Quando sentiamo dire “è il mercato bellezza!” dovremmo considerare quanto spesso il mercato sia anche schifezza.
Lo facciamo segnalando un fatto accaduto in questi giorni in Valdichiana, presso un supermercato della zona appartenente ad una nota cooperativa.
Un agricoltore conferisce dei meloni gialli al punto vendita, distante pochissimi chilometri dal campo dove li produce , ricevendo un corrispettivo di € 0,55 al chilogrammo.
Questo, che sembrerebbe l’avvio di una pratica virtuosa, che consente il consumo di un buon prodotto locale nel luogo d’origine, favorendo un ragionevole ricarico sul prezzo e danni ambientali da trasporto inesistenti, si trasforma paradossalmente in un inspiegabile e colossale pasticcio.
Qualcuno , vispo e informato, si accorge che quei bei meloni in vendita vengono commercializzati come provenienti dal Brasile e ad un prezzo di € 2,25 al chilo.
Qualcuno si chiederà come si possa essere certi che si tratta dei meloni prodotti nel campo lì vicino; e qui è la disponibilità immediata di strumenti fotografici a dare la risposta.
Dalla foto scattata è facile scoprire , da un fogliettino appena sotto quello più visibile , che si tratta proprio di quelli , prodotti dall’azienda numero XY e distribuiti da un consorzio locale.
Ora le ipotesi sono due:
- errore umano; assolutamente non giustificabile, perché in così importanti punti vendita dovrebbero essere seguiti e monitorati protocolli molto rigorosi, soprattutto quando si tratta di prodotti destinati all’alimentazione umana.
- Non vogliamo essere noi ad attribuire un nome preciso ad una pratica scientemente messa in atto per ingannare il consumatore ; questa è materia per gli organi di amministrazione della giustizia .
In entrambi i casi siamo costretti a riflettere su come il consumatore possa essere vittima e preda di inganni, in nome di un profitto che finisce solo e sempre nelle tasche di pochi.
Il produttore poi non viene tenuto in nessuna considerazione. Proprio a colui che con sacrificio e ingenti investimenti riesce a produrre un bene reale ( tra i pochi rimasti in questa società votata solo al virtuale), applicando pratiche che garantiscono la salubrità del prodotto finito e il rispetto dell’ambiente dove viene coltivato , proprio all’agricoltore viene riconosciuta una minima percentuale del prezzo finale.
Se non è una schifezza questa!
Altro esempio: Cavolfiore, prodotto stagionale di grande consumo.
Prodotto locale di ottima qualità, raccolto nei soliti campi locali, confezionato in cassette e conferito per la distribuzione nei supermercati.
Una parte di queste cassette viene collocata nell’angolo dei prodotti toscani, un’altra esposta insieme agli altri ortaggi di provenienza varia.
Perché il primo deve essere venduto a prezzo maggiorato rispetto all’altro che gli è cresciuto accanto?
Si dice che così si soddisfano i bisogni di due categorie sociali: chi può spendere e chi no.
Questa, che a prima vista potrebbe apparire come una pratica in fondo buonista, non è altro che stortura, inganno, trucco ( o peggio!). E in ogni caso c’è sempre qualcuno che ne paga le conseguenze ; primo tra tutti l’agricoltore, quello che ci nutre e ci fornisce i bei panorami che tanto amiamo fotografare.
Crediamo sia giunto il momento di chiedere conto di questo presente a chi di dovere; purtroppo in questo nostro Paese è sempre difficile trovare un responsabile.
Comitato tutela Cortona