Oggi più che mai, l’opinione pubblica avverte le necessità che la sanità pubblica venga posta al centro dell’azione politica di ogni livello, poiché alcune deficienze stanno provocando, in particolare tra i più fragili, gravi disagi a detrimento dell’equità, universalità e solidarietà sulle quali poggia il Sistema Sanitario Nazionale , per decenni vanto del nostro paese.
Va da se che l’obsolescenza del DL 502/92 e di alcuni provvedimenti successivi, unitamente all’imperfetta aziendalizzazione delle USL ed al continuo accorpamento delle stesse (in 20 anni da 659 sono scese 146 - in Toscana da 34 a 3) , non hanno aiutato la progettazione, ne stimolato la condivisione di modelli organizzativi tra i soggetti preposti a soddisfare i bisogni dei cittadini. Per giunta, il crescente accentramento dei luoghi decisionali già adesso emargina intere popolazioni residenti nelle periferie.
La naturale conseguenza di tutto ciò, è stata l’accentramento ovunque dei servizi e quindi delle risorse che hanno reso particolarmente deboli i Presidi periferici, a salvaguardia dei quali, “l’ospedale in rete” e l’organizzazione per “complessità di cura” nulla possono, se a governare il sistema, resta una oligarchia di tecnici che non risponde direttamente ai cittadini in quanto “veri azionisti” delle ASL. Intanto, infranto il mito “dell’economia di scala” applicata a questo settore, la sanità privata, con i soldi pubblici, da integrativa è divenuta concorrenziale e assorbe ben oltre 1/4 della spesa totale.
Ormai da più parti viene invocata la “quarta riforma “ sanitaria capace di ridare nuovo equilibrio al SSN, alla luce dei tanti problemi emergenti che la ventennale razionalizzazione non è riuscita a risolvere. E’ urgente rivedere il sistema di finanziamento della sanità, i rapporti pubblico- privato ma anche il ruolo dei sindaci e delle OO.SS. interne alle strutture, badando tuttavia a non modificarne i valori fondanti che hanno ispirato il legislatore nella stesura della L 833/78.
L’attuale politica italiana deve responsabilmente riflettere su ciò che sta accadendo e si deve convincere della necessità di intervenire rapidamente in modo da scongiurare, in caso di invarianza della spesa storica , un welfare contrattuale che di fatto affosserebbe il SSN. Ad oggi oltre il 25% dei cittadini usufruisce di prestazioni integrative garantite da Compagnie Assicurative ed il “trend” è in forte crescita.
Sarà bene che tutti i sindaci, quindi anche quelli del nostro Distretto, mostrino maggiore interesse ed attivismo sui temi della sanità. Devono prendere coscienza che essi stessi concorrono, tramite la Conferenza, alla Governance della ASL e per questo devono usare i mezzi disponibili per ottenere almeno una ridistribuzione più equa dei servizi.
Come è possibile non accorgersi della palese disparità di allocazione dei servizi ospedalieri nell’ambito della Valdichiana. Sia in quella senese che in quella aretina i bacini di utenza non raggiungono la soglia di 80.000 ab. ( soglia. per l’ospedale di base), ma l’Ospedale di Nottola disponendo di 9 Unità Operative Complesse si configurai non come ospedale di base, bensì come ospedale di 1 livello ( soglia 150.000 ab).
Per contro l’Ospedale S.Margherita dispone solo di 3 U.O.C. nonostante la differenza tra Bacini di Utenza sia di poche migliaia ( V.senese 62.000 –V.aretina 53.000 ) rischia di essere classificato come ospedale di prossimità. Gli ultimi dati confermano appieno questa evenienza, visto che la somma dei ricoveri per acuti di tutte le branche (indice che attesta la necessità di un vero ospedale ), dal 2019 al 2022 è scesa da circa 1800 a 1000 con un decremento di oltre il 40%. Anche la comparazione con Ospedali più piccoli vede quello del nostro Distretto come il più penalizzato ( nel 2022 l’Osp. di Sansepolcro ha effettuato ben oltre 1000 ricoveri quello di Bibbiena quasi il doppio).
A discolpa di quanto accaduto al S.Margherita la ASL si è fatta scudo, prima della carenza di specialisti poi della pandemia, ma le ragioni principali stanno nella poca attenzione che essa ha rivolto a questa parte di Valdichiana ( dopo due anni ancora no ha provveduto nemmeno a riaprire il Bar interno che tanto sarebbe servito agli operatori durante la pandemia). Immaginare, come pare stia facendo la ASL, di compensare la perdita delle attività chirurgiche con servizi a basso impatto sociale al pari della PMA e della Medicina rigenerativa, vuol dire assegnare ai cittadini di questo Distretto il ruolo permanente di migranti sanitari per eccellenza.
Per scongiurare questa condizione, alla Conferenza dei Sindaci di questo Distretto non rimane che rivendicare pari sicurezza dei servizi ospedalieri nell’ambito della ASL e chiedere usque ad finem et ultra, in attesa di eventuali nuove formulazioni, il rispetto e l’applicazione dell’ Atto di programmazione della salute locale, previsto dalla legge regionale, già redatto e firmato da quattro degli attuali cinque sindaci, unitamente alle OO.SS. confederali locali.
Dr. Luciano Gabrielli, già assessore alla sanità ospedaliera cortonese e resposnsabile del Lab.Analisi Ospedale Santa Margherita