Questa estate, dopo le sue sorelle Fiorella e Graziella, che avevo già casualmente incontrato e conosciuto negli ultimi dieci anni, ho avuto la fortuna di fare amicizia anche con Alfiero Camerini, noto fabbro terontolese e figlio di Fernando, biscugino di mio babbo Gigi e ultimo abitante della Badia di Ginezzo, dove i Camerini, provenienti probabilmente dalla città di Camerino, nei secoli del Basso Medioevo , erano arrivati come contadini di quell’ Oratorio di Santa Maria alle Rocche o Badia di Ginezzo.
L’ Oratorio di Ginezzo, detto Badia, fondato nel Medioevo, sorgeva nel versante nord o delle Rocche ed era un fiorente convento femminile con chiesetta dedicata alla “Natività di Maria Vergine Santissima” e (come narra un anonimo sacerdote cortonese in un testo di metà millesettecento) fino al 1515 fu un beneficio del “Capitolo della Cattedrale di Cortona coi suoi Beni per opera del Sig. Cardinale Silvio Passerini”. Nel 1515, anno in cui, probabilmente, le suore se ne andarono, “le Case furono aggregate alla Cura di Casale non restando altro obbligo che di farvi la festa” e, successivamente, sempre molto probabilmente nel 1700, due fratelli Camerini migrarono dalla Badia uno in Fiume di Casale e l’altro in Cantalena, dove diedero inizio , sempre come contadini e poi come piccoli agricoltori proprietari, a due nuovi rami dell’ antica e laboriosa famiglia casalese.
I miei trisavoli dapprima furono contadini al podere dei Marzi e poi , nel 1861, acquistarono il podere di Fiume, vicino alla Chiesa di San Biagio e San Giusto in Casale, dove tutt’oggi abita l’ultimo dei Camerini, il prof. Francescoluigi.
I trisavoli del mio amico e lontano parente Luigi Camerini, che tutt’oggi abita in Cantalena con la sua famiglia, invece andarono come contadini nella libera Prioria di Sant’Agata e, molto probabilmente, sempre attorno alla metà del 1800, divennero proprietari di casa e agricoltori in proprio.
Raccontando questa nostra piccola storia ad Alfiero, Fiorella e Graziella, che, assieme ai fratelli Giancarlo, Massimo, Alessandro e alle sorelle Anna Maria , Iolanda e Alessandra, sono gli ultimi Camerini in parte nati alla Badia e in parte nati a Montanare, dove il loro babbo Ferdinando, ultimo Camerini ad emigrare dalla Badia, si trasferì attorno al 1950, mi hanno invitato a raccontarla pubblicamente per memoria dei rami di una famiglia montagnina di grandi e stimati lavoratori, che con il sudore della propria fronte e l’onestà cristiana del loro vivere fatto di felicità lavorativa, ha saputo riscattarsi dalla subalternità economica e farsi ceto medio cortonese proprietario di casa e di piccola attività agricola e silvicola, finalizzata alla sussistenza familiare.
Visto l’attacco sociale ed economico (forse una vera e propria guerra premeditata dei ceti ricchi e finanziari per riportare il popolo italiano all’antica divisione tra signori e poveri, che fu messa in discussione e solo in parte superata dai governi repubblicani del Secondo Novecento, a guida democristiana e socialista) oggi in atto contro l’odierno ceto medio italiano e cortonese , ho raccolto volentieri il loro invito andando a trovare a casa sua in Terontola il fabbro e maestro artigiano Alfiero Camerini con cui, anche a causa dei miei lunghi anni di lavoro passati a Roma, non avevo mai conversato a lungo o intrattenuto rapporti di frequentazione familiare.
Alfiero Camerini, figlio di Ferdinando ( il Nando della Badia, parente alla lontana di cui spesso mi accennava babbo Gigi) e di Pierina Arturi, nasce il sei aprile 1957 a Montanare , dove appunto i genitori si erano trasferiti come contadini agli inizi del decennio 1950.
Dopo aver frequentato le elementari e le medie nella vicina Pergo, Alfiero, appena quindicenne, va a lavorare come apprendista fabbro al Vallone nell’officina del Montigiani, dove rimane per ben trentasei anni, divenendo un vero maestro di fucina.
Nel 2008 si trasferisce, sempre come fabbro, alle Cave Bonucci di Trequanda e , nel 2018, si ritira in meritata pensione nella sua bella casa di Terontola, dove oggi però riamane poco perché, come mi dice la moglie, signora Antonella Grilli, che lui sposò nel 1980, “ è da mattina a sera fuori casa a fare l’orto e a curare i nostri ulivi”.
A sessantasei anni, babbo amato di Andrea e di Monica, Alfiero giustamente fa il pensionato attivo e si gode il suo uliveto e il suo orto, dopo tanto sudore e fatica regalate alla fucina di fabbro. A lui le congratulazioni de L’Etruria per la sua vita di maestro artigiano e per l’amore alle sue origini montagnine ed ai boschi della Badia di Ginezzo, dove talvolta torna a cercare funghi, restando addolorato per la tanta distruzione, vandalizzazione e abbandono di un luogo che ancora nei primi decenni del Novecento, quando ci vivevano i suoi genitori, era una piccola oasi pastorale ben tenuta, seppur non più fiorente e ricca come nei secoli del Basso Medioevo e del Rinascimento cortonese.
Nella foto di corredo Alfiero Camerini con il suo adorato cane Ciro.
Ivo Camerini