L’Etruria

Redazione

Nella chiesa di Terontola l’ultimo saluto a Santi Zappini

Nella chiesa di Terontola l’ultimo saluto a Santi Zappini

Nel pomeriggio del 10 gennaio 2023, nella Chiesa di San Giovanni Evangelista in Terontola, una grande folla di amici e conoscenti si è stretta attorno a Lucia, a Silvia, a Domenica e ai familiari tutti per l’ultimo saluto a Santi Zappini, uomo buono, persona esemplare e lavoratore instancabile.

Santi è tornato alla Casa del Padre l’ otto gennaio 2023 ,in maniera quasi improvvisa, dopo che il suo forte fisico è stato assalito in novembre da un male incurabile, che in meno di due mesi ha avuto la meglio sulla sua grande  forza di resistenza e di attaccamento alla vita.

Figlio della nostra amata montagna cortonese, Santi ( o Santino, come lo abbiamo sempre chiamato noi suoi coetanei) lasciò presto i suoi monti natii per vivere quasi tutta la sua infanzia ed adolescenza in vari collegi per poi inserirsi con grande passione e professionalità nella realtà lavorativa dei grandi magazzini Upim di Arezzo.

Nel febbraio 2007, al momento del suo pensionamento, il nostro giornale gli dedicò un meritato articolo intitolato “ Auguri, Santino!”.

Ieri, dopo la mia visita alla camera ardente allestita nella sua amata casa di Borgo Riccio, sono andato a ricercare e rileggere quel mio scritto di allora, che qui di seguito ora riporto per i lettori odierni  de L’Etruria, come omaggio e riconoscenza ad una storia di vita di una bella persona,  amica di tutti, che merita davvero di essere additato ad esempio della nostra piccola, grande umanità cortonese.

Scrivevo nel febbraio 2007: “Dopo oltre trentacinque anni di lavoro all’Upim di Arezzo, Santino Zappini dall’inizio di quest’anno è stato collocato, come si dice, in meritata  pensione. Trentacinque anni presso una stessa azienda sono tanti e quando poi ci si è guadagnati l’amicizia e il rispetto di tutti i colleghi di lavoro e di tutti i quadri dirigenti si può davvero dire che il distacco dal livello produttivo aziendale diviene un momento davvero importante e di significativa emozione non solo a livello personale, ma anche per quella realtà-impresa, che un grande del lavoro italiano, Adriano Olivetti, ebbe il coraggio di definire come “comunità”.

E Santino nella sua piccola grande comunità lavorativa dell’Upim di Arezzo (che è una realtà di grande rilievo nel contesto Company di questa catena di supermagazzini, che, dal 1928, ha rappresentato il commercio di qualità, a prezzi giusti e popolari nel nostro paese) è stato un vero impiegato modello rispettato da colleghi e dirigenti. Un esempio positivo di professionalità e di attaccamento alla vita aziendale. Un punto di riferimento per le tante colleghe commesse alla vendita, anche le più giovani, che hanno sempre trovato in lui, bontà umana e sinergia funzionale nella realizzazione delle varie fasi del marketing quotidiano. Ma Santino è stato un punto di sicurezza e di affidabilità anche per i suoi superiori, che sempre sapevano che in lui avevano un lavoratore che avrebbe assolto al meglio le mansioni assegnategli. Per parlare della stima dei suoi dirigenti e dei suoi colleghi non basterebbe un’intera pagina del nostro giornale, tanto è stato apprezzato e benvoluto Santino in questi suoi trentacinque anni aretini. Santino è stato un grande lavoratore pendolare su Arezzo e sempre è arrivato puntualissimo al suo lavoro. Certo ora non lo vedrò più correre trafelato al treno nella Stazione di Terontola e a me, pendolare su direzione opposta alla sua, mancheranno i suoi sempre cortesi saluti e il suo sorriso di persona buona. Ma, essendo egli nativo della montagna cortonese come me, spero che qualche volta, soprattutto in estate, lasci la sua bella casa di Riccio e salga frequentemente in quel di Casale dove, agli Armari, nacque nel 1949 da Rosa Camerini ed Angelo Zappini e dove trascorse i suoi anni d’infanzia, prima di vivere la sua adolescenza, in pratica quasi tutti gli anni 1960, nei collegi di don Orione e di don Gnocchi tra Milano e Porto Potenza Picena.”

Ciao , caro Santino, figlio di Rosa e di Angelo, mio caro biscugino e soprattutto carissimo fratello di latte. Senz’altro quando ti attaccavi al seno di mia mamma Rina, io, essendo più piccolo di qualche mese, forse nemmeno me ne accorgevo; nella vita però ci siamo sempre stimati e voluti bene, nonostante la lontananza del vivere e ti ringrazio per il bel sorriso, che sempre mi hai regalato ogni volta che ci siamo incontrati, anche per strada.

Quel tuo bel sorriso rimarrà indimenticabile  nel mio cuore e in quello di tutti coloro che ti hanno conosciuto. Soprattutto rimarrà in eterno  nei grandi, addolorati cuori di tua moglie Lucia e  della tua meravigliosa  figliola Silvia, che con le dolci e commoventi parole di pubblico saluto,che ti ha indirizzato al termine della Santa Messa funebre, non solo ti ha reso onore con l’amore immenso della figlia che ti ha nominato come il “padre migliore del mondo”, ma con un epicedio  degno della donna colta e laureata, che tu hai contribuito a formare, sostenendola sempre nei suoi studi e nella sua attuale professione di docente.

Che la terra ti sia lieve, Santino. Soprattutto:  Buona strada nelle eterne praterie della Gerusalemme Celeste, dove "possa  la strada alzarsi per venirti incontro, / possa il vento soffiare sempre alle tue spalle,/ possa il sole splendere sempre sul tuo viso”.

A Lucia, Silvia, a Gabriele, ad Alessandro ed Edoardo, alle sorelle Anna, Domenica e Marcella, ai nipoti e alle nipoti , ai parenti tutti le mie  cristiane condoglianze, assieme a quelle dell’Etruria.

Ivo Camerini