Festa grande doveva essere e festa grande è stata, tanto che lo stesso vescovo Fontana all’ omelia si è lasciato sfuggire un: “non avevo mai visto il Santuario del Calcinaio così affollato”. Sì, i protagonisti della celebrazione dei sessant’anni di sacerdozio di Don Ottorino Cosimi sono stati proprio circa cinquecento “cortonesi e non” arrivati dal centro storico dell’antica Cortun, da Camucia,da Terontola, saliti o discesi dai tanti antichi borghi della nostra montagna e pianura. Alcuni anche stranieri migranti. Alcuni venuti da Viterbo, antica Città dei Papi, guidati dal Delegato dello Smom (Sovrano militare ordine di Malta), avvocato Roberto Saccarello, in abito da cerimonia istituzionale. Tanto popolo insomma , con alla testa il sindaco di Cortona , Luciano Meoni, accompagnato da tanti consiglieri di maggioranza e di opposizione, che si è radunato in preghiera cristiana la sera del 19 luglio 2019 per ricordare quel lontano 19 luglio 1959 , quando nella giornata di San Vincenzo De Paoli,santo della Carità , il grande vescovo cortonese, Mons. Giuseppe Franciolini, consacrò sacerdote questo ragazzo torniese, che oggi a quasi ottantacinque anni fa il prete con la forza e lo spirito, la gioia e la fraternità ideale degli antichi montagnini, che tanto diedero a Cortona e alla sua Chiesa.
Nei giorni scorsi il nostro giornale ha dato ampio risalto a questo evento pubblicando anche due lunghi articoli che illustrano l’opera e l’azione pastorale di “don O” , come ancora alcuni suoi collaboratori lo chiamano. A questi articoli rinviamo il lettore, che non li avesse letti, per conoscere questa pagina mirabile della Chiesa cortonese, che don Cosimi ha scritto, impersona e testimonia con i fatti innanzitutto, come ha evidenziato nel suo discorso il Vescoco diocesano Mons. Riccardo Fontana , che ha presieduto la Celebrazione Solenne dell’Eucarestia.
Ma come hanno ricordato e sottolineato nei discorsi finali post-missam, anche il sindaco Luciano Meoni, il presidente del consiglio parrocchiale Falini, la sua storica collaboratrice Carla Rossi, il presidente della Misericordia di Camucia,Alessandro Grazzini, la maestra Camilla Monaldi venuta a raccontare il don Ottorino giovane parroco in quel di Teverina, Seano e Casale (cfr.Testo in appendice all'articolo). Un giovane parroco, che per farsi ascoltare non trovò di meglio che essere scomodo e rivoluzionario mettendosi sulla strada di don Mazzolari e di Don Milani e, in un territorio abbandonato da tutti e impoverito dalle prime folate di migrazione, a farsi prete operaio, artigiano elettricista, naturalmente coniugando queste sue abilità manuali con quelle intellettuali, che ne fecero un esempio concreto di mediatore culturale ante litteram e un grande facilitatore di progresso industriale come l’elettricità portata a tutte le case contadine della zona, andando a far vertenza territoriale con la vicina provincia di Perugia visto che a quella di Arezzo non volevano ascoltarlo. Oppure a farsi prete oltre gli orpelli tridentini e a farsi anticipatore di quel rinnovamento giovanneo della Chiesa che sarebbe poi stato avviato nel 1962 e reso norma canonica nel 1965 da Papa Paolo VI.
Una prassi e un modo di vivere la fede e di fare pastorale che, durante una fredda sera autunnale, non tremò nemmeno davanti all’impetuosa piena del Fiume Minima. Cioè il fiume che separa Seano da Montemaggio dove doveva portare la comunione ad un anziana nonnina morente, zia del capocellula comunista della zona e che si era offerto di aiutarlo nell’attraversamento e che invece fu officiato come sacrestano portatore del Santissimo Sacramento davanti al rischio concreto che finisse in acqua con il giovane prete.
Insomma sessant’ anni di “prete di frontiera e in frontiera”, ma non per chiudere, ma per aprire, per spalancare. Per abbattere muri, aprire porte e porti, per abbracciare e invitare,per accogliere e non per respingere o cazzottare.
Sessant’anni “di e in” frontiera per testimoniare Cristo e il suo amore per l’umanità, per gli uomini e le donne,per i bambini e gli anziani più poveri od esclusi dal benessere, per tutti coloro che non hanno voce nella società contemporanea occidentale nuovamente in dondolo tra paganesimo e cristianesimo, tra epicureismo e francescanesimo, tra amore ed odio, tra male e bene.
