Nella serata di sabato 29 giugno scorso, nel bellissimo impianto del Parterre di Cortona, sede del locale tennis club, un pubblico scelto ha assistito alla rappresentazione teatrale “Una storia di tennis” da un’idea di Iodix con Andrea Iodice, Ilenia Leoncini, Marco Bastianelli, Marco Bernabo’ e Iacopo Cupelli, tutti bravissimi attori che hanno saputo interpretare il loro ruolo in maniera appassionante e coinvolgente.
La trama si snoda attraverso la risoluzione di un “giallo”, un commissario indaga sull’uccisione del tennis antico sostituito dal tennis moderno; al protagonista della commedia il tennis antico piaceva moltissimo, era fatto di gesti di classe pura, di volee’, veroniche e ogni colpo era un’ opera d’arte, un ricamo, sembrava di giocare al rallentatore e si respirava la magia di questo sport rispetto al tennis moderno dove viceversa l’aspetto fisico e mentale è prevalente rispetto a quello tecnico.
Il “mantra” diritto-rovescio, diritto-rovescio, che ripete spesso il protagonista ne è la dimostrazione, oggi i giocatori scendono raramente a rete, è un tennis sicuramente più monotono, meno vario, anche per chi guarda e per chi non ne capisce in maniera profonda i dettagli e le piccole sfumature; tutto è cambiato , la potenza ha preso il sopravvento e vince il giocatore che tira più forte.
Tutto è nato dal cambio delle attrezzature, una volta con le racchette di legno più pesanti non potevi imprimere tanta forza alla palla, oltre a ciò oggi le palline sono più veloci, racchiuse in un tubo metallico “senza poter respirare” , un tempo c’erano le Pirelli, bianche, candide, conservate in una semplice scatola di cartone che quasi ti spiaceva di lì a poco sarebbero diventate rossastre di terra e quindi nostalgia per gli incontri a squadre, il doppio di spareggio, le cene con i compagni di squadra prima del ritorno a casa.
Poi il tennis come metafora della vita, si ricorda Agassi, tennista americano divenuto immortale grazie alle sue tante vittorie al quale il protagonista si “vanta” di assomigliare (in tanti glielo dicono) e la sua metafora del tennis come linguaggio della vita, “i punti diventano game, che diventano set, che diventano tornei ed è tutto strettamente collegato che ogni punto può segnare una svolta; ciò ricorda il modo in cui i secondi diventano minuti, che diventano ore, e ogni ora può essere la più bella della nostra vita. O la piu’ buia. Dipende da noi”.
A margine di questa bellissima rappresentazione teatrale-tennistica vogliamo pur fare una breve considerazione o riflessione finale; è anche giusto e affascinante evolversi, non possiamo rimanere a 50 anni fa, la vita è continuo cambiamento e così lo sport che ne fa parte.
Giusto quindi essere nostalgici per il tennis passato, ma senza demonizzare il tennis attuale che comunque rimane sempre uno sport affascinante, di sacrificio più di un tempo dove avevi i tuoi risultati soprattutto con il talento che oggi non basta più.