Mia mamma, contadina e appartenente alle generazioni di uomini e donne del primo Novecento cresciute senza scolarizzazione, ma nella devozione religiosa delle domenica in chiesa, diceva sempre ai suoi coetanei cacciatori: “ gli animali vanno uccisi , ma non straziati, usate i fucili, ma non i lacci, le spranghe e i veleni. Anche loro sono figli di Dio e la morte deve avvenire in combattimento, non con il tradimento e lo strazio”.
Queste parole, udite quando avevo sui cinque anni, mi son rimaste sempre impresse in zucca e mi son tornate subito in mente quando ieri un cittadino cortonese mi ha fermato in Porta Colonia e mi ha consegnato queste due foto, qui riprodotte in collage e da lui scattate nei giorni pre-ferragosto ai margini del suo orto collinare in località Torrino.
Mi ha chiesto di pubblicarle su L’Etruria a monito di tutti i bracconieri che, secondo lui “sono molti e conducono una sporca guerra ai tanti ungulati che ormai invadono le nostre terre spinti verso le colline e la pianura dai lupi che hanno preso possesso della montagna cortonese”.
Le pubblico volentieri perché questo piccolo cinghialino, che è riuscito a strappare il laccio, crescendo soffrirà dolori grossi con questa corda o fil di ferro scorsoio al collo e probabilmente morirà di stenti.
Alla notizia, che da giornalista francescano di strada evito di commentare con inutili panegirici,aggiungo solo l’interrogativo con cui il cittadino cortonese, sensibile ai diritti degli animali, mi ha consegnato le foto: “ ecco come una persona anche in questo tempo di pandemia e di dolore generale si riduce ad essere un bracconiere infame che non ha pietà per gli animali in cerca di cibo e come non si fa scrupolo di straziarli per un pezzo di carne di un animale che verrà poi ucciso a sprangate o con la mazza di ferro come in diversi mi hanno detto che fanno coloro che mettono i lacci per catturare i selvatici. Io so che certi metodi sono reato penale e vorrei che L’Etruria pubblicasse queste foto per ricordarlo non solo a questo delinquente, ma a tutti i cortonesi”.
Noi ,caro cittadino cortonese, che giustamente hai chiesto di restare anonimo, come Etruria, pubblichiamo non solo queste tue foto e ma anche integralmente le tue parole, perché aggiungiamo con sicurezza che anche i nostri lettori cacciatori sono d’accordo con il tuo dolore e con la tua denuncia. I cacciatori cortonesi veri infatti sono amanti e rispettosi dell’arte venatoria, delle norme di legge e condannano la violenza bruta e selvaggia. Infatti non hanno niente da spartire con i bracconieri.
Ivo Camerini