Al mio bar-circolo culturale camuciese in queste mattinate di fine 2019 non c’è quella aria di festa da famiglia allargata che ancora si avvertiva l’anno scorso e anche nei fine d’anno della terribile crisi economica del triennio 2009-2012.
Gli avventori che prendono il caffè alla mattina presto,anche prima dell’alba, si scambiano poche battute e fuggono via veloci al loro duro lavoro, al loro darsi da fare per ‘scastagnare’ , sbarcare a malapena il lunario. Son quasi tutti cittadini e cittadine di un ceto medio ridotto al lumicino e che domenica mattina 29 dicembre, dopo la soporifera conferenza stampa del signor Presidente del Consiglio,tenuta il giorno prima, pur nella fretta della sosta, ne hanno dette di tutti i colori e si preparano ad una rivolta delle urne che farà impallidire quella del 4 marzo 2018, quando il settanta per cento degli italiani chiuse la lunga e matura stagione di Silvio Berlusconi ed insieme quella breve ed acerba di un Matteo Renzi, che ebbe in mano il paese con le elezioni europee del 2014, ma se lo lasciò portare via con il noto e sciagurato messaggio del “noi o il diluvio”,del “fascismo-antifascismo” e dell’ “io, novello Cesare del bel paese là dove il sì suona”.
Il giornalista di strada, cari lettori, ha avuto il suo bel daffare per registrare le tante chiacchiere ascoltate domenica mattina e negli altri giorni di fine 2019 ; ma una piccola cernita è riuscito a segnarle nel proprio taccuino e qui ve le trascrive, traducendone alcune dal parlato popolare o dal dialetto chianino che dir si voglia.
Primo avventore: “ Ora anche questo Conte si crede d’essere il padrone d’Italia e nella sua conferenza stampa di fine d’anno, non contento di una legge finanziaria da tempo di guerra, ci fa la morale ponendo sul piedistallo questo governo di circostanza e sbandierando, anche lui, il solito roboante discorso del “noi o il diluvio” , del “fascismo o il diluvio”, dell’ “ombrello della troika europea o il fallimento”. Mi sa proprio che non ha capito nulla del paese reale e che il vivere nel palazzo di lor signori, del potere, gli ha fatto perdere di vista il dramma della gente comune, di chi lavora da mane a sera e non ce la fa più a sbarcare il mese, a mantenere il diritto ad una vita dignitosa per sé e per la propria famiglia”.
Secondo avventore: “ Hai proprio ragione. Stamani l’hai detta giusta. Ma stai tranquillo che in tanti ormai non temiamo il diluvio. Sì, meglio il diluvio di quel noi che ci continua a far servi della burocrazia, delle tasse e dell’Europa della finanza e dell’economia neoliberista a direzione franco-tedesca, che, da anni, ha deciso la deindustrializzazione del nostro paese, chiedendoci di tornare a fare gli agricoltori e i proletari di seicentesca memoria. Vedrai che prima o poi si torna a votare e allora stai tranquillo che si farà un tal repulisti che il risultato politico del 4 marzo 2018 non sarà più un dramma con cui fare i conti. Il popolo riprenderà in mano il proprio destino e la nazione italiana si libererà dal giogo straniero”.
Terzo avventore: “ Suvvia , ora , non ti mettere a fare l’elogio dell’altro Matteo che anche lui è stato al governo fino all’altro giorno e di ciccia a casa non ha riportato nulla. Per di più è andato a chiedere i pieni poteri in mutande al Papete circondato da ballerine in costume adamitico. Chi vuoi che si fidi ancora di lui? Il dramma della nostra Italia è proprio qui. Non abbiamo più politici veri da votare. Tanto per capirsi, politici come quelli che l’hanno ricostruita dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, che l’hanno liberata dal nazifascismo. La democrazia è in sofferenza e il governo correntizio di Conte si affida a tasse, microtasse, multe,manette e ridicoli bonus su carte di credito. Insomma, terrore fiscale e obbligo di utilizzare un pezzetto di carta plastificata che costa l’ira del diavolo in commissioni, furti e hakeraggio, senza darti la possibilità di detrarre tutte le spese che fai e quindi di pagare le decime solo su quanto ti rimane come fanno in America ed altrove. Vedrai che se ne accorgeranno presto, a partire da fine gennaio quando una importante fetta di paese andrà a votare per le regionali. La valanga antigoverno ed antiEuropa calvinista è partita e il mio amico Zingaretti farebbe bene a mettersi dalla parte del popolo, prima di mandare al macello le sue legioni toscane ed emilio-romagnole”.
