Tanta gente è salita o scesa ieri sera nella Canonica di San Pietro a Cegliolo per la recita del Santo Rosario in suffragio di Don Ferruccio Lucarini tornato , dopo mezzogiorno di ieri 12 giugno, alla Casa del Padre. Hanno guidato la preghiera per affidare a Maria,madre di Gesù, l’anima dell’amato e stimato sacerdote cortonese,il parroco della val di Loreto, don Garcia e l’arcivescovo emerito di Lucca S.E.Mons. Italo Castellani.
I funerali di Don Ferruccio si svolgeranno oggi , alle ore 16,00, nella Pieve di Sant’Eusebio e saranno presieduti dal Vicario generale della Diocesi Arezzo-Cortona-Sansepolcro , in quanto il Vescovo, S.E. Mons. Riccardo Fontana, si trova fuori diocesi per impegni pastorali.
Don Ferruccio Lucarini è stato un prete, un sacerdote, un importante personaggio di riferimento della gente cortonese, un mito della nostra chiesa. Da Cortona a San Pietro a Cegliolo, passando per Fasciano, Gabbiano, Chianacce, egli è stato il prete contadino per eccellenza. Quando nel 2017 pubblicai il libriccino “L’ultimo prete contadino” corredato di tante sue fotografie accumulate nell’arco di una vita vissuta sul fronte della pastorale evangelica, della solidarietà umana e del suo civismo da Comune rustico di carducciana memoria, lo feci molto volentieri, perché sempre mi aveva affascinato la sua lunga , ricca esperienza di prete contadino, di parroco di campagna.
Nelle mie intenzioni c’era l’idea di approfondire in maniera articolata la sua biografia davvero singolare e degna di memoria e di ricostruzione storica; invece quel suo primo ricovero in ospedale nel luglio 2017 e poi il ricovero alla Pia Casa per anziani in Gargonza mi spinsero a mettere da parte il mio progetto di pubblicazione accurata e a concentrarmi su di un istant-book di taglio giornalistico che portasse a conoscenza dei suoi amici e di tutti i cortonesi una vita fatta di semplicità e di Vangelo sulla frontiera sociale e civile della campagna cortonese. Una campagna dove egli ha sempre saputo piantare e tenere alta la bandiera della grande civiltà contadina cortonese valorizzandone usi, costumi, cucina povera e lingua dialettale. Insomma, ancorando quotidianamente la sua azione pastorale con la cultura atavica della Piccola Patria, della condivisione del “tozzo di pane” non solo tra i parrocchiani contadini, ma anche con i fratelli stranieri che, a partire dai primi anni del decennio 1990, cominciarono, senza soluzione di continuità, a bussare alla sua canonica, alla sua chiesa di San Pietro a Cegliolo.
Ho conosciuto Don Ferruccio Lucarini fin dai lontani anni 1960 quando ero giovane studente presso il seminario Vagnotti, ma la nostra amicizia si è approfondita e ha preso a condividere impegni e progetti nel marzo 1994 quando cominciammo a frequentarci per motivi di cultura popolare e di azione sociale. Fu in quell’anno che Don Ferruccio mi pose ripetutamente l’accento sulla crisi già in atto nelle campagne, sul tramonto di un mondo che tanto aveva dato alla nostra amata Italia e mi parlò del momento di particolare declino che stava subendo la sua festa parrocchiale della Sagra della Ciaccia Fritta, da lui fondata e voluta nel 1973 in occasione della festività dell’Immacolata, come momento di ritrovo e di ringraziamento per la fine della raccolta delle olive e come condivisione parrocchiale della classica cena con ciacce fritte, che le famiglie di allora facevano per assaggiare l’olio nuovo riportato a casa dal mulino dal capoccia, di solito sul far della sera.
