Come tutti sanno anche i contadini della domenica , come quelli veri e rustici di una volta , si alzano presto in sul far dell'alba. Questa loro abitudine li porta a vedere e gustare lo strepitoso risveglio della natura e delle sue creature nei multiformi eventi che si verificano al sorgere del sole, al ritorno della luce dopo il dominio delle tenebre da parte del dio Morfeo.
Domenica mattina 14 gennaio, poco dopo le sette e mezzo , come mostra la foto collage, sono stato spettatore involontario, in una deserta strada camuciese, dell'attacco e dell'uccisione di una colomba da parte di un falco. Forse un falco pellegrino, ma non essendo un esperto non ci scommetterei e potrebbe essere anche un gheppio.
Passavo con la mia macchina a velocità molto bassa per una strada un po' periferica di Camucia quando mi son dovuto arrestare di colpo in quanto vedevo in aria un pennuto stoccare e ghermire una colomba, che poi cadeva a terra tramortita sull'asfalto circa un dieci metri davanti a me. Il pennuto più scuro gli piombava sopra e tenedola ferma con gli artigli la beccava sul collo e i due volatili sono stati avvinghiati e in sbattimento d'ali per più di un minuto.
Nel frattempo che questo combattimento si protae riparto a passo d'uomo e mi avvicino a circa tre metri. I due pennuti continuano nella loro lotta e vedo che uno di color marrone tiene schiacciata una colomba che si dimena, ma sempre di meno. Penso ad un accoppiamento tra colombi e prendo il telefonino scattando un paio di foto. Vedo che la presenza della mia macchina non li distoglie dalla lotta e allora scendo per fotografare più da vicino .
Arrivato a meno di due metri il pennuto marrone molla la presa e vola in un ulivo che si trova lungo la strada a meno di tre metri. Si posa sul ramo e si gira nervoso a controllare la sua colomba che, intanto mi accorgo sta perdendo sangue sull'asfalto e tenta invano di rialzarsi in volo. Mi arresto immobile e riconoscendo il falco, forse pellegrino, scatto un' altra foto arretrando verso la mia macchina. Il falco riparte in picchiata sulla colomba e avvolgendola tutta con le sue ali aperte la becca con violenza sul collo e poi sentendola immobile si allontana di pochi centimetri osservandola con fierezza e pronto ad un altro assalto, come mostrano i miei scatti. Con sguardo torvo e di sfida si gira poi verso di me quasi a chiedermi di andar via e a farmi i fatti miei. Allora mi riavvicino scattando un' altra foto. Il falco rivola via nel vicino ulivo e continua a guadarmi torvo e ad emettere grida e stridii mentre mi abbasso e accarezzo la colomba sanguinante e ormai morta.
Torno verso la macchina per prendere una busta e un tovagliolo per raccogliere la povera colomba e portarla alle autorità sanitarie. Mentre richiudo la portiera della macchina mi giro e vedo un gatto paffuto che sta scappando con la colomba in bocca. Alzo lo sguardo verso l’ulivo e vedo il falco che si rialza in volo e che si allontana emettendo stridii, mentre si dirige verso altre colombe che sono nei tetti delle case circostanti. Sconsolato, rimetto il cellulare in macchina e riparto.
Perché racconto al lettore questo episodio di vita naturale, di cui sono stato involontario spettatore e che mi ha ricordato le tante paure vissute da bambino, quando mamma mi mandava di corsa a rimettere nel pollaio la chioccia con i pulcini, appena sentiva il grido del falco o lo vedeva alto nel cielo a fare la ronda sopra la nostra aia?
Ma essenzialmente per due motivi. Uno per ricordare a tutti noi che viviamo in una società nuovamente dominata dai falchi e dai rapaci e per le colombe e per gli onesti (cioè i buoni) sono davvero tempi duri, tempi funesti. L'altro per invitare chi governa ad utilizzare "falchi ammaestrati" e quindi "civilizzati" per "scacciare" i troppi colombi selvatici e incivili che da oltre vent'anni rovinano e distruggono i tetti delle case di Cortona, Camucia e Terontola.
Insomma, far buon viso al ritorno in massa dei falchi nelle nostre terre e utilizzarli per "scacciare" e quindi "non cacciare o uccidere" le colombe selvatiche.
Ivo Camerini