( seguito da puntata 6 )
Lunedì 26 Settembre.
La Città Santa si apre ai nostri occhi e alle nostre menti. La percorriamo pervasi da emozione ed anche da curiosità. Una delle tappe più significative è stata la visita alla Chiesa di S. Anna, che sorge dove, secondo la tradizione, sarebbe stata la casa di Anna e Gioacchino, i genitori di Maria, che qui appunto sarebbe nata. La chiesa, ricostruita nel XII secolo dai Crociati su una originaria chiesa bizantina dedicata a Maria, ha una magnifica e solida struttura e all’interno un’acustica meravigliosa. Lì accanto si trova la Vasca di Bethesda o della Misericordia, o Piscina Probatica, perché sorge a poca distanza dalla Porta delle Pecore: qui sarebbe avvenuto il primo miracolo compiuto da Gesù a Gerusalemme, la guarigione del paralitico:
[2]Vi è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici… [5]Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. [6]Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». [7]Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». [8]Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». [9]E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare (Giovanni, 5, 2; 5 -9).
La stessa Porta delle Pecore o Porta dei Leoni, o Porta di S. Stefano, situata nel muro orientale della città vecchia, è, secondo la tradizione cristiana, il punto d’inizio del percorso compiuto da Gesù dalla prigione al luogo della crocifissione. Da qui ha inizio anche la “nostra” Via Crucis o via Dolorosa, che, attraverso quattordici stazioni, si dirige, a volte in modo tortuoso, verso ovest per concludersi nella Chiesa del S. Sepolcro, costruita nel luogo della crocifissione, della sepoltura e della resurrezione di Gesù. La Via Crucis comprende quattordici stazioni: nove lungo la strada, e cinque all’interno della chiesa, quelle che ricordano gli ultimi eventi della vita di Gesù. La prima stazione, la condanna di Gesù, si trova in quello che allora era il Praetorium, in cui era alloggiata la guarnigione romana. La sede del Praetorium era la fortezza Antonia. Qui, nel cortile detto litostroto (lastricato), Gesù venne processato e condannato a morte dal procuratore Ponzio Pilato.
[27]Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. [28]Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto [29]e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!».
(Matteo, 27,27-29)
E ancora:
[26]Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. [27]Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui (Luca, 23, 26-27).
La dodicesima stazione, la crocifissione, si trova all’interno della Chiesa del S. Sepolcro, in una cappella ortodossa, con l’altare che poggia sulla roccia del Golgota. Sotto l’altare c’è un foro, segnato sempre da una stella argentata, nel quale si dice che sia stata innalzata la croce:
[33]Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. [34]Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. (Luca, 23,33-34)
L’agonia e la morte.
[44]Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. [45]Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. [46]Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò(Luca, 23,44-46).
La quattordicesima stazione, Gesù viene deposto nella tomba, si trova nel luogo stesso della sepoltura e l’altare di pietra si crede sia una parte della pietra stessa che copriva il sepolcro:
[50]C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. .. [52]Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. [53]Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto (Luca, 23, 50; 52-53).
L’arrivo alla chiesa è avvenuto quasi improvvisamente e in modo inaspettato, svoltando per una viuzza lungo la Via Dolorosa. La visita al S. Sepolcro poi è stata accompagnata da un sentimento tragico, accentuato dall’oscurità del luogo, dalla folla che si accalcava, dalla drammaticità dei canti e della musica: a breve distanza si passa dal Golgota al Catholicon, il Sepolcro di Cristo. Oltre il Catholicon, si trova la Cappella dell’Angelo, che ricorda il luogo in cui alle pie donne sarebbe stato annunciata la resurrezione di Gesù. Scendendo al piano inferiore, un’ampia stanza di pietra accoglie in un angolo, protetto da una ringhiera di ferro, il punto esatto dove S. Elena avrebbe trovato la Croce di Cristo. L’emozione era grande, ma il raccoglimento quasi precluso. C’era un via vai inverosimile di gente di condizione e di nazionalità varie: sacerdoti cattolici e religiosi degli Ordini più diversi, monaci ortodossi dalle lunghe barbe e poi uomini e donne da tante parti del mondo. La Chiesa del S. Sepolcro oggi è sede del patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme. Il controllo dell’edificio è condiviso tra le varie chiese cristiane, mentre le chiavi del complesso sono per tradizione affidate a due famiglie musulmane. La chiesa fu costruita per ordine dell’imperatore Costantino dopo la sua conversione. Nell’anno 326 mandò la madre Elena alla ricerca del luogo della crocifissione. E qui nel 333 fu iniziata la costruzione della Chiesa del S. Sepolcro. L’edificio fu distrutto e ricostruito più volte, passando di mano in mano nel corso della storia tormentata di questi luoghi e divenendo causa o pretesto delle Crociate.
Usciti dal S. Sepolcro, abbiamo seguito idealmente il percorso di Cristo, recandoci verso Gerusalemme est, dove sorge il monte Oliveto o monte degli Ulivi. Sulla vetta s’innalza la Chiesa dell’Ascensione, sul luogo in cui Gesù sarebbe asceso al cielo:
[50]Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. [51]Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. [52]Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; [53]e stavano sempre nel tempio lodando Dio (Luca 24, 50-54).
