Nella mattinata dell’11 febbraio l’editore Giuseppe Calosci è stato chiamato alla Casa del Padre. La sua morte improvvisa e inaspettata ha gettato nel dolore non solo i figli Guido, Giulio, Gaetano e i parenti, ma tutti gli amici cortonesi, che, ancora l’altro ieri, lo avevano salutato in piazza o nelle strade e nei vicoli tra Via Roma e via Guelfa, cioè nella parte bassa della nostra città dove egli era nato ed abitava da ottantaquattro anni . I funerali si terranno in Cortona, nella Chiesa di San Filippo, venerdì 12 febbraio, alle ore quindici.
Giuseppe, Bepi per gli amici, portava bene , quasi da giovanotto i suoi non pochi anni ed ancora andava e veniva tutti i giorni da Cortona al Vallone, dove alla fine degli anni 1980 aveva spostato la sua laboriosa, prestigiosa ed antica tipografia, che risale al millecinquecento e che fino a quel momento aveva avuto sempre i suoi torni e le sue rotative nei fondi del nostro centro storico.
Appena venti giorni fa ero stato proprio al Vallone al suo stabilimento tipografico e mi aveva intrattenuto a lungo raccontandomi molte cose della sua vicenda di editore cortonese qualificato ed apprezzato nel non facile panorama italiano, dove egli si vantava di essere “un piccolo-grande artigiano dell’editoria italiana ancora dedita a stampare libri unici e rari. Un editore che aveva partecipato non solo alle rassegne romane di ‘Più libri più liberi’: Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, ma anche al Salone del Libro di Torino e che aveva portato il nome di Cortona anche nell’alta cultura accademica con i libri importanti come quelli di diritto romano stampati per i più grandi e rinomati professori delle università italiane”.
Di quella chiacchierata scrissi un articolo per L’Etruria cartacea, che, purtroppo, ancora non è uscito in quanto programmato per l’ultimo numero di febbraio.
Lo riprendo e riporto qui integralmente a ricordo e memoria di questo caro amico cortonese , che è stato editore per tantissimi anni del nostro giornale e che tanto ha dato a Cortona e ai cortonesi anche con il Comitato per il Centro Storico, che egli promosse e presiedette nei lontani anni 1970.
Il titolo che avevo dato all’articolo era: “Anche Giorgio La Pira veniva a Cortona a correggere le bozze dei suoi libri”
“Nei giorni scorsi alla ricerca di un libro sulla stazione di Terontola sono passato al Vallone allo stabilimento dell’Editore Calosci . Con mia grande sorpresa ho trovato il giovanotto ottantenne Bepi che mi ha fatto vedere non solo la grande collezione sulle Ferrovie storiche d’Italia, rammaricandosi di non aver potuto stampare però quello sulla nostra stazione, ma mi ha mostrato la storica collezione dei testi universitari di Diritto Romano stampati in Cortona dal suo nonno e dal suo babbo Guido dal 1912 al 1960 circa.
Si tratta di una collezione di libri di grande interesse culturale e storico che deve essere assolutamente protetta e assicurata alla cultura comunitaria cortonese. Spero proprio che chi ha compiti istituzionali pubblici provveda a mettere in sicurezza questo patrimonio editoriale cortonese che rappresenta uno vera rarità , una perla della cultura, storia e della dottrina giuridica italiana.
Da Edoardo Volterra a Salvatore Riccobono, da Mario Allara a Vittorio Scialoja, da Lauro Chiazzese a Gino Segre, da Guido Sensini a Giorgio La Pira, a Francesco M. De Robertis, a Gino Funaioli, a Vincenzo Arangio-Ruiz, ad Adolfo Berger (ed altri) hanno pubblicato i loro testi universitari con la Calosci editore.
Questo fa della nostra storica casa editrice uno scrigno prezioso da conservare e tutelare per una vera memoria attiva verso i cortonesi di oggi e di domani.
Simpatico il racconto che mi ha fatto Bepi sulle venute a Cortona del grande santo laico della politica democristiana Giorgio La Pira. Veniva a Cortona in treno da Firenze fino a Camucia dove arrivava di mattina presto. Da lì prendeva il postale fino a Piazza Signorelli dove lo attendeva il giovane tipografo di Guido Calosci, Silvano Capecchi.
Silvano lo accompagnava in tipografia in via Passerini, conversando amabilmente con il giovane professore che non se la tirava minimamente. Appena finita la correzione delle bozze, in attesa che la tipografia le riportasse sulle lastre a piombo e le ristampasse per il successivo controllo onde avere il “visto si stampi” del pomeriggio, Silvano inoltre accompagnava il professor La Pira in visita alle nostre chiese cortonesi oppure dalle suore di Clausura dove,sembra, il giovane studioso e cattedratico fiorentino si fermava a pranzo nella foresteria conventuale.
Insomma, un ricordo , una memoria preziosa questa del giovanotto ed amico Bepi che condivido volentieri con i lettori de L’Etruria, chiedendo a voce alta che su questo patrimonio culturale si facciano pubbliche prelazioni, affinché non vada disperso.
Un patrimonio che ha radici profonde e antiche. Infatti la Casa Editrice Calosci è un grande scrigno non solo della nostra cultura locale, ma anche di quella nazionale.
