Quasi il 20% delle coppie italiane soffre di infertilità, non riesce cioè in due anni consecutivi nei quali lo cerca, a giungere ad una gravidanza naturale. Ecco perché non possono essere messe in secondo piano le tecniche, le norme, i percorsi organizzativi, le leggi e l’etica per garantire comunque buone attività pubbliche di procreazione medicalmente assistita. Sia essa omologa che eterologa.
Le sentenze della Consulta hanno riaperto dopo 10 anni anche in Italia il percorso per la fecondazione eterologa e la Toscana è stata la Regione apripista con più strutture pubbliche che hanno avviato una intensa attività, trovando ognuna la sua specializzazione.
“Non è stato facile in assenza di precise direttive nazionali – ha ricordato l’assessore alla sanità Luigi Marroni – ma noi abbiamo emanato nel settembre 2014 la prima delibera ed abbiamo inserito la fecondazione eterologa nei Lea. Le altre regioni, ognuna con proprie interpretazioni più o meno restrittive, hanno seguito l’esempio toscano.”
Sono ovviamente ancora molte le questioni aperte.
“Dalle modalità di raccolta delle donazioni, sia maschili che femminili – ha sottolineato Marroni – dalla diagnosi genetica reimpianto, alla gestione di una banca di raccolta regionale e della attività di sociali freezing, come Regione abbiamo predisposto progetti operativi alcuni dei quali già deliberati, ed altri pronti. Certamente non ci fermeremo e anche dalle prenotazioni che registrano i nostri centri, con tempi di attesa importanti, è facile capire che molte coppie italiane guardano proprio alla Toscana come valida alternativa ai costosi e non sempre sicuri viaggi della speranza all’estero dei quali oggi non c’è più bisogno”.
Uno dei temi maggiormente delicati è quello della donazione, sia maschile che femminile. “Nella maggior parte dei casi – ha spiegato Marroni – si guarda ancora all’estero e Careggi ha tracciato con proprie delibere la strada maestra per tutti i centri italiani. Oggi rivolgersi ancora alle banche del seme estere è quasi un obbligo perché da noi la donazione non ha ancora individuato percorsi capaci di soddisfare la domanda. Ci sono argomenti controversi, dall’eventuale rimborso al donatore, al registro nazionale delle donazioni, alla gestione del seme, degli ovociti e dei gameti. Ma la Toscana ha deciso di garantire ai cittadini questo loro diritto e supererà ogni ostacolo che si presenta sempre agli innovatori”.
Il convegno di stamani ha visto la presenza anche di operatori delle Pma Toscana, interessate a capire come una rete fra questi centri di Pma può aumentare il valore complessivo dell’offerta, con uno scambio di conoscenze e la condivisione di strumenti e banche.
L’iniziativa, tenutasi al Centro Convegno S.Agostino di Cortona, è stata organizzata dalla Pma dell’ospedale della Fratta, guidata dal professor Luca Mencaglia.
Aperta dal giugno 2010, la Pma di Cortona ha registrato ad oggi oltre tremila accessi, portando a successo 1.171 gravidanze con la fecondazione omologa.
Aggiornate a ieri anche le cifre riguardanti l’eterologa, con una vera e propria sorpresa: a Cortona sono state eseguire già 36 fecondazioni, mentre ne sono già programmate altre 32 entro la fine di giugno, per un totale di 68. In tutta Italia, ad oggi, se ne contano in strutture pubbliche, esclusa quelle di Cortona, poco più di 50.
Entro questo mese, sempre a Cortona, prenderanno il via la raccolta del seme maschile per donazione e la diagnosi genetica pre-impianto in partnership con l’Università di Siena. In via di definizione, inoltre, il progetto per la gestione del “freezing”, una tecnica che consente alle giovani donne di conservare i propri ovociti garantendo la possibilità di posticipare la maternità o superare eventuali futuri problemi di infertilità tramite l’inseminazione artificiale.