Questo il senso essenziale di una serata festa di popolo per il suo prete che, come ricordava uno striscione appeso tra gli ulivi dei giardini della canonica durante il convivio da aia contadina, sempre ha servito la Chiesa, i suoi parrocchiani, i suoi concittadini e le persone incontrate per strada, seguendo la massima: “ fai strada ai poveri senza farti strada”. Una massima , un principio di vita che ne hanno fatto un prete povero, fratello tra fratelli. Un prete senza soldi. Come ha detto il Vescovo Fontana, “ pur maneggiando tanti soldi, non te ne mai entrato uno in tasca e oggi tutti siamo fieri di te, prete senza soldi”.
Un prete senza soldi, un prete vero: un prete della Carità e ancora , nonostante gli ottantacinque anni,ribelle per amore; per Amore di Cristo. Una malattia,che, come ha ricordato lo stesso don Ottorino ancora una volta nel suo discorso di ringraziamento, gli fu trasmessa ed attaccata dal mitico sacerdote cortonese Don Giovanni Salvi, suo predecessore al Calcinaio, ma soprattutto giovane parroco di Tornia nel giugno 1944, quando con gesto eroico salvò lui bambino e tutti i torniesi dal rastrellamento e dalla vendetta mortale dei tedeschi in ritirata. Sull'evento ha girato un documentario il collaboratore dell'Etruria Alvaro Ceccarelli e mandato in onda un servizio tg la TV aretina TeleSandomenico. Nella Gallery un piccolo album fotografico della bella , commovente , emozionante serata di Festa cristiana del Calcinaio.
Ivo Camerini
Appendice
Carissimo don Ottorino,
avevo appena 8 anni quando Lei è venuto a Teverina.
Alla sua scuola ho vissuto la mia infanzia,la mia adolescenza e la mia giovinezza e i
suoi insegnamenti sono stati la colonna portante della mia vita
Impossibile,quindi,non ricordare.
Festa grande a Teverina ,in quel 29 luglio del 1960,per l’arrivo del giovane prete
chiamato a guidare la Parrocchia di S.Bartolomeo,rimasta vacante da quando il
Parroco d.Aldo Rosadoni era sceso in città.
Grandi erano stati i preparativi dei giorni precedenti,con l’addobbo di fiori che la
Natura riccamente ci offriva,la costruzione di arcate ricoperte di maggio e tanti
festoni di carta colorati. Non avevamo potuto mettere le luci perché la”luce”non
era ancora arrivata a Teverina,ma questa è un’altra storia.
Tanta gente ad attenderla a Col di Morro con le “massime Autorità”del paese:
il medico condotto dott. Nucciarelli e il comandante della stazione dei Carabinieri
maresciallo Saccarello,padre dell’avvocato Roberto che tanto è rimasto legato a Cor-
tona e a noi amici della montagna di allora.
Dopo le presentazioni all’amato Vescovo Giuseppe Franciolini,tutti in processione
Alla vecchia chiesa di Teverina Bassa,dove la cerimonia religiosa e una grande festa
Conclusero la bella serata.
Da lì,caro d.Ottorino,è cominciata la sua avventura in montagna che è durata ben 33
anni. In quel tempo è stato il punto di riferimento di tutti,soprattutto di noi ragazzi
che,nonostante facessimo a piedi 3km all’andata e 3 km al ritorno,non perdevamo
mai la S.Messa o le Funzioni,con qualsiasi tempo,neve compresa,perché venire alla
chiesa era il nostro divertimento.E lei ci ha ripagato permettendoci di fare tante
esperienze e di uscire da quel mondo piccolo in cui vivevamo.
Prima con una “Vespa 50”,poi con la” 500”,instancabile,faceva la spola tra Teverina,Seano e ,più tardi,Casale.
A proposito della” mitica 500”come non ricordare la visita ai presepi di Cortona
Con la neve alta ,stretti e felici, in 11 dentro la grande macchinina?
Erano i primi anni ’60 lei si è adoperato per costruire la strada nonché il ponte,sul
fiume Seano,è stato operaio ed elettricista nelle nostre case,per portare la corrente elettrica,si è adoperato per istituire la Scuola Materna,ha costruito la nuova chiesa di Teverina,dove ha iniziato l’attività della Caritas ,ha dato vita alle prime forme di
Pastorale Giovanile con le vicine parrocchie dell’Umbria e tante altre cose,ma lascio il seguitoai suoi parrocchiani di oggi,per non dilungarmi troppo.
A Lei,amico fraterno del mio caro zio d.Albano Fragai e di tutta la nostra famiglia gli
Auguri di un sereno avvenire e di un meritato riposo.
Con affetto profondo
Camilla Monaldi