La nascita di questa casa editrice come tipografia cortonese risale alla notte dei tempi e Giuseppe Calosci me la racconta così: “Mio padre si chiamava Guido ed era un operaio tipografo, figlio dello stagnino Lorenzo, acquistò negli anni 1930 la tipografia da un certo signor Francini. Nella tipografia già si stampavano i libri sul Diritto Roman e si trovava dove ora c'è il ristorante "La Loggetta", però non al piano terra, ma al primo piano, con entrata in via Passerini, 4. Mio padre cedette a me la tipografia quando stavo per sposarmi, nel 1963; io la spostai all'inizio di via Roma denominandola "Grafiche Calosci", mentre prima si chiamava "Tipografia Commerciale". Mio padre regalava sempre alla nostra Biblioteca una copia di tutte le pubblicazioni che faceva; allora bibliotecario era il dott. Pancrazi, fratello di Pietro. Un'altra copia mio padre la donava al nostro Vescovo Mons. Franciolini. Io interruppi questa bella iniziativa quando ricevei un torto dalla Biblioteca. Fin dalla metà del '500 a Cortona si stampavano libri. Alcuni dovrebbero essere nella nostra biblioteca. Io posseggo infatti una copia riprodotta anastaticamente (anno 2014 a cura del dott. Mario Senesi) dello "Statuto del Castello di Foiano" del 1541. I tipografi della tipografia cortonese del '500 si chiamavano Antonio Mazzocchi e Niccolò Gucci. Questi insegnarono l'arte tipografica a Città di Castello, come è provato dal primo libro stampato a Città di Castello, una copia del quale fu acquistato dal compianto Paolo Gnerucci, antiquario bibliografo cortonese. Questa copia adesso ce l'ha qui a Cortona la sorella di Paolo, la professoressa Patrizia. Volume che io esposi nel 2019 a S. Agostino in occasione della mia mostra di libri della Casa Editrice. Quasi sicuramente quindi la mia tipografia risale ai primi del '500, naturalmente passata via, via a vari proprietari”.
Il noto scrittore e studioso aretino e castiglionese Santino Gallorini, appresa la notizia della sua scomparsa, così lo ricorda nella sua pagina Fb: “Ho conosciuto Giuseppe Calosci più di trent'anni fa. La prima volta andai nella sua tipografia, collocata sotto il Palazzo Comunale di Cortona, assieme a Monsignor Angelo Tafi (con lui nella foto) che doveva seguire una delle sue tante pubblicazioni.
Nel 1992 pubblicai con la "Calosci Editore" uno dei miei primi libri, quello dedicato alle origini di Castiglion Fiorentino. L'anno dopo fu la volta del libro su Montecchio Vesponi. E poi via, di libro in libro, fino a "Viva Maria e Nazione Ebrea". Assieme a Giuseppe abbiamo avuto un primo e un secondo posto al Premio Nazionale del Libro di Storia. Tanti ricordi e tante soddisfazioni.
Frequentare la sua Casa Editrice mi ha fatto conoscere tantissimi Autori di gran parte d'Italia. La sua collana dedicata alle Ferrovie minori italiane, credo che sia la più completa, con decine e decine di titoli. Ma rimanendo tra noi, da Calosci oltre a Tafi andavano a pubblicare Alberto Fatucchi, Antonio Bacci, Franco Paturzo, Enzo Droandi, e tanti altri. Mi voleva bene e io contraccambiavo. Ero entrato in confidenza e posso dire che Giuseppe era una Persona per bene. Molto onesto, corretto, pulito. E per queste sue caratteristiche a volte è stato penalizzato, da enti e associazioni i cui vertici gli facevano proposte "indecenti", a cui lui rispondeva di no, sdegnato.
Una volta l'ho visto con le lacrime agli occhi, perché non poteva andare a denunciare un "intrallazzo" che aveva toccato con mano, perché gli avevano fatto sapere che se lui denunciava, avrebbe smesso di lavorare ... Sempre pieno di iniziative, sempre pieno di entusiasmo.
A fine 2019 organizzò in Cortona, al Centro Convegni Sant'Agostino, una rassegna di tutte le pubblicazioni della Calosci Editore, chiamando gli autori a illustrare i loro lavori. Ci andai anch'io, a parlare della Battaglia del Trasimeno e del Viva Maria di Arezzo. Mi parlò dei suoi futuri progetti, quasi avesse trent'anni.
Caro Giuseppe, Grazie di tutto. Riposa in Pace, con Mons. Tafi, il Prof. Fatucchi, Don Bacci, Franco Paturzo e gli altri tuoi Autori che sono andati avanti”.
Anch’io, che ho avuto un bel rapporto di amicizia e di stima reciproca con Bepi, mi unisco all’amico Santino Gallorini nel condividere il suo bel giudizio umano su di lui. Giuseppe Calosci è stato una persona perbene, un grande lavoratore, un testimone e protagonista della cultura cortonese ed italiana.
Mi auguro di cuore che la sua improvvisa dipartita non cancelli i suoi progetti di rilancio della sua azienda tipografico-editoriale di cui mi aveva un po’ accennato nell’incontro di venti giorni orsono.
Ciao, caro amico Giuseppe!
Nella foto di corredo, Bepi con Mons. Angelo Tafi e un suo primo piano pubblicato su Fb dal figlio Guido.
Ivo Camerini