Per un uno strano caso della vita, martedì sei dicembre mi sono trovato , verso fine mattinata , a passare davanti alla casa di Camucia del mio amico d' infanzia Luciano, proprio mentre il suo corpo ne usciva per l' ultima volta, lasciando i suoi cari privi della sua amata presenza terrena.
Per me è stato un momento terribile, di grande inaspettato dolore. Sapevo che non stava bene, ma nulla lasciava trasparire segni di un esito finale così funesto e improvviso della sua malattia. Ho pianto e l'ho salutato nell'intimo del cuore con il nostro solito " Ciao ", immaginando subito che dentro quella bara ci fosse il mio amico d'infanzia, il più gioioso e vivace dei bambini montagnini e casalesi degli anni millenovecentocinquanta, come mostra la foto che correda questo mio doloroso e triste saluto pubblico ad un amico, che l’ emigrazione degli anni 1960 dalla nostra montagna mi aveva fatto perdere nelle strade del mondo. Strade diverse che ognuno di noi due aveva intrapreso, ma che, in questi ultimi anni del suo ritorno da pensionato in Camucia, si erano nuovamente incrociate e ci avevano fatto ritrovare.
Uscendo dalla pandemia covid , come tutti nella scorsa estate, avevamo ripreso a frequentarci e a vederci di buon mattino per prendere anche qualche caffè al bar del nostro amico Michele, raccontandoci vicende di vita, parlando di Cortona e del mondo , di vita pastorale della nostra montagna e soprattutto di rimettere in piedi un nuovo incontro dei conterranei casalesi, come già fatto nel 2017 e nel 2018. Erano incontri di amarcord, ma anche di belle, profonde chiacchierate sulle nostre istituzioni nazionali e internazionali in cui oggi si dimena la vita della Repubblica Italiana. Cioè di quello stato che egli aveva scelto e servito per una vita intera nell' Esercito Italiano. Una istituzione incontrata al momento del servizio militare di leva e nella quale era entrato con l’entusiasmo del giovane idealista in un momento in cui i nostri coetanei contestavano invece la vita militare. Da quella vita militare Luciano si è congedato con onore come Luogotenente, dopo una brillante carriera di sergente prima e di maresciallo poi. La sua è stata una bella carriera militare con la specializzazione di artificiere esplosivista ( cfr. riquadro in basso nella foto) che gli aveva dato grandi soddisfazioni e riconoscimenti di cui , giustamente, andava fiero. Fiero, innazitutto, di aver servito con onore la Patria in una delle sue istituzioni principali, come appunto è l’Esercito della Repubblica.
Negli scorsi mesi autunnali nulla mi aveva fatto presagire una sua morte così improvvisa, anche se un mese fa lo avevo incontrato molto sofferente durante una visita comune da un medico specialista. Nei giorni di fine novembre avevo domandato sue notizie ai parenti e ai familiari non incontrandolo più nella sua passeggiata mattutina al bar o al forno del pane, ma anche loro mi avevano rassicurato che, pur non stando bene, avrebbe superato anche questa volta la situazione che si era ripresentata.
Da persona forte, riservata ed educata qual era, Luciano soffriva in silenzio e non mi aveva mai parlato dei suoi problemi di salute e dell'ospite maligno e incurabile che qualche anno fa si era introdotto nel suo forte fisico, minandolo irrimediabilmente.
Da militare e da uomo montanaro temeva, come tutti, l' invalidità fisica e la perdita della propria autonomia. Deve essere stato immenso il suo travaglio spirituale e umano in questi ultimi mesi di malattia e, da persona amica quasi come un parente, capisco il suo isolarsi in casa, la sua riservatezza di ammalato, la sua scelta di rimanere nel silenzio e nell'abbandonarsi alle sole cure amorevoli della sua amatissima moglie Mara .
Grazie, caro Luciano della tua amicizia vera, dei tanti giochi fatti insieme da bambini nei boschi di Casale, nel pianello di Santarzo, mentre bimbi pastorelli custodivamo i maiali e le pecore delle nostre famiglie. Grazie delle birichinate che insieme abbiamo combinato nella nostra chiesa e nella canonica di San Giusto e San Biagio, dove insieme frequentammo le elementari in una pluriclasse composta di pochi, ma veraci montagnini, come mostra la foto che ci ritrae vispi e spensierati al termine dell’ esame di quinta elementare nel giugno 1960.
Ciao, Luciano! Che la terra ti sia lieve. Soprattutto: Buona strada nelle eterne praterie della Gerusalemme Celeste , dove "possa la strada alzarsi per venirti incontro, / possa il vento soffiare sempre alle tue spalle,/ possa il sole splendere sempre sul tuo viso".
I funerali di Luciano, Franco Fragai si sono svolti in maniera privata per espressa volontà del defunto. Alla moglie Mara, al figlio Federico, ai nipoti Gabriele e Riccardo, alla nuora Alice, alla sorella Mary e ai parenti tutti le cristiane condoglianze del nostro giornale e quelle mie personali.
Ivo Camerini