Con il titolo “ Lo zuccherificio castiglionese. Locomotiva di trasformazioni socioeconomiche”, è uscito da poco più di un mese, per i tipi di Intermedia Edizioni, il bel saggio storico di Ferruccio Fabilli sullo Zuccherificio di Castiglion Fiorentino.
Si tratta di un volumetto molto snello, ma ricco di documentazione storica e ricostruzione letteraria che, come si dice oggi, fa un significativo focus su di una realtà economica che fu progresso di sviluppo agroindustriale e di crescita sociale non solo per Castiglion Fiorentino, ma per l’intera Valdichiana aretina.
La fabbrica agroalimentare, che per oltre quarant’anni è stata il fiore all’occhiello dello sviluppo e della visione democratico cristiana per la costruzione e crescita dell’Italia novecentesca del secondo dopoguerra mondiale, fu realizzata grazie alla lungimiranza politica di Amintore Fanfani, che la inaugurò in qualità di Presidente del Consiglio nel 1962.
Come noto, Fanfani ebbe sempre un occhio di amore spassionato per la sua terra natia e nel non facile momento di contrasto politico, educato e rispettoso del pluralismo ideale allora in essere, volle in Castiglion Fiorentino, unico comune di questa nostra amena vallata governato dal Biancofiore, questa impresa economico-industriale della trasformazione dei prodotti agricoli proprio per dare una bandiera concreta di contraltare a chi sognava i kolchoz sovietici o la pianificazione stalinista.
Il saggio storico di Ferruccio Fabilli con la sua attenta e scrupolosa rilettura di questa nobile pagina di storia democristiana chianina ed aretina, densamente arricchita di una documentazione iconografica davvero straordinaria ed inedita , ci restituisce nel suo omaggio ad Aminorre Fanfani e ai democristiani di allora, spazzati via dalla crisi del 1993, una bella fotografia a nitidi colori di un cammino sociale ed economico, che influì e contruibuì a cambiare radicalmente tutta la Valdichiana.
Lo Zuccherifico castiglionese non fu solo una fabbrica a vantaggio dei soli produttori di barbabietole, ma attraverso il lavoro fisso e stagionale ( centomila giornate lavorative già nel settembre 1962, cfr.: pag.20) fu quel vero sostegno sociale che manca allo sviluppo italiano di oggi, tutto ripiegato sul welfare inteso come reddito di cittadinanza o di soldi buttati giù dalla finestra come elemosina antropologica e briciole che devono inevitabilmente cadere dalla tavola del ricco Epulone. Fu una fabbrica della cultura democristiana del lavoro inteso come progresso, sviluppo ed emancipazione delle masse contadine dalla subalternità. Fu una scommessa democristiana vincente fin quando la Dc delle origini restò se stessa con il suo popolarismo sturziano e con il laburismo dossettiano, interpretato e realizzato da Amintore Fanfani con i suoi incarichi istituzionali di Ministro del Lavoro, Ministro degli Interni, Ministro degli Esteri e, naturalmente, di Presidente del Consiglio.
Un presidente del Consiglio che il nove settembre 1962, come riporta Fabilli, nel suo discorso inaugurale, non esitò a sottolineare che lo Zuccherificio era “ l’utile esempio di collaborazione tra capitale privato e capitale pubblico al fine di garantire il lavoro e il progresso economico e sociale in zone particolarmente sensibili alla crisi di trasformazione dell’agricoltura come, appunto, la Valdichiana”( cfr.: pagg.20 e 21).
A Fanfani e agli altri democristiani aretini e castiglionesi Fabilli riconosce il merito di aver realizzato, concretizzato anche in Giuncheto/Cesa di Castiglion Fiorentino le grandi idee ricostruttive lanciate da Alcide Degasperi nel programma Dc del 1943/1944, quando l’Italia era ancora sotto la dittatura nazifascista e dilaniata dalla tragedia della guerra.
E questo lo sottolinea molto bene il grande economista, studioso e storico universitario Giulio Sapelli nella sua prefazione, quando inquadra giustamente questo saggio di Fabilli come una utile ricostruzione a comprendere il “ ruolo svolto dall’imprenditore politico, ossia dall’assunzione della potestà economica di creazione di attori economici da parte della potestà politica” ( cfr.: pag.10).
Insomma , l’illustre professor Giulio Sapelli qui riconferma i suoi legami di amicizia con Cortona e con la Valdichiana, ricordando nel suo scritto l’importanza della collaborazione culturale avvenuta nei decenni passati con le Fondazioni Feltrinelli e Giulio Pastore , di cui fui anch’io, negli anni fine 1970 e primi 1980, un modesto intermediario : tra l’allora sindaco Ferruccio e il professor Sellino per Cortona e, per Castiglion Fiorentino, tra il mitico sindaco Giommo e i professori Saba e Marongiu. Ed inoltre con questa prefazione dà l’imprimatur accademico ad un libro, che, con la sua ricca, inedita documentazione ( cfr.: pagg. 49-125), restituisce alla bandiera del Biancofiore, allo Scudo crociato della Dc ciò che storicamente le appartiene nelle nostre belle terre di Valdichiana.
Un libro che tutti ci auguriamo possa portare consiglio a chi governa per una nuova utilizzazione di questo complesso agroindustriale che oggi versa nel più completo abbandono, quasi da "giuncheto" di ritorno.
Per saperne di più: Ferruccio Fabilli, Lo zuccherificio castiglionese, Edizioni Intermedia,2021.
Ivo Camerini