All’interno, su una roccia è visibile un’impronta che, secondo la tradizione, Gesù lasciò quando ascese al cielo. A breve distanza sorge la Chiesa del Pater, che ricorda il luogo dove Gesù insegnò ai suoi discepoli a pregare. Lastre di ceramica abbelliscono le mura della chiesa e del chiostro con le parole del Padre nostro in diverse lingue e anche dialetti.
Scendendo, troviamo, accanto al giardino del Getsemani, dove Gesù si ritirò a pregare prima del suo arresto, la Chiesa dell’Agonia, che ricorda la sua passione:
[39]Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. [40]Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». [41]Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: [42]«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». [43]Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. [44]In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra »(Luca,22, 39-44).
Una parte della pietra, dove si dice che abbia pregato, si trova all’interno della chiesa, davanti all’altare principale. L’oscurità del luogo, le alte volte, il grande dipinto dell’abside con Gesù appoggiato ad una enorme pietra nel buio del Getsemani, contribuiscono a rendere trascendente, ma anche pieno di angoscia il luogo. Costruita con il contributo di vari Stati, la Chiesa dell’Agonia è detta anche Basilica delle Nazioni.
Alle pendici del monte degli Ulivi si trova la Tomba di Maria, il luogo dove sarebbe stato sepolto il corpo della Madonna, in apparente contrasto con la credenza dell’assunzione in cielo in anima e corpo della Madre di Gesù.
Ad ovest del monte degli Ulivi, raggiungiamo il monte Sion, un’altura con la chiesa detta della Dormizione o dell’Assunzione, la Tomba del re David e il Cenacolo. Per gli ebrei il termine Sion è diventato sinonimo della città di Gerusalemme e di tutto Israele. La Chiesa della Dormizione trae il nome da una bella e suggestiva statua della Madonna che dorme il sonno della morte, in abito scuro, una donna, una madre finalmente serena. Vicino alla chiesa si trova la Tomba del re David, che, tuttavia, non è l’effettivo luogo della sepoltura del re; il piano superiore dello stesso edificio è considerato il Cenacolo di Gesù, il luogo dell’ Ultima Cena:
[19]Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». [20]Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi» (Luca, 22, 19-20)
Qui, secondo gli Atti degli Apostoli si rifugiarono gli Apostoli con Maria dopo l’ascensione di Gesù:
[12]Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato. [13]Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano (Atti degli Apostoli, 1,12-13).
Qui ricevettero lo Spirito Santo.
[1]Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. [2]Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. [3]Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; [4]ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi (Atti degli Apostoli,2,1-4).
Sul versante orientale del monte Sion sorge la Chiesa di S. Pietro in Gallicantu, che ricorda l’episodio evangelico della negazione di Pietro: nelle grotte su cui è costruito l’edificio, secondo la tradizione, sarebbe stato imprigionato Gesù. Da qui godiamo una splendida visione della cupola d’oro della moschea di Omar, simbolo musulmano di Gerusalemme.
Martedì 27 Settembre.
La conclusione più bella a questo pellegrinaggio non poteva che essere la celebrazione della messa all’altare della Resurrezione nella Chiesa del S. Sepolcro. In contrasto con il frastuono dei canti e dei lamenti che domina tutta quanta la chiesa, insieme alle preghiere in lingue diverse di pellegrini provenienti da tante parti del mondo, qui, all’altare di Maria Maddalena, regna una grande pace: tutto sembra concluso, l’angoscia che stringe il cuore sotto il Golgota si dissolve, mentre poco a poco si fa strada la convinzione che la vittoria sulla morte sia la vittoria sul dolore.
[1]Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. [2]Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; [3]ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. [4]Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. [5]Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? [6]Non è qui, è risuscitato» (Luca, 24, 1-6).
L’ultimo giorno a Gerusalemme è stato segnato già dalla nostalgia, anche se un viaggio non si conclude mai: ricomincia sempre ogni volta che si ritorna ad esso con il ricordo.
L’ultima sera di questo incredibile ed indimenticabile pellegrinaggio l’abbiamo trascorsa tutti insieme a condividere le nostre impressioni e le personali motivazioni che ci hanno spinto in questo luogo. Le aspettative erano tante e l’intenso e lungo viaggio le ha abbondantemente rispettate, aggiungendo la meraviglia provata di fronte a dei luoghi che sono davvero inimmaginabili fino a quando non si raggiungono. Dalle parole che ci scambiamo durante la serata, si intuisce che rimarremo in contatto con i compagni di viaggio, poiché, anche se le motivazioni sono le più differenti, in realtà tutti siamo stati spinti dallo spirito religioso di conoscenza e di venerazione di questi Sacri Luoghi. Ancora una volta la fede ci unisce e ci arricchisce. L’appartenenza alla stessa comunità e la condivisione rappresentano le fondamenta del Cristianesimo, come i primi cristiani che si riunivano per pregare Dio:
[20]Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro». (Matteo, 18,20).
Il nostro viaggio si è arricchito proprio grazie al confronto ed all’ amicizia che ne è nata. Ognuno di noi ha colto un aspetto, che all’altro era sfuggito, ed ognuno ha percepito dettagli unici e memorabili. Perfino chi aveva già precedentemente visitato gli stessi luoghi sacri, ha raccolto dei particolari unici.
Il viaggio è diventato il nostro cammino e, ne sono certa, rimarrà indelebile nella mente e nel cuore, come un felice, unico e mistico momento.
Grazie a tutti, miei compagni di viaggio! (fine)
Chiara Camerini