Don Ferruccio, che nel 1973 aveva fatto costruire una grande padella su cui i suoi parrocchiani l’otto dicembre sfornavano nei primi tempi oltre tremila ciacce fritte, nel 1994 era abbastanza sconsolato in quanto negli ultimi due anni non era andato oltre le mille cinquecento e i giovani non s’interessavano alla festa per rimpiazzare i fondatori che ormai camminavano tutti nella cosiddetta terza età.
Da persona pratica e figlio di contadini gli proposi di darmi la possibilità di arricchire la sua festa con l’abbinamento di un Premio del Dialetto Chianino ( o chianajolo che dir si voglia). Insomma, di coniugare cucina e cultura contadina cortonese per richiamare a San Pietro a Cegliolo persone e personalità che potessero dare nuova linfa alla sua unica ed interessantissima Festa dell’Immacolata, trasformandola in una grande festa contadina territoriale di fine autunno e di inizio inverno.
Formai una giuria imperniata sugli amici poeti dialettali e cultori della civiltà contadina Rolando Bietolini e Carlo Roccanti e allargata, di anno in anno, ad amici cortonesi (e non) del mondo scolastico, giornalistico, culturale, militare , istituzionale e creditizio, trasformando il pantagruelico pranzo in canonica di Don Ferruccio dove convergevano tutti i preti di Cortona e suoi cari amici in un grande , tradizionale convivio contadino in cui tra una portata e l’altra , tra storielle, scherzi e battute popolari, questa giuria votava e assegnava gli allori poetici ai partecipanti al premio. Cosa che ebbe così tanto successo che si è realizzata fino all’anno scorso quando, pur non stando in buona forma fisica ci onorò ancora con la sua presenza e partecipazione. Mitica l’edizione del 2016, dove l’allegra brigata dei tre moschettieri (Bietolini, Camerini,Roccanti) volle scherzosamente premiare l’amicizia e la protezione di Don Ferruccio eleggendolo, assieme al popolo presente alla manifestazione, Papa Ferruccio Primo.
Dall’otto dicembre 1994 ho passato con Don Ferruccio quasi venticinque anni di Frste dell’Immacolata , vale a dire un bel lasso di tempo, che ha visto la manifestazione del nostro Premio crescere e vivere performances eccezionali come gli anni in cui accettarono il nostro Premio speciale della Civiltà contadina la scrittrice Frances Mayes, il maestro Franco Migliacci, il sindacalista Pierre Carniti, i vescovi Mons. Sante Sandrelli e Mons. Italo Benvenuto Castellani, il parroco del Duomo di Arezzo Don Alvaro Bardelli, il prof. Nicola Caldarone e il dottor Mario Aimi.
Annate memorabili per Don Ferruccio, per il suo Comitato guidato ora dai dinamici Paolo Caterini e Nicola Ottavi e prima ancora da Mario Ottavi e dall’attivissimo dottor Mario Bernardini. Tutti cegliolesi che, proseguendo l’azione dei fondatori della Sagra inventata dal loro parroco contadino, hanno saputo comprendere e mettere in campo ogni loro collaborazione e sinergia per la promozione della cucina povera dei contadini cortonesi, coniugata con la valorizzazione del nostro dialetto e della nostra cultura contadina.
Ora Don Ferruccio è salito in Cielo alla Casa del Padre, ma son sicuro che il suo sorriso bonario ( aperto al prossimo e allo straniero migrante) e quei suoi occhietti vivi e parlanti, che erano rimasti il suo biglietto da visita anche in questi suoi ultimi due anni di anziano ammalato, saranno sempre luce luminosa sopra il cielo di San Pietro a Cegliolo per tener viva la sua “ cortonensis rustica civitas” e per dare speranza e solidarietà ai suoi amati fedeli, ai giovani, suo costante punto di riferimento anche per il catechismo, ai tanti amici che vorranno ancora venire,di tanto in tanto, a visitarlo nella sua ultima dimora terrena, che da questa sera sarà nel cimitero accanto alla sua chiesa parrocchiale. Ciao , amico prete contadino! Ciao, caro Don Ferruccio!
Ivo Camerini