presto, assieme alla sua amata nonna Mirella , che , nonostante la “Pròti Ora” da contadini di una volta, è già in cucina a sfaccendare e se lo coccola e gode come una mamma, anche se, mentre mi offre il suo buon caffè, tiene a precisare che “ora sono soprattutto la bisnonna di Cristian e di Jacopo, i bambini di Erica, sorella del mio Enrico”. Nonna Mirella avrebbe mille cose da raccontare sul suo “nepotissimo”, che tra pochi giorni partirà per la lontana America (gli Usa) e quindi per alcuni mesi ,nei giorni di festa e di riposo, non verrà più a ritrovare energie e serenità in questo caldo e accogliente “porto famigliare”, ma Enrico, richiamato dall’insistente voglia di festa degli splendidi pastori tedeschi Jaguar e Hindia di babbo Primo, mi invita a seguirlo nel cortile di casa dove i due cani lupo faranno la loro sgambata mattutina e assisteranno, quasi come attendenti, alla mia bella chiacchierata con il top-gun cortonese. ( cfr. Foto )
Proprio la bella famiglia del quarantenne Enrico, figlio del cortonese Primo e dell’aretina Giovanna (una tipica famiglia novecentesca della nostra terra cortonese costruita sui valori antichi del lavoro, della solidarietà, dell’amore alla Piccola Patria e che affonda le sue radici nella Valdichiana contadina del ventennio 1940-1960 quando nonno Vasco sbarcava il suo lunario come salariato agricolo nella grande e storica fattoria di Santa Caterina e poi come operaio nel vicino Zuccherificio di Castiglion Fiorentino) è l’argomento della prima domanda che , assieme ad altre, qui di seguito riporto per i nostri lettori.
Lei torna spesso a casa a casa e ama molto Cortona. Cosa porta della nostra terra nel suo lavoro, nelle sue delicate e rischiose missioni?
Della mia terra porto sempre il desiderio di tornare. Qui ho la mia famiglia, i miei amici, le cose a cui sono più legato. Ovviamente ho imparato a vivere lontano da casa e spesso da solo, ma sempre con un legame forte verso la mia terra che cerco di tenere sempre vivo. Sono toscano e soprattutto "Cortonese" e ci tengo a mostrarlo a tutti! Ho un legame forte con la mia famiglia, anche se a volte sembro quello che “sto bene anche da solo e non mi serve niente” e sono consapevole di avere un carattere un pò “difficile", soprattutto perché è grazie all’appoggio e all’aiuto dei miei genitori che sono riuscito ad arrivare fino a qui, per questo non finirò mai di ringraziarli.
Da Cortona a Pisa e ora presto negli Usa per nuove esperienze ai massimi livelli internazionali. Un percorso che la colloca tra i migliori piloti del mondo. Come si sente e come vive questa sua esperienza?
Da qui agli USA? Mi sento bene, contento per ora di aver superato l’addestramento e pronto per “insegnare” ai giovani piloti e trasmettere la mia esperienza. Un po' timoroso quello sempre, consapevole che impegno e concentrazione dovranno essere sempre al massimo, per essere sempre professionale. Inoltre l’addestramento è solo l’inizio e mai la fine di un percorso; lo stimolo a migliorarsi e l’umiltà di mettersi in gioco, così come la consapevolezza che anche da istruttore di volo c’è sempre qualcosa da imparare devono essere la base dell’approccio a ogni missione di volo. Il nostro è un ambiente a volte competitivo (a tutti piace distinguersi), ma questo deve servire solo a migliorarsi più che a prevalere sui colleghi.
Un cortonese tra i top-gun italiani e della Nato è una notizia che rende orgogliosi non solo la sua famiglia, ma tutta la comunità della nostra Piccola Patria. Può raccontarci come è arrivato a questo traguardo professionale e quando ha scelto di divenire pilota dell’ Aeronautica italiana?
La scelta di diventare pilota non è propriamente una scelta, ho semplicemente seguito la mia strada dettata da tanta passione sin da piccolo. I miei genitori mi raccontano che quasi non camminavo ma se sentivo il rumore di un aereo correvo fuori come un matto per vederlo!Questo è un tipo di lavoro che non voglio definire particolarmente difficile, ma se non si hanno gli stimoli giusti e tanta motivazione è facile mollare. Per questo l’addestramento, specialmente la fase iniziale è molto “demanding”, soprattutto per vedere chi ha realmente motivazione e passione nel raggiungere l’obiettivo.Chiaramente sono molto felice e orgoglioso dell’avventura che mi aspetta negli USA anche se sarà molto impegnativa. Non sono richiesti particolari requisiti per il lavoro che farò, ma esperienza, voglia di fare e di confrontarsi con un realtà che è per certi aspetti molto diversa dalla nostra.
So che lei ha un CV di altissimo livello e nel farle le mie congratulazione e nell’augurarle un sincero “ad maiora”, mi permetta ancora una domanda: un ricordo della sua infanzia e gioventù cortonese cui tiene molto e un suo consiglio ai giovanissimi cortonesi di oggi.
Ricordi dell’infanzia ce ne sono tanti, non saprei, con i miei amici ne abbiamo fatte di tutti i colori. Dalle scorribande in bici e in motorino alle scorpacciate di cocomeri e ciliegie con conseguenti inseguimenti da parte dei contadini, che poi ci riconoscevano come i loro figli e finivano per regalarcele loro.Un bel ricordo, all’età di 19 anni, dopo aver conseguito il mio primo brevetto da pilota privato all’Istituto Tecnico Aeronautico di Forli, ho portato in volo mia nonna Mirella! Lei ovviamente non aveva mai volato, ma si è fidata, vincendo la sua paura e a lei sono grato per tutto quello che mi ha insegnato e oggi sono felice nel saperla la persona più orgogliosa di me!
Un consiglio ai giovani? Lo so che è difficile dare consigli, ma credo che nella vita alla base di tutto ci siano volontà e passione. Si sente tanta invidia in giro, è facile guardare gli altri e pensare che se qualcuno ha qualcosa in più è stato solo fortunato o raccomandato. Io posso dire che non è così, la mia più grande soddisfazione è che posso dire di aver fatto tutto con le mie mani. Se uno si dà un obiettivo e lotta al cento per cento per raggiungerlo, si può fare. E’ chiaro che le più grandi soddisfazione sono precedute da altrettanti e grandi sacrifici, bisogna accettare anche questi. Ho visto tanta gente mollare o cambiare la propria strada e poi avere rimpianti, questo è l’errore più grande che si possa fare. Scegli la tua strada e seguila, nonostante tutto!
Grazie, capitano Enrico! Grazie soprattutto per questo suo attaccamento, amore alle sue radici cortonesi. Grazie per l’esempio che , con la sua vita e con la sua professione, sta dando ai giovani cortonesi di oggi.
Ivo Camerini