Nella mattinata dell' ultimo venerdì di febbraio al solito mio bar circolo culturale camuciese c’ erano molte giovani donne e molti giovani uomini, che prima di andare al lavoro sgarruppato , cui , obtorto collo per non emigrare, oggi devono sottostare e piegare la testa, discutevano in maniera più pacata del solito sull' attuale decadenza dei diritti e della politica nella nostra piccola patria di Cortona e in quella più generale, più grande dell' Italia e dell' Europa.
Seduto a prendere il mio caffè con le amiche Clara ed Anna, anche loro malpagate , ma più fortunate perché con lavoro in camucia, ho ascoltato discussioni molto interessanti e non mi son lasciato sfuggire l’occasione per estrarne alcune e riportarle a voi amici lettori, in quanto si tratta di quella ‘voce del popolo’ ormai bandita dal potere e dai comodi e ricchi.
Primo avventore
"Ragazze, lo sapete che el mi babbo ieri mi ha raccontato che ai su' tempi alla mattina il caffè si prendeva in casa e che al bar ci andavano solo i ricchi e i comodi, ma che al sabato e alla domenica le sezioni dei partiti, soprattutto le famose 'case del popolo ’ erano piene di gente d’ogni età, che si interessava al bene generale e al progresso della comunità locale, nazionale ed europea?
Ma lo sapete che dopo aver discusso di quello che serviva per far star meglio la famiglia, i figli, la gente cortonese, italiana ed europea, facevano un documento scritto e lo portavano come richiesta della comunità a coloro che erano padroni dell’ azienda, a coloro che governavano le istituzioni politiche e civili comunali e nazionali? E se non li ascoltavano, scendevano in massa nelle strade e nelle piazze per rivendicare i loro diritti fino a che non li avevano ottenuti? Sapete con che cosa e come vincevano? Prima di tutto erano tutti uniti, cioè uno per tutti e tutti per uno. Poi organizzavano manifestazioni sindacali e politiche, con vertenze salariali e civili e scioperi, che cambiarono Cortona, l’Italia e l’Europa.
Si. Avete capito bene? Non facevano mica come oggi che noi giovani protestiamo a chiacchiere, a brontoli e basta, andando poi a prendere il caffè al bar, agli apericena o a ballare nelle discoteche, senza mai scendere in piazza! I nostri genitori erano ragazzi e ragazze, che avevano studiato alle scuole popolari serie e dure di allora e sapevano ragionare su tutto meglio degli universitari di oggi. Lì, in quelle scuole popolari, frequentate anche a suon di gnocchini da parte dei loro genitori, che gli ripetevano a voce alta che il peggior insegnante era sempre meglio del miglior alunno, avevano imparato a ragionare con la propria testa e non con quella del potere o del padrone. Lì divennero persone libere e riuscirono a spezzare le catene della servitù al padrone , al potere politico locale , nazionale ed europeo di allora.
Certo, avevano leaders politici e sindacali seri e dediti al bene comune e alla patria che li guidavano e li aiutavano nelle loro battaglie sociali e politiche; ma erano loro che chiedevano e proponevano la società nuova della persona umana, che vuole vivere di lavoro e di serenità economica per tutti e non solo per alcuni; che chiedevano di avere una società di solidarietà, di istruzione, di salute e di servizi pubblici di fraternità, di solidarietà e di condivisione del bene comune. Insomma, erano loro che chiedevano una società ed una vita di condivisione sociale, economica e spirituale dove tutti ci si aiuta. Erano loro che rifiutavano una società come quella di oggi, dove ognuno pensa a sé stesso e dove il profitto personale o di gruppo è la stella polare di quel mostro politico ed economico che si chiama libero mercato e neoliberismo capitalistico, dove i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri".
Seconda avventrice
"Grazie per questo tuo gettare il sasso nello stagno civile e sociale del nostro vivere odierno da indifferenti e da sudditi. Io dico che sarebbe giunta l’ora di tornare a discutere su tutto e di trovarci alla sera e al sabato e la domenica in riunioni politiche di nuovi partiti e nuovi sindacati che potremmo fondare nei bar , nel locali che frequentiamo e poi dare loro veste giuridica per cambiare la nostra società locale, nazionale ed europea".
Terza avventrice
"Dici proprio bene e , siccome lavoro da giovane avvocato in uno studio associato di vecchi baroni dove si sfruttano noi giovani e si portano guadagni economici solo ai boss anziani, voglio incominciare a stendere una bozza di documento da diffondere tra noi giovani, affinché , dopo la sua approvazione in questi nostri incontri al bar, si possa tornare a partecipare alla vita politica del nostro comune , della nostra nazione e della federazione europea. Naturalmente anche entrando nei partiti, nei sindacati, nelle associazioni civili, economiche, culturali ed anche religiose previste dalla nostra Costituzione come strada maestra della partecipazione alla res publica.