Quarto avventore: “ Caro amico, hai molta ragione. Prima di correre al lavoro voglio dirti come la penso. Il lungo storytelling del presidente Conte funzionerà per lor signori del palazzo, ma non certo per noi gente comune, ceto medio che sta scivolando nella povertà. La nuda realtà dei fatti di un’ Italia martoriata dalle diseguaglianze non si fa prendere in giro da un bavardage giornalistico che giova solo alle volpi, vecchie e nuove, che mantengono pelo e vizio , ma non sanno di aver perso il fiuto di dove va la gente , il popolo. Sì, il popolo italiano, per quanto ancora “vulgo disperso”, ama la Piccola Patria e quella grande delle nazioni indipendenti. Al massimo potrebbe accettare una federazione europea di nazioni, non certo un governo sovranazionale a trazione franco-tedesca com’è da vent’anni a questa parte. Gli Stati Uniti d’ Europa sono una bella cosa, ma solo se sono paritari e di grande rispetto delle identità nazionali, della loro storia medioevale. Soprattutto oggi dopo la Brexit questa è la vera questione che assilla il popolo italiano. Così come la questione del dentro o fuori dell’ euro. Cioè dell’altra questione decisiva e supercomplessa per il punto in cui oggi siamo arrivati con la Bce. Son questioni che interrogano anche il centro sinistra e di qui passa il futuro della nostra Italia. Certamente la costruzione del futuro dell’ Italia e dell’Europa non si fa con la testa rivolta all’ indietro. Ma nemmeno con la sicumèra che i calvinisti del neoliberismo hanno , sempre e comunque, ragione. Per un semplice elettore di centrosinistra, quale io sono, un’Europa comandata ed asservita ai cuori di pietra della finanza,al liberismo calvinista non ha alcun interesse, alcuna attrattiva. Il centrosinistra o riesce a modificare i trattati vessatori sottoscritti negli ultimi vent’ anni oppure si assumerà tutto l’ onere della distruzione dell’Ue, sognata da De Gasperi e Spinelli, da Schuman e Adenaur. Inoltre, se Zingaretti non si sveglia, c’è il concreto rischio che ripeta la debacle di Bersani del 2013 e si metta sulle spalle l’ onta di aver lasciato alla nuova destra italiana ed europea la vittoria di un progetto politico che prevede il ritorno delle nazioni europee al concerto di Vienna del 1815 e l’alleanza con la Russia di Putin.Che senso ha distruggere il ceto medio italiano, distruggere i distretti industriali italiani e riportare l’ Italia al 1600, quando eravamo terra di conquista e sostituendo nel padronaggio straniero la Spagna e la Francia con la Germania e con la Russia?
Se stare in Europa significa essere sottoposti alla dittatura fiscale dei più forti, dei più furbi,beh, allora, il ritornello “Europa?, grazie anche no” sarà una bandiera di popolo facilmente vincente. Uomo avvisato mezzo salvato. Qui è l’ostacolo e ci sarebbe davvero da agire come fanno i francesi in questi giorni di fine 2019: scendere in piazza e menare bastonate a destra e manca”.
Quinto avventore: “Hai proprio ragione , amico. In questo fine d’anno non c’è nulla da festeggiare. E’ da mesi che siamo tutti incavolati, arrabbiati, ma lor signori intanto festeggiano e si fregano le mani. Infatti anch’io concordo con te , ma come tutti poi ti rispondo: vai avanti tu che, se non mi vien da ridere, verrò anch’ io .”
Il giornalista di strada non ha commenti da fare, ma, ricordando che nel confronto delle idee, nel dialogo degli argomenti sta il sale della democrazia, aggiunge molto volentieri un sincero augurio di buon 2020 ai propri “quattro lettori” di manzoniana memoria.
Questi delle festività natalizie e di fine anno sono giorni di luci ed ombre; come la notte,l’aurora e il giorno di Natale che abbiamo appena trascorso. Una giornata cara a tutti noi perché nella notte in cui i pastori dormono accanto al loro gregge per proteggerlo vengono svegliati dalla nuova luce che rompe, squarcia il buio, che ha portato il Salvatore. Un Salvatore che si propone come dolce bambino, come uno di noi che arriva piano, piano, come la mite luce dell’alba per abituare i nostri occhi alla forza della luce del mezzogiorno.
All’Italia di oggi serve davvero un politico-salvatore che riporti speranza e sorriso. E allora l’augurio è di fare anche noi come i pastori. Cioè di salire nuovamente sulla collina per vedere bene la luce , per veder cosa c’è dopo. Per gridare la nostra voglia di speranza , di futuro, di sorriso. E , se Dio vorrà, trovare alcuni politici seri che vogliano bene all’Italia e agli italiani, così come ne vollero i padri costituenti nel 1948 quando regolarono la nostra democrazia repubblicana con la Carta costituzionale più bella del mondo.
Che il 2020 ci aiuti a riprenderci quel sorriso che i troppi politicanti in giro hanno tolto dal volto degli italiani buoni, dal viso degli italiani brava gente.
Ivo Camerini