Grande successo ieri sera, al Centro sociale di Terontola, dello spettacolo in lingua dialettale messo in scena dal professor Sergio Angori e dai due “fini dicitori” del dialetto cortonese Rolando Bietolini e Carlo Roccanti: Cortona liberata dagli aretini.
Come mostra la foto di corredo, davanti ad una platea affollatissima di terontolesi e cortonesi, infatti, per oltre due ore, Angori, Bietolini e Roccanti hanno ricostruito e fatto rivivere una pagina epica della nostra storia, riportandoci nella Cortona del secondo 1600 e dei primi anni 1700 quando Francesco Moneti, un frate francescano spirito libero e indipendente dal potere, con i suoi libri e con la sua satira castigò gli arroganti locali e nazionali al governo di allora, facendosi portavoce del popolo sofferente e schiavizzato che era senza voce e senza diritti.
Cortona in quel tempo aveva più di centosessanta preti secolari, circa duecento frati e trecento monache che non sempre stavano dalla parte della gente comune, che ha stento sbarcava il lunario ed anzi erano spesso servitori di un potere vescovile dittatoriale e becero attento più agli affari e alle godurie epicuree che non alla recita delle lodi e dei salmi del Signore.
Vescovi cortonesi dittatoriali proprio come quel vescovo Guglielmino di Arezzo, che, nel buio fondo della terribile e triste notte tra il primo e il due febbraio 1258, con la complicità di alcuni traditori e lecchini del potere ( razza di persone che non mancano mai e abbondano anche oggi) , mise a ferro e fuoco Cortona, occupandola per più di otto mesi quando i cortonesi ,scampati al massacro e rifugiatisi in Castiglion del Lago, sotto il comando di Uguccio Casali, riuscirono a cacciare gli aretini , a sconfiggere il loro vescovo "satanasso" e a riprendere possesso della città, dandole un proprio libero , indipendente governo sotto la Signoria dei Casali ed eleggendosi un proprio vescovo e fondando una Diocesi autonoma da Arezzo.
Insomma, a Terontola ieri sera è andata in scena una vera, piacevole lezione di storia cortonese, che ci auguriamo possa trovare presto spazio anche nelle aule delle nostre scuole per tramandare ai giovani di oggi una pagina di storia locale piena di libertà e di spirito critico verso il potere al governo locale e nazionale. Una pagina di storia, che, attraverso la vis polemica dei testi del Moneti, è di grande attualità e utilità per coltivare anche oggi la libertà e l’autonomia del popolo cortonese minacciato da una crisi economica, sociale e religiosa peggiore di quella causata da una guerra perduta.
Ivo Camerini