Anche le “bubbole “ ( un appellativo fiorentino e toscano per indicare l’upupa, un uccello dalle penne variopinte , dalla livrea eccentrica e affascinante, ma noto come animale puzzolente e sporco in quanto utilizza escrementi per costruire il proprio nido) hanno diritto ad essere salvate. E una giovane bubbula, cioè una upupa, che tra l’altro è rappresentata anche nel logo della Lipu (Lega italiana protezione uccelli), è stata salvata il due agosto ( Festa del Perdono) nella montagna cortonese dall’intervento di un motociclista senese ( tale Francesco) e da due diversamente giovani cortonesi ( B . N. e U. C.), che si sono subito prestati alla richiesta di aiuto del ventenne ( che percorreva la provinciale Cortona- Citta di Castello per recarsi a far visita alla fidanzata) e che si sono alternati nel trasporto del piccolo volatile fino alla Sezione della Lipu sita in Castiglion del Lago.
Il signor U. fermato dal giovane motociclista all’imbocco del Ponte del Catino, mentre con la sua macchina rientrava da Teverina a Camucia, ha preso in consegna la giovane bubbola ferita ad un’ala alloggiandola in una scatola che aveva con se e arrivato a casa. con la collaborazione delvicino signor G, l’ha messa in una gabbietta per uccelli, rifocillandola con acqua. Poi ha chiamato il suo amico signor B. , noto cortonese aderente alla Lipu e ornitologo, che subito si è reso disponibile a portare l’animaletto ferito e spaventato alla Sezione Lipu di Castiglion del Lago.
Qui i volontari hanno preso in consegna il divolotto e appena sarà guarito e in grado di volare hanno assicurato che provvederanno a riportarlo nel suo habitat naturale e a liberarlo proprio alla curva dei Barocci in prossimità del ponte del Catino dove il giovane Francesco l’ha raccolto e salvato da morte certa.
Segnalo volentieri questa piccola storia di attenzione al mondo animale perché nel giorno della Festa del Perdono di Assisi il fatto assume un significato che ci richiama all’amore di Francesco per tutte le creature di Madre Terra e soprattutto, in un mondo dove ormai domina il profitto e l’indifferenza al prossimo e alla natura, ci dice che ancora esistono persone sensibili e disponibili a dare una mano, ad attivarsi per salvare un essere vivente ( animale o umano poca differenza fa ) in stato di sofferenza, di necessità.
Insomma, Francesco e i due cortonesi settantenni, ma diversamente giovani, ci hanno dato una bella lezione di amore alla natura , alle sue creature e a non essere mai indifferenti a tutto ciò che ci circonda e che si trova in stato di bisogno.
Per chi non sa cosa sia una “bubbola” o un’upupa ( uccello citato anche da Ugo Foscolo nel suo carme “ I Sepolcri”), ecco una breve descrizione ripresa da Internet. “La cosiddetta “bubbola” è un animale tipicamente indigeno delle campagne toscane, che per le genti che ci abitano è per antonomasia un sinonimo di “bestia puzzolente” o comunque di un qualcosa di sporco o che puzza in modo irresistibile. La cosa curiosa è che questo fatto è praticamente sconosciuto a chi abita in città, ormai la più parte delle persone: al punto che, anzi, questo straordinario animale è ben più rinomato per la la bellezza dei suoi lineamenti bizzarri e fantastici.
Per farla breve, la “bubbola” in fiorentino e toscano è il nome dialettale che indica l’upupa, uccello che, è difficile non conoscere, per via della eccentrica stravaganza con cui la natura ha plasmato la sua livrea: chi non ricorda il becco lunghissimo, le ali a strìe bianche e nere ed il corpo arancione, che termina sulla sommità del capo con il l’inconfondibile cresta erettile, le cui penne digitate sono di colore arancio accesso con la punta nera?.
(…) Ulteriore notizia sulla peculiare caratteristica dell’upupa si ritrova nel Dizionario di Scienze Naturali, edito a Firenze nel 1841 per i tipi di Batelli e Comp., ove si legge, alla voce “Gallo di Bosco”, che questo appellativo solitamente utilizzato per indicare il Gallo Cedrone è altresì in uso in Toscana per definire la “bubbola”, ovvero l’upupa, “che chiamasi eziandio gallo d’estate, gallo merdoso e gallo puzzolente”.
(…) Quanto alla derivazione del toscanìsmo “bubbola” in luogo di “upupa” non è dubbio si tratti di una semplice storpiatura, che mantiene comunque inalterata la derivazione onomatopeica del vocabolo principale dal caratteristico richiamo del volatile (che suona come: hup-hup-hup). Dubbio piuttosto il percorso di derivazione che ha prodotto la suddetta storpiatura toscana: se derivi da un diminutivo latino (da upupa > upupula, e quindi bubbola), oppure dal termine, anch’esso latino (bubo), che indica il barbagianni, uccello notturno molto spesso confuso, sino a secoli recenti, con l’upupa proprio per la somiglianza del richiamo (da cui deriva poi il nome), anche se in realtà l’ùpupa, al contrario del barbagianni, è un uccello diurno”.
Ivo Camerini