Un amico derubato nei giorni scorsi ha esternato le seguenti riflessioni al giornalista di strada, che volentieri raccoglie e pubblica.
“La grande piazza dei social, del contatto virtuale tra persone sta irretendo e risucchiando l'anima individuale e collettiva di ogni piccola e grande comunità umana. La voglia di contatto e discussione con l’ altro che una volta si concretizzava nella strada, nella piazza cittadina ora viaggia e si esprime nell'onda dell'online continuo permanente degli smartphone, degli iphone o degli iPad. Il dialogo continuo e soprattutto il ‘pantarei’ anche violento di fb, instagram e twitter catturano l’ attenzione della persona onesta, buona e fiduciosa nel prossimo, facendo dimenticare i pericoli reali e concreti che sono quotidianamente in agguato nel web e poi anche quando si esce di casa per andare al lavoro o disbrigare le necessità del proprio vivere quotidiano.
Un quotidiano dove si corre sempre in quinta marcia e dove i lupi, che vanno in sesta, sono in aumento e in costante attesa degli agnelli pacifici e ingenui, che non solo vanno pure loro in quinta, ma vivono la strada, la piazza reale come se fosse un ritrovo di boyscout, di persone perbene che si aiutano e si rispettano.
Il continuo interagire dialogico, dolce e appassionato o arrabbiato e violento, poco importa, agevolato dagli strumenti elettronici e digitali è sempre più un’ arma di distrazione e di condizionamento di massa, che contribuisce a far abbassare le difese contro il ‘non prossimo’, il ladro, il delinquente, il violento che invece sta in agguato in ogni momento del reale e del virtuale, pronto ad adocchiare il distratto di turno e a derubarlo dei suoi averi personali e delle cose familiari che si porta addosso o in macchina.
Sì, proprio anche in macchina, ormai divenuta da oltre cinquanta anni la seconda casa dove uno appoggia per necessità tante cose della propria vita concreta e quindi sempre più campo di facile saccheggio per i malviventi che infestano la società umana.
Il lasciare documenti o oggetti di valore in macchina, anche per pochi minuti o per semplice distrazione telefonica e da social, soprattutto se coinvolto in una discussione impegnativa, che porta ad estraniarsi dal reale nel momento in cui parcheggi, ti mette nella condizione di essere vittima, preda facile del lupo o del selvatico in agguato, che campa di furti, di violenza, di sopraffazione verso l'altro.
Così accade sempre più frequentemente che persone perbene che lasciano cose in macchina, anche borse con semplici, normali documenti e pratiche di lavoro o amministrative, vengano derubate, rapinate di tutto da lupi bramosi e famelici che poi non trovando soldi o valori gettano quelle sudate carte nell’immondizia o nei fossi di campagna. Gli agnelli , le persone che credono ancora nel bene, nella pacifica convivenza, in un prossimo che è Dio, rifiutano di credere che il ladro sia ovunque e soprattutto si dimenticano che esiste il diavolo, che oggi è ancor più in agguato dietro l’angolo, nonostante che vesta ‘fashion’ e alla moda.
E così derubato delle cose personali o dei documenti di lavoro, di amministrazione casalinga o di vita personale, il cittadino si ritrova nudo e spogliato di cose personali, di averi affettivi o di vita amministrativa, smarrendosi e spesso cadendo in quella sottile depressione dell'anima che lo porta a conoscere, come diceva il poeta, ‘il male di vivere’.
I familiari e gli amici veri lo sostengono e in molti lo abbracciano quando lo incontrano nella strada reale, che comunque è costretto a continuare a percorrere e a frequentare non potendo per i noti motivi di vita familiare e lavorativa fuggire in un romito, in un cenobio per pensare alla sua anima ammaccata. La forza di reagire ha tempi diversi nelle persone e sono molto fortunati coloro che hanno la forte corazza della tartaruga e ripartono più forti di prima.
I più sensibili, i cosiddetti 'buoni come il pane', che nell'odierna società sono etichettati come 'bischeri e citrulli', invece, faticano a risollevarsi, nonostante che continuino a frequentare vita reale e vita virtuale con inquieta preoccupazione e crescente diffidenza verso quel prossimo che invece prossimo non è.
Forse però se la vita reale lo ha messo alla prova di un male, tutto sommato piccolo e guaribile, è arrivato il momento che uno riprenda in fretta il proprio cammino di pellegrino in un mondo straniero e sempre più neopagano e regolato nuovamente dall'homo homini lupus.
Naturalmente separando nettamente il reale dal virtuale e magari lasciando a casa lo smartphone, l'iphone e quant'altro di elettronico sta velocizzando la nostra vita sempre più trasformata in un turbinio pericoloso e alienante. Soprattutto riscoprendo e praticando il grande precetto biblico : ‘siate dunque candidi, puri come bianche colombe, ma attenti e prudenti come serpenti’ .
Eh sì, bisogna proprio riflettere sulla società reale e virtuale in cui il nostro tempo ci ha precipitato. Far tesoro del piccolo viaggio all’inferno vissuto, prendere le dovute misure personali civili, etiche e religiose per ‘campare’ la giornata terrena che ci è stata donata. Insomma scegliere di ripartire e di vivere con lentezza per difendersi, ma soprattutto per gustare la vita, per imparare a vedere il buono che c’è in giro , per evitare il male che la fretta non ci fa vedere e, di tanto in tanto, riprendere forza ascoltando la bella opera musicale per archi ed arpa Festina Lente del grande maestro estone contemporaneo Arvo Paart”.
Ivo Camerini