L’Etruria

Redazione

Χριστός Ανέστη ! Cristo è Risorto!

Χριστός Ανέστη ! Cristo è Risorto!

Oggi è Pasqua e in tanti, ancora e nonostante il neopaganesimo e l’agnosticismo che dominano  la società italiana e mondiale di oggi, sappiamo che Gesù è morto e risuscitato.

Ma, come cambia la nostra vita, conoscendo il fatto che Gesù è risuscitato?”: ha domandato ieri sera, durante la celebrazione della Messa della Vigilia di Pasqua, il sacerdote cortonese ottantenne don Ottorino Cosimi ai pochi ( causa il nuovo lockdwon)  fedeli accorsi, nel rispetto delle regole anticovid, al Santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio.

Purtroppo -ha risposto don Ottorino - quando conosciamo una verità da tanto tempo, è facile dimenticare quanto essa sia incredibile e meravigliosa. Però, non c'è nulla paragonabile alla risurrezione di Gesù Cristo, e quanto essa trasforma la nostra vita, ogni giorno,anche in tempo di pandemia e per tutta l'eternità! Oggi più che mai abbiamo bisogno di riflettere sul fatto che tutte le benedizioni, tutta la nostra vita di cristiani è fondata sulla risurrezione di Cristo!

Cristo è risorto! Χριστός Ανέστη ! dicevano i primi cristiani salutandosi nel giorno di Pasqua. Diciamolo di nuovo anche noi oggi ai nostri parenti, ai nostri amici, ai nostri conoscenti in questo tempo di dolore e di sofferenza pandemica. Ricordiamo a tutti che prima di tutto che Gesù è morto per pagare la condanna del peccato, la condanna che ci destinava ad un'eternità di tormento. La risurrezione è la conferma che Dio Padre ha accettato il sacrificio di Gesù come pagamento per il nostro peccato. Come ci dice San Pietro:“Benedetto sia il Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, il quale nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, a una viva speranza per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti” . Cioè, siamo vivi in Cristo per mezzo della sua risurrezione. Gioiamo per questo evento, però, non fermiamoci alla nostra gioia individuale. Condividiamola in tutte le piccole e grandi comunità in cui viviamo. Domani e dopodomani e per tutta la settimana pasquale salutiamoci come facevano i primi cristiani e i nostri nonni cortonesi: Cristo è risorto! Buona Pasqua!

Riporto volentieri, anche se in abstract essenziale, le parole dell’omelia del decano degli ultimi  sacerdoti cortonesi. Don Ottorino Cosimi infatti in questo giorno di seconda Pasqua in lockdwon terrà aperta la sua chiesa tutto il giorno e sarà a disposizione delle confessioni individuali e celebrerà due sante messe: una al mattino e una al pomeriggio. Con lui saranno nelle chiese parrocchiali e nelle altre non parrocchiali  tutti i sacerdoti cortonesi. In tutte le nostre chiese infatti nel giorno di Pasqua  saranno celebrate sante messe, sia al mattino che al pomeriggio, cui, nel rispetto delle norme di legge, potranno partecipare coloro che lo vorranno.

Buona Pasqua allora da parte de L'Etruria anche a tutti i nostri sacerdoti, da don Giovanni Ferrari a don Luca Lazzeri, da don Aldo Manzetti a don Lesly e a don Garcia, a tutti i frati ,le monache e quelli di cui ora non ricordiamo i nomi. Buona Pasqua , in modo particolarmente fraterno,  a don Ottorino Capannini, a don Benito Chiarabolli, a don Ottorino Cosimi, a don Piero Sabatini a don Giovanni Tanganelli e al vescovo emerito di Lucca, don Italo Castellani, che si spendono ancora come giovanotti per il servizio religioso in Cortona e dintorni.

Ieri sera, durante la messa al Santuario del Calcinaio, ma anche in città e nelle nostre terre, un forte vento scuoteva finestre, tegole dei tetti ed alberi. Da laico e peccatore ho pensato che quel forte vento richiamava tutti noi ad ascoltare il vento di Dio. Cioè ad ascoltare nuovamente Dio che soffia sulle nostre delusioni, sui nostri dolori, sulle tribolazioni di questo non facile presente martoriato da una pandemia che morde l’Italia e il mondo. Un vento, quello di Dio, che invita a riflettere sulla resurrezione delle "ossa secche" dei corpi delle persone morte, ma anche sulla morte che non è mai soltanto fisica, ma che è anche quella odierna delle relazioni interrotte, dell’oppressione burocratica e istituzionale della nostra vita civile e sociale da parte di uno Stato che ogni giorno si sta facendo sempre di più “ primo etico”.

Naturalmente la riflessione non va fatta sull’imposizione di regole sanitarie che servono per difenderci dal virus, come l’uso della mascherina, del distanziamento fisico e dell’igienizzazione continua dei locali e delle mani. Regole che dovevano essere varate  già a fine 2019 quando ci furono i primi casi di Covid, ma va urgentemente fatta sulla tracotanza di un potere politico e statale assoluto che “riserva ai grossi e ai ricchi la libertà di un vivere su cui addirittura lucrare, fare affari e impresa  sulla pelle di chi sta male e di chi non può difendersi”.

