L’Etruria

Redazione

Rifondazione Comunista: La scelta solitaria del Comune di Cortona: carità e non diritti

Rifondazione Comunista: La scelta solitaria del Comune di Cortona: carità e non diritti

Il Comune di Cortona con delibera della Giunta n. 51 del 31/03/2020, ha determinato l’erogazione dei sussidi economici da destinare a misure urgenti di solidarietà alimentare previsti dall’Ordinanza del capo della protezione civile (Ocdpc n. 658 del 29 marzo 2020), pari per Cortona ad euro 139.405,04, attraverso pacchi alimentari attingendo soltanto al 40% delle risorse destinate ed escludendo completamente l’altra misura, prevista dall’Ocdpc, dei buoni spesa.
L’Amministrazione Comunale ha scelto una via burocratica, farraginosa, poco efficiente e soprattutto poco efficace sia sul piano dei destinatari che della collettività.
La nostra non è una critica di tipo ideologico dato che la maggior parte dei Comuni, limitrofi, e non solo, ha scelto i buoni spesa, a prescindere dal colore delle amministrazioni di centro destra (Castiglion Fiorentino, Arezzo) o di centro sinistra (Foiano, Lucignano, Marciano della Chiana).
La scelta dell’Amministrazione cortonese di fatto delega esclusivamente alla Caritas Diocesana sia la gestione dell’acquisto dei beni, che quella della distribuzione dei pacchi, prevedendo addirittura l’utilizzo di personale comunale per la preparazione degli stessi.
I servizi sociali sono marginalizzati, praticamente esclusi dalle valutazioni più specifiche del loro ruolo, frutto di un lavoro di anni di conoscenza ed interventi sul territorio, che non può essere sostituito da una semplice commissione comunale (come prevede la delibera).
Noi da laici abbiamo grande stima del lavoro della Caritas che da anni, come altre realtà di volontariato, opera a sostegno di situazioni di disagio e di emarginazione, con spirito inclusivo ed accogliente, interventi resi possibili dal contributo di tanti cittadini (con motivazioni religiose, etiche, laiche). Il banco alimentare, la spesa sospesa, sono realtà
ben conosciute e sostenute anche nel nostro territorio.
In questo caso l’erogazione dei pacchi spesa da parte della Caritas può generare confusione tra un intervento di tipo caritatevole e questo servizio affidatogli da un’Istituzione pubblica in adempimento di un diritto garantito dallo Stato.
I 400.000.000 euro sbloccati dal Governo sono destinati a misure urgenti di solidarietà alimentare, a sostegno delle famiglie colpite dalle conseguenze dell’emergenza covid-19, normalmente autonome finanziariamente ma improvvisamente prive di liquidità finanziaria.
Non si tratta di carità, ma di esercizio di un diritto riconosciuto dallo Stato ad avere i fondi destinati dalla protezione Civile, in quanto soldi dei cittadini stessi.
Il BUONO SPESA avrebbe garantito immediato accesso al servizio da parte dei cittadini interessati, il rispetto della riservatezza personale e la libertà nella scelta dei beni alimentari nel rispetto di un’alimentazione completa ed equilibrata.
Inoltre avrebbe rappresentato un valido sostegno agli esercizi commerciali del territorio, compresi i piccoli negozi di vicinato (in quanto ognuno avrebbe potuto scegliere dove e quando comprare nell’ambito degli esercizi commerciali che sottoscrivono la convenzione con il comune).
Senza dimenticare che anche sotto il profilo sanitario il buono acquisto avrebbe garantito sicurezza in quanto necessario di un minor impiego di personale, senza file presso le sedi Caritas del Comune o la stessa consegna a casa dei pacchi, che avrebbe tutelato il primario rispetto della privacy.
Fin dal suo insediamento l’Amministrazione Comunale ha scelto di rompere la rete tra i comuni della Valdichiana aretina per la gestione dei servizi, da quelli legati al sociale alla cultura e valorizzazione del territorio, nell’ambito della quale si sono costruite professionalità e competenze all’interno dei Comuni, risorse preziose per ogni
Amministrazione e che rischiano di essere cancellate per motivazioni (queste sì) prettamente ideologiche e senza tenere conto del bene comune.
Quest’ultima scelta testimonia quanto possa essere pericolosa questa deriva isolazionista dell’Amministrazione di Cortona, in primis per i cittadini. Ci auguriamo che per il restante 60% dei contributi l’Amministrazione riveda la scelta fatta adottando misure alternative più rispettose dei diritti costituzionalmente garantiti.


Il Circolo Censi di Rifondazione Comunista