Il 27 gennaio 2021 a Cortona sarà una giornata della Memoria che ricorda in maniera forte e convinta cosa accadde il 27 gennaio 1945 quando l’esercito russo abbattendo i cancelli di Auschwitz rivelò al mondo la realtà del genocidio, della shoah in tutto il suo orrore, ma anche e soprattutto una giornata di ricordo del male vissuto e patito da cortonesi, come Renato Mariotti , visto dai bambini della Valdichiana, come il vescovo emerito di Fiesole Mons. Luciano Giovannetti (che è stato anche vescovo ausiliare di Cortona nei lontani anni 1978-1981) oppure raccontato in testi e libri di memorie cortonesi come quello della professoressa Barbara Gori : “Via dei Mandorli” ( cfr: https://www.letruria.it/cultura-e-spettacolo/barbara-e-il-nonno-una-storia-di-vita-contadina-e-di-guerra-subita-che-aiuta-i-giovani-di-oggi-a-capire-il-primo-novecento-4241 ). Oppure come il ricordare il gesto forte del nostro vescovo Franciolini che salvò nel suo palazzo vescovile tanti antifascisti ed ebrei e le grandi opere d'arte che oggi costituiscono il patrimonio prezioso del nostro Museo Diocesano.
Queste iniziative di memoria attiva e condivisa sono consultabili nel web e volentieri le segnaliamo ai nostri lettori.
La prima è dello storico e nostro collaboratore Mario Parigi che dedica un ampio articolo al cortonese Renato Mariotti, deportato a Mauthausen e morto il 19 aprile 2015 : https://www.letruria.it/attualit%C3%A0/renato-mariotti-e-il-giorno-della-memoria-7827
La seconda è il bel video “ Oltre il confine dell’uomo” , realizzato proprio per la giornata della Memoria 2021 dagli studenti dell’Istituto Luca Signorelli di Cortona e visibile su Youtube al link: https://www.youtube.com/watch?fbclid=IwAR1OA6vA1JGPY_vSqudrvgOTEOTZoVUD1jitjV1ujrs0PR2faEAsrzniFZI&v=6pwpTo2wsKQ&feature=youtu.be un filmato che si apre proprio con il racconto di Mons. Giovannetti che bambino di dieci anni sulla porta della Chiesa in piedi assieme ad alcune donne e anziani sotto la minaccia dei mitra tedeschi dovette assistere all'assassinio di 244 suoi cari concittadini, civili inermi rastrellati dall'esercito germanico.
Buona lettura e buona visione per un 27 gennaio cortonese che aiuti tutti a mantenere viva e forte una memoria attiva e condivisa , affinché certe tragedie umane non abbiano mai a ripetersi in nessun continente, in nessun angolo del mondo. Come scrisse Anna Frank: “Quel che è accaduto non può essere cancellato, ma si può impedire che accada di nuovo”.
Quando nell'ultimo anno della sua vita, nei giorni di tempo buono, portavo mio babbo Gigi novantatreeene e ammalato di cancro in montagna per la sua ora d'aria mi raccontò tante cose sugli anni della sua gioventù sotto il fascismo, della guerra e, in particolare, della sua roccambolesca e fortunata fuga da Nizza dopo l'otto settembre 1943. Una fuga ed una vita in clandestinità durata circa tre mesi e terminata , si fa per dire, qualche giorno prima di Natale 1943, quando di notte si ripresentò a casa dalla sua mamma e dai suoi fratelli in Borgo Casale per vivere nascosto, di giorno e talora anche di notte, nei loro boschi della Raca ,di Santarzo e, nei momenti del passaggio dei sodati tedeschi in ritirarta verso Città di Castello, alla Macchia della Giuanna nelle impervie Rocche, dove scampò al rastrellamento propedeutico alla strage di Falzano standosene chiuso in piedi in un castagno buso per ben due giorni con due sole fette di pane e da cui usci solo il secondo giorno per venti minuti per un suo bisogno corporale che andò ad espletare nel fiume Minima onde non creare odori per i cani sguinzagliati dai tedeschi nei nostri boschi per cercare i partigiani. Ma più che di queste terribili giornate si ricordava bene e ancora non riusciva a perdonare quegli sconosciuti fascisti cortonesi che nel 1936 non essendosi presentato un sabato a Cortona al Parterre (dove tutti i giovani maschi cortonesi dovevano andare a piedi per celebrare il sabato fascista della gioventù littoria) il sabato successivo al combrigliume al Torreone, mentre ritornava a casa, fu avvicinato da quattro a volto coperto che separatolo dagli altri coetanei di Casale ( erano in cinque ragazzotti) gli fecero bere a forza per punizione della mancata presenza del sabato precedente ( era stato al bosco a fare legna) una bottiglietta di chinotto contente olio di ricino. Arrivato alla Moscaia se la fece addosso e i suoi compagni lo derisero costringendolo a tornare a casa con loro tutto sporco e puzzolente. Mi disse che quella umiliazione non l'aveva mai dimenticata, lo aveva ferito per sempre e che per questo da bambino e ragazzo mi aveva educato ad essere antifascista e democraticocristiano. Il suo racconto mi ferì davero tanto, anche se me lo faceva ora che ero già quasi anziano e non diedi a vederglielo, sapendo bene che aveva ormai pochi mesi di vita. Lo racconto oggi nella giornata della Memoria 2021 per i lettori de L'Etruria, affinché i nostri nipoti, i nostri giovani cortonesi e chianini sappiano e, come ci invitò Anna Frank, si impedisca sempre che ciò avvenga di nuovo.
Ivo Camerini