Grazie all’invito dell’amico Marco Angelini, la sera del Giovedì Santo, come mostra la foto di corredo, ho partecipato alla Messa in Coena Domini nella piccola (ma molto mistica e connessa con il trascendente) Chiesa di Santa Chiara in Cortona. Al termine della santa messa, ho avuto l’opportunità di fare gli auguri di Buona Pasqua alle Sorelle Clarisse dello storico Monastero cortonese, che sono anche attente e fedeli lettrici del nostro giornale.
Rinnovo loro questi auguri anche pubblicamente, perché non solo sono molto legato alle Sorelle Clarisse per la bella amicizia ultradecennale di cui ho avuto dono attraverso le corrispondenze prima con Madre Colomba e poi con Madre Chiara, ma soprattutto perché quest’anno, il prossimo 13 maggio 2025, saranno ottocento anni del loro arrivo a Cortona.
Le figlie di Santa Chiara infatti sono state le prime religiose a prendere dimora fissa in Cortona . Vennero nella nostra città infatti il 13 maggio 1225, cioè circa quattordici anni dopo che San Francesco era venuto a Cortona e, sul costone del fiume che scende dal Sant’Egidio vi aveva fondato il terzo convento dei suoi seguaci: Le Celle.
Le Sorelle Clarisse arrivano a Cortona il 13 maggio 1225, ma non vengono a vivere dentro le mura , ma in basso, a circa ottocento/novecento metri dalla Chiesa di San Domenico, sui terrazzamenti pieni di ulivi sopra il Campaccio, in località Marignano, sopra la Fonte dei Saraceni. Una località che oggi porta il nome di “ Le Contesse “ . Il cambio del toponimo “Marignano” in “ Le Contesse “ ha una sua affascinante storia che qui non è possibile ricostruire dettagliatamente. Esso risale all’arrivo delle Suore Bendettine , che attorno al 1268 presero possesso del monastero, spostandosi da quello di Montemaggio dove erano sotto la protezione della Contessa di Montemaggio e i cortonesi presero a chiamare il posto con il nome “ La Contessa”, divenuto poi qualche secolo dopo “ Le Contesse”. Le Sorelle Clarisse crebbero notevolmente in maniera così veloce, facendosi stimare grandemente dai cortonesi che vivevano dentro le mura, tanto che dopo dodici anni dal loro arrivo cercarono un monastero più grande e da Marignano si sposatrono in Località Targe o Targia a circa trecento metri a nord-ovest del centro storico della nostra città. Il permesso di spostarsi a Targe ( l’ attuale posto cittadino zona cimitero monumentale) fu dato alle Clarisse il 20 maggio 1237 da Papa Gregorio IX .
Le sorelle , tra problemi legali con gli eredi dell’edificio e dolori, persecuzioni subite dai soldati aretini che ridussero in macerie il loro convento, nel 1258, a causa dell’occupazione e del saccheggio di Cortona da parte dell’esercito di Arezzo, fuggirono in esilio trovarono riparo a Tuscania e non a Castiglion del Lago come avvenne per gran parte dei cortonesi, che , nel 1262, guidati da Uguccio Casali riconquistarono la città e la ricostruirono dopo la distruzione operata dagli aretini.
Non sappiamo quando esattamente le Sorelle Clarisse ritornarono a Cortona, ma sappiamo che anche loro ricostruirono il loro convento in Targe e che nel 1298 erano un bel gruppo di oltre trenta suore e che si facevano amare e stimare per la loro dedizione alla preghiera, alla meditazione , alla carità, al lavoro dell’orto e della tessitura in conformità alla loro regola di vita.
Il loro convento cresce e si consolida e nel 1537 le Clarisse ricevono in dono dal vescovo Mons. Leonardo Bonafede il terreno e gli edifici diruti detti “ Pescaia “, sempre in Poggio, per costruirvi il loro nuovo monastero. Nello stesso anno ottengono da Papa Paolo II il permesso di costruire il nuovo e più grande monastero , che fu ultimato però nel 1578. Il passaggio definitivo dal vecchio convento di Targe a quello di Pescaia o del Poggio avvenne però l’11 settembre 1581 con solenne processione guidata dal vescovo di allora e dai canonici del Duomo. Le Clarisse in quell’anno erano contavano 45 monache e divennero una fiorentissima comunità religiosa che diede lustro religioso e culturale a Cortona fino al 1808, quando, con la conquista dell’Italia da parte di Napoleone, furono soppressi tutti gli istituti religiosi e soppressi i loro beni. Le Clarisse dovettero andarsene e non sappiamo dove si rifugiarono. Il monastero rimase vuoto e alla mercè dei ladri e degli occupanti francesi. Le suore vi rientrarono nel 1815 dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo e una parte del monastero fu adibita all’accoglienza delle fanciulle povere. Nel 1866 il monastero rientrò tra le soppressioni dei beni religiosi decretata dal Regno d’Italia e, dopo la sua chiusura del 13 marzo 1887, le suore anziane trovano ospitalità presso il Ricovero di Mendicità messo a disposizione dalla Badessa delle Circestensi. Il monastero, una volta messo all’asta, venne ricomprato però dalla monaca suor Concetta Cempini , aiutata economicamente dalla sua famiglia; le Clarisse vi ritornarono il 18 gennaio 1892. Tutte le regole della vita delle Figlie di Santa Chiara furono ripristinate il 28 marzo dello stesso anno, assieme alla clausura.
La vita del nostro monastero delle Sorelle Clarisse riprese appieno e rifiorì grazie alla guida e all’opera della Badessa Madre Serafina Tacchini , che morì a ottantaquattroanni, dopo aver traghettato il convento nel secolo del Novecento e averlo fatto rinascere come la bella primavera che ritorna dopo l’inverno. Una luminosa e fiorita primavera che è continuata per tutto il secolo scorso e continua ancor oggi con la guida di madre Luciana.
Una primavera quella novecentesca guidata da due grandi e sante badesse: madre Chiara e madre Colomba. Due storie di anime di Dio e di sorelle Clarisse tutte da scrivere, ma che hanno segnato tanto la mia anima di cristiano pellegrino. Porto nel mio cuore queste due suore (che ora sono in Cielo) per il bene che sempre mi hanno voluto non solo per qualche articolo scritto sulla loro comunità religiosa e per le belle e profonde chiacchierate avute con madre Chiara, ma credo anche per un gesto di aiuto che riuscii a compiere nei lontani anni 1970 quando, per un breve periodo, fui segretario particolare del Presidente del Senato. Un gesto di snellimento burocratico presso un ministero romano che la veneranda madre Colomba volle tenere in considerazione non solo con le sue preghiere, ma regalandomi anche una cesta piena di cantuccini e altri dolci toscani fatti dalle suore per l’apericena ( allora si chiamava rinfresco) del mio matrimonio con Fiorella Elena, che si tenne nell’antico refettorio dei Frati Minori di Santa Margherita il 15 dicembre 1979.
Questi auguri pubblici di Buona Pasqua alle Sorelle Clarisse di Cortona sono quindi dovuti si all’occasione religiosa della partecipazione, nella loro chiesa, alla santa messa del Giovedì Santo, ma soprattutto all’ottocentesimo anniversario del loro arrivo nella nostra città, che cade il prossimo 13 maggio e che L’Etruria sente il dovere di ricordare a tutti i suoi lettori e a tutti i cortonesi.
Ivo Camerini