Cari lettori e care lettrici, nonostante tutto, nonstante il Covid- 19, con la seconda domenica di avvento in Cortona e dintorni si sono accese le luci natalizie ed allora, nonostante la presenza dell'invisbile coronavirus sars, Buon Natale!
Questo del 2020 sarà senz’altro un Natale diverso. Un Natale in pendolo tra paura e speranza, in pendolo tra dolore e gioia di un vivere quotidiano nuovamente difficile e avvolto nelle macerie di una guerra invisibile, di una bufera sanitaria senza precedenti per le nostre generazioni del Secondo Novecento, che sono entrate nel nuovo secolo con la quasi certezza della concretizzazione di un mondo migliore e si ritrovano invece a navigare nei mari procellosi di una globalizzazione selvaggia che, attraverso la quarta rivoluzione industriale e scientifica, quella della tecnologia informatico-digitale, sta spazzando via, senza alcun rispetto e in maniera barbarica, la civiltà millenaria dell’Italia cattolica, umanistica e dell’Europa cristiana che avevano illuminato il mondo per un lungo tempo secolare.
A Cortona, con una scelta criticata da alcuni, ma apprezzata da molti, la Giunta comunale ha deciso, pur nel rispetto delle norme anticovid, di dare visibilità cittadina e di arredo urbano al significato vero del Natale: quello di una festa cristiana.
Infatti, a differenza di altre comunità, Cortona, Camucia e Terontola hanno già acceso le loro luminarie tradizionali e, anche se in maniera essenziale e quasi spartana (cioè senza i tradizionali mercatini o notti bianche) innalzato i loro alberi natalizi in piazza e allestito segni tradizionali di omaggio alla tradizione religiosa, come il Presepe, e civile, come la Casa di Babbo Natale, dove i bambini potranno scrivere all’amato nonno che arriva in slitta invernale piena di regali e trainata da renne o da un cavallo, a seconda delle due tradizionali rappresentazioni iconografiche europee.
Questi segni di Natale cristiano sono molto importanti per la nostra comunità cortonese ancora legata alla forte cultura cattolica dei secoli passati, che aveva nella Curia , in Palazzo Vescovile e in Palazzo Vagnotti, le luminose stelle comete di una Piccola Patria unita e solidale che oggi in tanti rimpiangiamo.
Si, nonostante tutto il dramma, la tempesta politica, civile e sociale in cui oggi navigano l’Italia cattolica e l’Europa cristiana, il Natale 2020 cortonese sarà diverso, essenziale e spartano, ma, ce lo auguriamo di cuore, avrà l’atmosfera e i sentimenti del grande cuore cristiano dei nostri padri e dei nostri nonni.
Si, perché a Cortona ancora siamo in molti a sapere che il Natale è una festa religiosa cristiana, che ricorda la nascita di Gesù nella povera stalla di pastori a Betlemme. Siamo in molti a sapere che questa festa, seppur innestata dal Calendario liturgico di rito romano in quella precristiana del Sol Invictus, ci dice che sarebbe ora di chiudere le porte al ritorno degli idola neopagani , per difendere e tutelare la nostra religione universale, naturalmente ben guardandoci da quello che fanno altri che, ancora troppo spesso, invocano il loro credo per uccidere e martirizzare chi non la pensa come loro.
Noi siamo con Madre Teresa di Calcutta e con Papa Francesco che ci ricordano che “ è Natale ogni volta che sorridi ad un fratello e gli tendi la mano”, ma sappiamo anche che dobbiamo ragionare su un mondo che ha preso una strada che non ci piace: quella dei pochi capitalisti che stanno bene e comandano e dei tanti che dovrebbero accontentarsi delle briciole che cadono dallo loro tavola imbandita, cioè di essere dei nuovi Lazzaro davanti alla porta di casa del ricco Epulone ( cfr.: Vangelo secondo Luca 16,19-31).
Insomma, sappiamo che è arrivato il tempo di ragionare, anche nella nostra piccola comunità locale, sul fatto che, nel tempo della grande secolarizzazione, come ci ha recentemente ricordato il filosofo francese Jean-Jacques Wunenburger, il “sacro non è morto , ma ha cambiato pelle” e che non fa, per l’Europa e per l’ Italia, “il futuro disegnato da una società digitalizzata e senza storia”.
Una società digilatizzata e senza storia, cioè senza memoria del proprio passato, sarebbe senz’altro la tomba del cristianesimo e della civiltà, della cultura umanistica, come ci ricorda anche il bel libro “ Il futuro è nel nostro passato” della cortonese Fiorella Casucci, pubblicato dall’editore Calosci nel 2016.
Come ci suggerisce il professore dell’Università della Borgogna Wunenburger, allievo del grande Gaston Bachelard, è arrivato il tempo di dire basta “all’adattamento ai tempi (secolarizzazione), alla purificazione del simbolico (desacralizzazione) e all’ateismo (eliminazione del religioso)”.
Insomma, absit iniuria verbis, a voltare pagina in quel “cristianesimo, che ha potato il proprio immaginario e che, come nel protestantesimo iconoclasta e individualista, ha portato a soggettività e intellettualizzazione della fede. La religione cristiana è diventata più leggera nel contenuto dottrinale, ha filtrato il sacro , ma si è ritirata in una sfera privata rinunciando a dare senso alle società”.
Sono temi complessi, difficili, ma decisivi per guardare con speranza al futuro delle comunità locali, nazionali e sovranazionali, perché come raccomanda sempre il filosofo francese: “Il sacro apre spazi differenziati, spontaneamente indisponibili e che possono essere penetrati solo attraverso i riti…. L’essere umano insensibile al sacro è liberato da un peso interiore, emancipato da una zona di oscurità, ma anche impoverito, menomato, mutilato, limitato a una percezione e comprensione concettuale. Il sacro è la fonte dell’immaginazione umana che inizia con l’immagine sacra... La società postmoderna ha preteso di aver eliminato il sacro, le “vere presenze”…. Il religioso è un fatto sociale totale. Il fatto religioso fornisce alla società una fonte di narrazioni sull’origine e la fine, sui modi buoni e cattivi di agire e serve come matrice per l’emergere di forme di organizzazione sociale e di potere”, cioè della politica.
Che le luminarie essenziali, quasi spartane di questo Natale 2020 a Cortona e dintorni aiutino a passare un vero Natale cristiano, non solo nelle nostre terre. Un Natale cristiano e famigliare di cui oggi c’è davvero bisogno.
Intanto,amici lettori ed amiche lettrici, un sincero, fraterno Buon Natale! anche dal vostro modesto e "farfalliniano" giornalista di strada, che, a partire dal prossimo gennaio si prenderà un anno sabbatico di riflessione e di vita familiare a tempo pieno , pur rimanendo volentieri, come vicedirettore, nella riserva de L’Etruria, che, nel 2022, compirà centotrenta anni e di cui, nel lontano 1976, fu tra quei dieci rifondatori che ebbero il coraggio di salire le antiche scale di Palazzo Cristofanello per legalizzare davanti al notaio Paolo Bucciarelli il loro patto di ridare vita ad un giornale che , con la morte di Raimondo nel 1973, la famiglia Bistacci, proprietaria fin dai primi decenni del Novecento, aveva dichiarato chiuso.
Ivo Camerini