Di fare affari, impresa e libero mercato, aggiungo io, sulla pelle di un popolo che, giustamente impaurito da un male sconosciuto e letale, sta  oggi rinchiuso in casa e , dall’iniziale “ andrà tutto bene”, sta cadendo nell’apatia e nell’insensibilità  civile, sociale e democratica.

Da più parti anche nei social si sente dire : “ non vogliamo pensare, non vogliamo sentire, vogliamo salvarci da soli e con tutte le scappatoie che ognuno potrà immaginare”.

Secondo me conservare , salvare i nostri corpi, le nostre cose ad ogni costo, rinchiudendoci tra le quattro mura domestiche, sarà troppo poco per il futuro del mondo.  Come si fa a credere che, se noi lasciamo gestire solo al potere governativo i duri fatti che, senza sconto, la natura e il destino oggi ci chiedono di affrontare , potremo essere una generazione vitale?  Se non portiamo dentro di noi la speranza cristiana della risurrezione, cioè se non apriamo le porte del nostro cuore e della nostra testa, come possiamo fare a credere nel futuro, nel domani vitale della nostra società ?

Credo che, come già ci disse  Ety Hillesum , morta ad Auschwitz nel 1943, sia compito di chi ancora ha cuore vero ( e non di pietra come i tanti governanti di oggi)  lanciare nuovamente un grido di speranza che faccia nascere un nuovo pensiero dai “ pozzi più profondi della nostra miseria e disperazione”.  Un nuovo pensiero che sia faro per il futuro dell’umanità. Un nuovo pensiero che partendo dal male come 'pro-vocazione'  sia appello condiviso di tutti all’instaurarsi di una nuova etica della compassione , della morale, della pietas,  dove la sofferenza del prossimo , dell’altro divenga per ognuno e , in primis per i governanti, un vero imperativo categorico ad eliminarla, a non tollerarla più nelle nostre società. Prima di tutto in quella italiana, che, da secoli, si rifà alla matrice del cristianesimo e dell’umanesimo  per costruire ed affermare la civitas terrena.

In tanti nel passato hanno denunciato lo scandalo della “giustificazione del  dolore del prossimo come  la sorgente di ogni immoralità” ( Lèvinas). Vedere ancor oggi  la terribile sofferenza di giovani ed anziani che muoiono soli, senza  il conforto dei loro cari,  ci riporta alla mente la denuncia  di Albert Camus , nel suo libro del 1947 ,La peste. Cioè   dello scandalo inaccettabile del dramma  del bambino dilaniato dal dolore della peste: “ La sofferenza dei bambini era pane nostro amaro, ma senza questo pane la nostra anima sarebbe perita di fame spirituale”.

Vedere tanti italiani del nostro “ piccolo è bello” chiudere i loro negozi, le loro imprese familiari strozzate da tasse ed esose tagliole burocratiche fa piangere il cuore di ogni cittadino sensibile ed umano. Ma allora perché, nonostante la tragedia pandemica dei tanti, troppi morti di coronavirus, “ l’orribile  che accade al prossimo  non ci chiama tutti alla sensibilità e alla prossimità?”, tanto per riprendere e attualizzare  ancora le parole di Lèvinas?

E’ un interrogativo che in questa Pasqua 2021, seconda Pasqua in lockdwon, ci dobbiamo porre con umiltà tutti, facendo proprio quanto ancora ci raccomanda il filosofo francese Emmanuel  Lévinas, morto nel non lontano 1995: “ Il regno di Dio dipende da me. Dio ha subordinato la sua efficacia- la sua associazione al reale e la presenza stessa del reale- al mio merito e demerito; ma proprio per questo  Dio regna attraverso la mediazione di un ordine etico, laddove un essere umano risponde di un altro. Il mondo è non perché persevera nell’essere, ma perché , attraverso l’operare dell’uomo, può essere giustificato nel proprio essere”.

Insomma , la provocazione che il male anche oggi ci dà,  per non cadere nell’apatia e nell’ indifferenza,  sia , per credenti e per  non credenti,  un  guardare al futuro , un  darsi da fare per costruire ed istituire una Cortona, un’Italia umane,  intese come gratuità concreta , come misericordia e pietas per l’altro, per il prossimo. Quel prossimo che,come ci ricorda ogni giorno Papa Francesco, è Dio stesso. Quel prossimo cioè che gli odierni modelli vincenti del capitalismo di rito calvinistico e nord-americano, con l’uso di parte  e perverso della rivoluzione tecnologica del vivere digitale ed informatico, tentano di cancellare dalla terra o di ridurre a suddito di “ loro signori”, facendo carta straccia del Concilio tridentino di metà millecinquecento e di quello romano di metà del millenovecento.

Un sincero, cordiale augurio di  Buona Pasqua 2020 a tutti i nostri lettori da parte di tutta L’Etruria.

 Ivo Camerini