Noi giovani, infatti, dobbiamo rifiutare la strada della violenza e tornare a fare politica, a rimettere al primo posto i diritti umani, del lavoro, della solidarietà, della contrattazione, della democrazia e della libertà con la strada maestra della partecipazione, che è l’unica strada per riavere quei diritti e quella dignità che, da più di un ventennio, le multinazionali e i ricchi faraoni del cosiddetto mondo globale hanno tolto al popolo e a noi giovani".
Quarto avventore
"Brava amica! Finalmente un parlare chiaro e proposte serie per passare dalle nostre chiacchiere veloci e arrabbiate a delle proposte serie e di partecipazione, che potrebbero ridarci la Cortona, l’Italia di quando c’erano i diritti, di quando c’era la politica, di quando c’era il sindacato e non l’arrivismo personale , il carrierismo, l’affarismo personale delle bande e dei delinquenti patentati, che oggi governano la res pubblica".
Quinta avventrice
Brava citta! Io ci sto e da oggi comincio a parlarne tra i miei compagni e compagne di fabbrica.
Sesto avventore
"Brava citta! Ci sto anch’io e da oggi comincio a parlarne e discuterne negli uffici dove lavoro".
Settima avventrice
"Alò,ci sto anch’io e vi assicuro che ne parlerò e cercherò di portare dalla nostra parte, i mie compagni ed amici con cui mi ritroverò tra poco nel treno, che ci porterà all’ Università per studiare".
Ottava avventrice
"Grazie e davvero ‘Pace e bene’! Anch’io, che faccio volontariato cattolico, condivido le vostre riflessioni e vi assicuro che sarò con voi. Da oggi comincerò a parlarne nella mia parrocchia anche quando vado a messa e alle funzioni religiose e con i genitori dei bambini che vengono al catechismo o all’oratorio".
Nona avventrice
"Alé ragazze e ragazzi , rimbocchiamoci le mani e mandiamo a casa gli sfruttatori, i mangiapane ad ufo, gli speculatori, gli strozzini sociali, i nuovi marchesi del Grillo , che impazzano anche da noi. Mi unisco anch’io alle vostre idee e riflessioni per costruire la nuova Cortona e la nuova Italia di oggi e di domani.
Stamani, appena entro in servizio al supermercato dove faccio la commessa, vi assicuro che ne parlerò e discuterò con i miei compagni e compagne.
Lì, non vi stò a fare il nome altrimenti mi licenziano subito, abbiamo perso ogni diritto. Ci fanno lavorare e correre per più di otto ore , qualche volta anche dieci ore al giorno, pagandoci con stipendi da fame e con l’obbliogo di vendere anche cibi spazzatura, senza poterci ribellare. Da cinque anni poi ci hanno tolto anche la pausa colazione e pranzo e ci fanno lavorare la domenica e nei giorni festivi, senza alcuna maggiorazione e , talvolta,ci negano anche i cinque minuti per andare al bagno. Giovani come siamo vorrebbero pure farci mettere il pannolone, altrimenti, dicono, rubiamo tempo all’azienda e non siamo produttivi.
Basta con il nostro stare zitti e obbedienti. Dobbiamo rimetterci insieme e riprenderci la vita umana , i diritti umani dei lavoratori. Quei diritti che lassù in alto i nuovi re e faraoni hanno tolto, o stanno togliendo, alla nostra generazione e a quella dei nostri figli.
A Cortona e in Italia non è più accettabile una generazione senza diritti, senza dignità umana e che dove solo chi ha i nonni vivi ed attivi riesce a sfuggire alla fogna antica del suburbio, alla schiavitù delle necessità economiche e materiali di una vita umana cui il neocapitalismo liberista non riconosce diritto all’anima e allo spirito".
Tante altre discussioni e discorsi seri ho sentito in questa mezz’ora di caffè mattutino al mio bar circolo culturale camuciese, amici lettori, ma per questa volta vi do nota solo di questi che mi hanno molto colpiti per il ritorno della speranza del cambiamento tra i giovani e le giovani che dopo questi loro pacati e profondi discorsi sono tutti usciti per andare al lavoro o a studiare all’università. Anch’ io sono uscito, prima di venire a scrivere questa mia rubrica della “voce del popolo”, con la speranza nel cuore, ma anche con un po’ di scetticismo e ho salutato le mie due amiche bariste con il classico: “Ciao Clara, ciao Anna.... a domani.. se son rose fioriranno!”
Ivo Camerini