Dal 2012, anno in cui il Codice Rosa ha preso l'avvio in alcune aziende sanitarie toscane, fino al primo semestre 2016, i pronto soccorso degli ospedali toscani hanno registrato 12.387 accessi: 10.773 di adulti (nella stragrande maggioranza donne), 1.614 di bambini.
Il Codice Rosa è un progetto della Regione Toscana, sviluppato a seguito dell'esperienza positiva realizzata dalla Asl 9 di Grosseto (dove il Codice Rosa è in funzione dal 2010). E' rivolto alle persone che accedono alle strutture di pronto soccorso per essere curate: uomini e donne, adulti e minori, vittime di maltrattamenti, abusi e discriminazioni sessuali. Il progetto regionale, che prevede il coinvolgimento interistituzionale e delle associazioni, ha preso avvio dal 2012 e si è sviluppato gradualmente fino alla completa diffusione, avvenuta nel 2014, in tutte le aziende sanitarie toscane.
"L'esperienza toscana ha fatto scuola anche per le altre regioni, e dal 2014 il Codice Rosa è diventato un protocollo nazionale. In questo modo, un'eccellenza toscana è divenuta patrimonio di tutto il paese – dice Stefania Saccardi, assessore al diritto alla salute e al sociale – Il Codice rosa sta diventando sempre di più un percorso di tipo sociosanitario, per far seguire all'accoglienza immediata al pronto soccorso anche la fase sociale di accompagnamento dentro la società, per offrire alle donne un sostegno di tipo abitativo, psicologico, e anche economico, nel momento in cui decidono di allontanarsi dal luogo in cui subiscono violenza e di denunciare il proprio aguzzino. Quello che come istituzioni abbiamo l'obbligo di garantire alle donne – prosegue Saccardi – è una rete di protezione vera, non solo di tipo sanitario, ma anche nel 'dopo', per tutto il tempo della durata del processo".
Il Codice Rosa viene assegnato insieme al codice di gravità del triage in pronto soccorso e permette di avviare un percorso d'accoglienza in luogo riservato, dedicato alle persone che si sospetta possono aver subito violenze o abusi, consentendo di affrontare il fenomeno nel momento dell'urgenza, quando le persone si recano in pronto soccorso per essere curate, fornendo loro supporto sanitario, sociale e psicologico e garantendone la successiva presa in carico territoriale.
Il percorso parte da una stanza dedicata all'interno del pronto soccorso, nella quale accedono tutti gli specialisti che dovranno visitare la/il paziente. Il suo punto di forza è una task force interistituzionale, una squadra formata da personale socio-sanitario (infermieri, ostetriche, medici, assistenti sociali, psicologi), magistrati, ufficiali di Polizia giudiziaria impegnati in un'attività di tutela delle fasce deboli della popolazione, quelle che possono essere maggiormente esposte a episodi di abuso e violenza: donne soprattutto, ma anche minori, anziani, persone vittime di abusi e discriminazioni sessuali. L'intervento congiunto di questa task force permette di prestare immediate cure mediche e sostegno psicologico a chi subisce violenza, nel fondamentale rispetto della riservatezza.
Dall'inizio del 2012 fino al primo semestre del 2016 i casi sono stati, appunto, 12.387: 10.773 adulti e 1.614 minori (in Risorse correlate, in fondo al comunicato, vedi i casi suddivisi per anno). I dati contribuiscono all'emersione e alla conoscenza del fenomeno della violenza, che ha caratteristiche di complessità e diversità. I numeri ci dimostrano e ci confermano che i "codici rosa" sono vicini a noi più di quanto pensiamo e il lavoro di tutti coloro che ogni giorno hanno a che fare con persone che hanno subito violenze è molto impegnativo.
Uno degli strumenti indispensabili per garantire l'efficacia e l'efficienza del Codice Rosa è la formazione, che viene organizzata sia su aspetti di tipo generale che specifici, come ad esempio la violenza domestica, la violenza sulle donne in stato di gravidanza, la comunicazione e la relazione con il soggetto abusato. E' importante che la formazione sia rivolta a tutti gli operatori che intervengono nel percorso, allo scopo di uniformare le procedure per l'attivazione immediata delle strutture dell'emergenza e della rete dei servizi presenti sul territorio.
In Regione si sta lavorando per la trasformazione del Progetto Regionale Codice Rosa in Rete Regionale Codice Rosa. Un passaggio delicato e doveroso, che richiede una forte assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni che hanno il compito di collaborare perché venga dato significato, legittimazione e visibilità alla sofferenza della vittima, cercando di interrompere il ciclo della violenza.