Gentile signor Barbaro,
ho letto con attenzione il suo articolo su: ”L’Etruria”. Mi permetta alcune riflessioni ed alcune riserve in proposito.
Esiste senza dubbio una relazione importante tra “partecipazione politica” e “partiti”. Si tratta tuttavia di chiarirsi bene le idee sulla storicità di tale relazione, e ,in un momento dato, ad esempio nell’Italia del 2024,ragionare sulle evidenze empiriche e le relative “narrazioni” in proposito. Mi permetta di dirle che ,tanto in linea generale quanto a più forte ragione sul contenuto di certi articoli della nostra Costituzione, nutro un disincanto che, credo, lei non approverebbe. Del resto, se un personaggio insospettabile come Gaetano Salvemini provava gli stessi sentimenti, sarà lecito ad un modesto epigono tenerli nel debito conto. L’articolo che lei cita mi ha sempre infastidito per due buoni motivi.
A.Se la nostra Costituzione garantisce ampiamente diritti di Libertà ai cittadini della Repubblica, è proprio necessario ricordare loro che possono associarsi in partiti politici? Non è questa piuttosto, la surrettizia presupposizione che solo attraverso i partiti ,la loro militanza e la loro organizzazione, si potrà concorrere alla formazione della rappresentanza parlamentare e, dunque ,dell’organo legislativo per eccellenza della Repubblica?
B. Del pari sottolineare che i partiti si propongono di influenzare il governo della Repubblica non è, al tempo stesso,una ovvietà e l’avvio di una deriva corporativa e partitocratica della vita pubblica, della formazione del consenso e della rappresentanza? Come del resto testimoniato dal 1948 ad oggi, da alcuni fenomeni grandiosi. La corruzione, il malgoverno, il trasformismo, l’astensionismo dilagante ed il corrispettivo pullulare ,per ragioni puramente elettoralistiche, di iniziative quali le varie liste civiche o gruppi di pressione clientelare che si offrono al miglior offerente con vari pretesti: artistici, sportivi, culturali etc. etc.
Lei manifesta seri interessi in materia ,mi permetta un consiglio. La partecipazione politica ed il ruolo dei partiti discendono da una concezione dello Stato .Mentre ci si illude che sia il contrario. Ovvero, per usare una terminologia hegeliana che nulla ha perso della sua efficacia, si tratta di non sottrarsi al duro confronto con l’idea di Totalità dell’ordine politico. Con esorcismi antiautoritaria, fantasie “inclusive”, rilanci utopistici, confondendo la politica con un happening. La crisi di legittimità, di partecipazione politica e di efficienza nell’azione pubblica scontano l’abbandono, per ragioni ed interessi diversi, di quel paradigma. Lei ha l’intelligenza e, le auguro, il tempo per rifletterci ed agire di conseguenza. Non si occupi soprattutto di partiti. E’ la dottrina dello Stato il cuore del problema.