Quando meno te l'aspetti il caso o la fortuna ti fa incontrare dal vivo persone che conosci attraverso i loro scritti o per cose riferite da amici.
È il caso dell'incontro casuale , inaspettato avvenuto in una mattinata di questo torrido luglio, quando passando a casa del mio amico Amedeo Butini vi incontro Giordano Trequattrini. Amedeo, mio ex-collega e professore di diritto, che da qualche anno vive il suo buon ritiro dal lavoro nella sua casa incastonata tra gli ulivi della splendida collina di Puntabella sul Lago Trasimeno, ci presenta immediatamente, rendendo così reale un'amicizia che già esisteva nella conoscenza intellettuale di entrambi.
Giordano Trequattrini, pensionato in Tuoro dopo una vita nel mondo bancario, da quando ha lasciato il campo pieno di numeri del mondo creditizio si è dedicato con successo alla sua passione letteraria della narrazione piacevole ed ironica, sfornando ben quattro libri che naturalmente ha sempre fatto avere al suo amico di gioventù Amedeo.
Io che li ho letti anche per piacevole attenzione all'attività editoriale dell'amico cortonese Giuseppe Calosci non posso che complimentarmi con questo scrittore della nostra piccola patria; è terontolese di nascita.
Visto che non ho letto il suo "Massime e minime. Zibaldone moderno per il nuovo secolo", pubblicato con Edimond, gliene chiedo una copia. Copia che Giordano cortesemente mi ha fatto avere pure con una sua personale dedica.
L'incontro personale con Giordano , favorito dalla comune amicizia con il prof. Amedeo Butini, mi ha fatto davvero piacere in quanto egli porta nei suoi libri la nobile,antica leggerezza dell'anima, che ormai è merce davvero rara. Quel raccontare leggero cioè che dà luce alla piccola patria. Quella leggerezza dell’essere che avevano le persone semplici e buone di una volta e che, con le loro argute,ironiche osservazioni e narrazioni, davano ( e danno ) sapore alla vita della piccola-grande comunità.
Racconti,narrative che danno il giusto sale all’insipida minestra quotidiana di cui la gente comune, le persone oneste e lavoratrici sono costrette a nutrirsi sia con voglia sia,troppo spesso, controvoglia nell’era del cosiddetto neoliberismo selvaggio.
Giordano in queste sue “Massime e minime” , pubblicato nel 2011 da Edimond, ci ricorda con scorrevole e piacevole registro letterario quegli aforismi che la cultura moderna del mordi e fuggi sta disperdendo nel dimenticatoio di un vivere sempre più veloce e senza memoria collettiva e, spesso, individuale.
L'ironia del castigat mores ridendo pervade ogni pagina di questo suo godibilissimo libro, che ci regala quella sua leggerezza dell'essere una persona che si nutre di propri affascinanti voli pindarici, che ci fanno dondolare tra sorriso e melanconia , tra riflessioni personali e collettive. Riflessioni che la penna di Giordano trasforma in delicate pennellate di vita quotidiana dal valore a-temporale ed a-generazionale.
Dopo una quarantina di pagine di “massime e minime”, elencate quasi a mo’ del famoso meteo TV , ma dove invece si snodano principi e aforismi che corrono tra strapaese e civitas mundi o accademia neoplatonica, questo libro di Trequattrini ci avvince con intermezzi, miniracconti che non disdegnano freddure e barzellette per ricordarci le tante sfaccettature della vita di quella gente comune che vive di sentimenti e di cuore, più che di affari e di portafoglio.
Gente comune, gente onesta che costituisce quella famosa “maggioranza silenziosa” che brontola senza mai portare in piazza la propria ribellione. Quella ribellione cioè che oggi dovrebbe essere all’ordine del giorno contri i ladri e i delinquenti che si sono impadroniti della nostra amata Italia, ancora una volta serva dello straniero.
Tante le tante pagine scorrevoli e godibili di questo libro. Ma anche laddove si può non condividere (cfr. quelle dedicate alla politica o ad alcune squadre di calcio) Giordano sa subito riportarci alla simpatia della riflessione ironica e arguta della civiltà contadina cortonese in cui egli fu cresciuto. È il caso delle pagine finali dove la sua manifesta ammirazione per un leader politico di centro-destra viene incorniciata nella fabula esopica che ci riporta subito Giordano sul piano nobile dell'avversario politico con cui dialogare e quindi degno del massimo rispetto.
E allora anche il venenum in cauda delle pagine finali, che per lui è un dulcis in fundo , per il lettore attento ritorna narrazione letteraria vista dalla parte degli umili, soprattutto in riferimento al tema dominante in questo e negli altri suoi libri: fugit irreparabile tempus.
Cioè il tempo che scorre via senza rimedio, ma del quale Giordano è riuscito a fermarne un po' in questi suoi libri ( Fugit, Evviva il secondo, Massime e minime, cfr. copertine della foto ), che andrebbero raccomandati anche come lettura scolastica per i nostri giovani.
Ivo Camerini