Alla vigilia di Ferragosto al mio solito bar circolo culturale camuciese è stato tutto un parlare sul caso dei tre parlamentari che hanno ottenuto il bonus di seicento euro.
Se ne son sentite di tutti i colori e, cari amici lettori, il vostro giornalista di strada si trova in grande difficoltà a trascrivere una sintesi essenziale di quanto ascoltato. Ma ci prova , anche se con questa afa da gran solleone tutto “batte la fiacca e anche la penna è stracca”.
Primo avventore: “ So di andare contro corrente. Ma a me sta buriana su i tre parlamentari che hanno legalmente preso il bonus dei bisognosi durante il lockdown non mi convince per niente. Mi sembra tanto uno di quei processi popolari messi su nell’epoca sovietica dagli stalinisti nella piazza rossa per imporre i voleri del partito comunista oppure uno di quei processi farsa con cui il fascismo mandava al confino i propri avversari. Sarà mai possibile che per milleottocento euro si faccia tutto questo processo in pubblica piazza social e sui media? Il debito dello Stato è sui duemilaseicento miliardi e ora milleottocento euro diventano un problema di vita o di morte? Naturalmente, a parte la riprovazione della stupida giustificazione di averci fatto beneficenza, ...con i soldi degli altri, proviamo a ragionarci sopra. Suvvia qui gatta ci cova. Se l’hanno presi indebitamente l’Inps gli manda una letterina di restituzione come fa con tutti i cittadini che percepiscono somme indebitamente. Se l’hanno presi con l’inganno nella richiesta si mettono multa ed interessi di mora e il caso si chiude lì. Invece no . Sono giorni e giorni che si monta la polemica morale e si adopera il caso per altri fini. Qui c’è qualcosa che non torna. Non basta il Covid a lor signori per imporre la loro dittatura dei pochi? In Italia ci vuole di far montare la rabbia sociale per arrivare alla chiusura della vita democratica e repubblicana . Sarò un bischero, ma ancora una volta il potere usa il sociologismo volgare , come facevano gli stalinisti per imporre i propri disegni politici che in questo momento si chiamano anche vittoria del Si al Referendum del prossimo 20 settembre.”
Secondo avventore: “ Hai ragione . Non ci avevo pensato. Infatti nei social e nei media non si fa altro che ripetere che in parlamento ci stanno ladri e disonesti e che bisogna avere meno parlamentari così tutto funzionerà meglio. Ma lor signori son prioprio sicuri che noi cittadini siamo così scemi da cadere nella trappola che tagliando il numero dei parlamentari si risparmia e il ladrocinio finisce? No, no il problema non è questo. C ‘è qualcos’altro sotto . Se il problema è il risparmio perché non si tagliano della metà gli stipendi o indennità che dir si voglia? Il risparmio sarebbe maggiore e la democrazia rappresentativa non ne soffrirebbe. Io voterò No”
Terzo avventore: “ Avete proprio ragione. Non ci avevo pensato e, siccome tengo alla democrazia regolata dalla nostra Costituzione del 1948, voterò No anch’io. Di tutti questi machiavellismi da morale immorale usati per rimettere la gente a cuccia non ne posso più e farò di tutto per convincere anche i miei amici a votare No.”
Quarto avventore: “ Amici, non siamo soli a pensarla così. Sentite un po’ cosa scrive su questo giornale un cinquantenne sindacalista di nome Marco, fuori dai partiti e dai giochi di palazzo. ‘Ho lottato sempre contro i troppi fondi di bottiglia non smaltiti dello stalinismo, sostenendo che le idee diverse bisogna imparare a definirle semplicemente "diverse" e che bisogna imparare piuttosto ad argomentare le proprie riuscendo ad esprimere in maniera articolata la contrarietà alle idee altrui. Dunque non intendo fare l'errore di "etichettare" chi la pensa diversamente da me…. A parte battute e paradossi, se usciamo dalla bolla, tra le persone c'è solo una cosa chiara: la confusione… Un primo passo è proprio iniziare a lasciare il monopolio delle fesserie o delle idee sbagliate a chi ci ha costruito il proprio dna, a chi non vede scandalo nella mistificazione della verità, a chi ha un' idea della democrazia profondamente diversa dalla mia. L'efficienza del Parlamento e la sua funzionalità, specie al Senato, peggiora con la riduzione dei parlamentari. Questo obiettivo si raggiungerebbe solo superando il bicameralismo paritario. Usare l'Inps, l'Anpal, fare le nomine delle autority di garanzia, per dare meno rappresentatività al Parlamento corrisponde al messaggio che "i politici non servono, potremmo sorteggiarli". Scusate, chiamatela come volete, ma non è altro che la pericolosa prosecuzione dell'opera di derisione della democrazia rappresentativa iniziata da decenni. Il referendum sarà vinto da chi vuole la riduzione dei parlamentari, e proseguirà l'opera in cui troppi politici, anche mossi da buone intenzioni, continuano a segare il ramo buono dove sono seduti. Sono certo della sconfitta di chi voterà No come me. Ma sono ancor più convinto che chi vuole la riscossa del paese ha bisogno di sconfitte vere per avere un domani vittorie vere. In tutto il mondo la sinistra fa i conti al suo interno per esternalizzare le enclave populiste che si erano annidate al loro interno. In Italia si inventano favole sui valori comuni. Qualcuno addirittura trova dignità keynesiana (perché ne ha letto un bignami mal riuscito) nella statalizzazione e nelle mance a pioggia. Il politico che galleggia e insegue il quotidiano non serve neanche più a se stesso. E' vero, le persone preferiscono essere ingannate un po'. Ma si vince il fallimento di un paese. L'ultima campana per far diventare finalmente questa folla furba un popolo responsabile e una nazione, è suonata. Allora il referendum lo perdo volentieri. Spero però di confrontarmi con argomenti avversi e non con i piccoli Berija di partito che per ragione di corrente (neanche di partito) cambiano idea tra il pranzo e la cena e nel frangente, trattano tutti gli altri come traditori. Anche perché, quelli che inseguite sono stupiti ormai di cotanta disciplina e alcuni addirittura: "avevamo proposto questa fesseria e ci vengono anche dietro, a questo punto perché fermarsi". Dall'egemonia culturale di Gramsci siamo approdati a Zelig. Ho un'altra proposta: mettiamo insieme l'Italia che si è stufata dei furbi e dei cinici, di sconti e scorciatoie con i propri i propri doveri e vuole iniziare a fare sul serio, costi quel che costi’.
A me sembra che questo Marco abbia le idee chiare e le dica anche chiaramente. Credo che sia proprio il caso di accogliere il suo invito a votare No”.
Detto questo l’avventore se ne esce con il giornale sotto braccio e nessuno sa dirmi da quale testata italiana abbia letto. Ma forse il nome del giornale serve a poco. L’importante è che sia un giornale fuori dal coro. Come il mio caro, novecentesco bar – circolo culturale camuciese, dove ancora non ci si rassegna all’abbandono di un modo democratico del vivere da cittadini che intendono partecipare alla costruzione della società e del bene pubblico. Dove ancora si crede e si difende la res publica e si ricerca con assiduità e serietà la felicità, la condivisione e la normalità del pluralismo, della libertà, della solidarietà. Dove, insomma, si rifiuta il ritorno della 'morale immorale' di Messer Niccolò Machiavelli (ndr: "il fine giustifica i mezzi"). Dove ancora si rifiuta, come dice il poeta , “ l’uomo della pietra e della fionda” , che oggi , con la sua scienza “ senza amore, senza Cristo”, corre allo "sterminio dell’umanità".
Ivo Camerini