Il termine foibe si riferisce a quelle cavità, caratteristiche della regione del Carso, le quali durante la Seconda guerra mondiale, in particolare nel periodo tra il 1943 e il 1945, e nell’immediato dopoguerra, furono utilizzate per compiere una lunga serie di eccidi. Le violenze, che causarono lutti, sofferenze e spargimento di sangue di persone innocenti, furono messe in atto dai partigiani jugoslavi, i quali si sentivano autorizzati ad annettere al futuro stato jugoslavo la parte rivendicata del Friuli e della Venezia Giulia.
La tragedia coinvolse migliaia d’italiani (e circa 300mila profughi fiumani, giuliani, e dalmati, che furono costretti, in breve tempo, ad abbandonare le loro abitazioni). Il numero delle vittime, secondo la moderna storiografia, fu di almeno diecimila persone.
Si è trattato di un capitolo buio della storia contemporanea italiana, al quale non è stato attribuito il necessario rilievo fino al 2004, quando, con l’istituzione della legge n. 92 del 30 marzo, è divenuta una solennità civile nazionale.
Le stragi delle foibe terminarono il 10 febbraio 1947, giorno in cui furono firmati i trattati di pace di Parigi, con i quali furono assegnati alla Jugoslavia il Quarnaro, l’Istria e la maggior parte della Venezia Giulia, tutti territori prima appartenenti all’Italia. Ecco perché il Giorno del ricordo si celebra proprio il 10 febbraio.
«Giusto continuare a ricordare il passato, ed è opportuno farlo in ogni occasione, afferma il sindaco di Cortona, Luciano Meoni. Duole costatare che questa tragedia sia stata oscurata per molti anni, senza che fosse stato possibile conoscerne gli esatti contorni. Grazie alle istituzioni italiane, è oggi possibile capirne di più. Ogni popolo – conclude il primo cittadino cortonese - ha il dovere di coltivare le proprie memorie e di rileggere la propria storia, di non cancellare né dimenticare alcuna traccia delle sofferenze vissute. Per questo motivo, il ricordo è un dovere di tutti e deve essere un monito contro ogni forma di fanatismo, violenza e offesa alla dignità umana».