Caro amico, ti scrivo………A Mario Cherubini
Non è la voce del cantore di Piazza Grande che canta o,meglio,scrive: è quella di un cuore che piange la morte di un caro amico,Mario Cherubini che ha raggiunto la casa del padre nell’aprile scorso.
Ancora oggi,a distanza di qualche mese,mi sembra di essere ancora nella tua bottega, a parlare di tante cose e soprattutto a ricordare le “altre” giornate trascorse insieme nella spensieratezza della comune gioventù. Ma, scusa, Mario: ti ricordi della “brigata” che avevamo costituito insieme ai Proietti,Remigio,Carlo,Enzo,alle sorelle Carlini,alla Laura,alla Titina e altri. Spesso,insieme, si andava a S.Egidio,partendo di buon ora lungo la via Romana,cantando e scambiandoci le “perle” delle nostre bischerate,con la gioia e la freschezza di una gioventù che ci sembrava eterna e solida, sempre! Le ricchezze materiali possedute erano davvero poche,ma lo spirito e la gioia derivante dallo stare insieme era quello di ragazzi che si accontentatavano di poco.La scalata al S.Egidio metteva spesso me,più piccolo di te,in qualche difficoltà ed allora la tua stazza di “grande” subentrava e mi prendevi in collo aiutandomi.Poi,la meta:ed il primo appuntamento era la classica colazione,un po’ di pane,qualche salsiccia e,più di tutto, il “companatico” dello stare insieme giocando per la montagna.Poi ti vidi partire per Roma,la capitale,anzi nell’altro Stato,il Vaticano.Ma tornavi appena potevi,e si riprendeva quello “spirito” come se nulla si fosse interrotto.Ed era un vero “concistoro” con te che pontificavi sulle tue relazioni professionali con l’Alto clero,ma di questa conoscenza ne hai fatto sempre un uso caritatevole verso uno che ne avesse bisogno,senza rancori verso nessuno ma con disponibilità verso tutti.
Ancora oggi mi par di vederti seduto sulla panchina in Piazza del Comune –la sede lavorativa dei pensionati cortonesi – ad aspettare il tuo Lorenzo e mi chiedevi dei miei nipoti,i gemelli, della loro crescita e chiedevi sempre di portarteli a vedere.Ancora oggi hanno i tamburi che hai regalato loro e ricordano anch’essi le paste che ti portavano quando il nonno gliele comprava.
La tua bottega,vero “ombelico del mondo” come canterebbe il tuo Lorenzo – perché non era solo un luogo di poco commercio,ma era un ritrovo dove il piccolo mondo cortonese si incontrava e si scambiava notizie e tu,come un parroco ai suoi fedeli parrocchiani, distribuivi volentieri i “tuoi” santini, le foto di Lorenzo/jovanotti.
Ma ,lui,Lorenzo,era – e lo è stato per tutta la tua vita – il vero “ombelico” come sopra indicato: specie quando si avvicinavano le date dei suoi concerti e noi tutti a chiederti biglietti gratuiti.E tu accontentavi tutti,almeno finchè era possibile alla tua umanità generosa.Ma forse, era con me che hai avuto,senza mio merito alcuno, un particolare rapporto di affetto ed amicizia,visto quante volte mi hai cercato per chiedermi di accompagnarti a Firenze insieme alla famiglia. E’ un affetto,il mio verso di te,che forse non ho provato neanche per qualche mio familiare,perché i parenti si trovano,ma gli amici si scelgono. Ed è col cuore davvero che noi due ci siamo “scelti”in piazza,a bottega,in rugapiana e a S.Egidio.
Ad ogni modo. Caro Mario, gli amici –quelli veri , ed io stimo di esser tra questi – ti ricordano sempre, con affetto,simpatia,con lo spirito scanzonato che era la tua stessa essenza nel rapportarti con gli altri. Dall’alto dei cieli,dove ora tu hai aperto una nuova “bottega”,ricostruirai lo stesso clima di allora e passeremo di nuovo a trovarti, a scambiare quattro chiacchiere, forse per ricostruire un “vissuto” a noi molto caro e che sembra al crepuscolo: quello di una Cortona che fu.
Lucio Ricci