Nel pomeriggio di Santo Stefano, presso il Bar Il Passaggio di Pergo, grazie al comune amico Mauro Cavallucci, ho avuto il piacere di incontrare e conoscere Giuseppe Melighetti.
Giuseppe, meglio Beppe (o Peppe ) per gli amici ed i parenti, è un maestro artigiano perghese e cortonese , che porta da vero giovanotto i suoi novantun anni, compiuti il 22 dicembre, cioè all’antivigilia di questo primaverile Natale 2024.
E della sua lunga e bella primavera novecentesca , vissuta in Pergo e dintorni ( che continua come attivo pensionato anche in questi primi, magmatici decenni di nuovo secolo ,dove in molti cercano di seppellire il passato contadino, civile e politico del cosiddetto secolo breve delle terre cortonesi e della Val d’Esse ) Beppe mi racconta a lungo, sotto lo sguardo attento di Mauro e dei suoi amici perghesi.
Mentre siamo seduti ad un tavolino di questo bel bar ( sosta quasi obbligatoria per chi abita i campi di questa amena vallata e le terrazze collinari piene di ulivi e vigneti, che salgono verso Cortona, passando per Cicaleta e le Contesse oppure verso la Cerventosa e Ginezzo, passando per il Santuario del Bagno e Montanare, se non si scollina verso Mercatale e l’Umbria ), Giuseppe mi racconta della sua vita di pittore imbianchino, di lavoratore artigiano , figlio della grande civitas contadina, socialista e cristiana della storica e ricca vallata cortonese, mostrandomi anche (con sano orgoglio sociale e con la forza di chi attacca con passione gli artigli del passato al presente) le tante fotografie sulla tradizionale Festa della Trebbiatura che, dal 1969, assieme ad altri amici, egli ha fondato ed ancora organizza in Pergo.
Giuseppe Melighetti nasce a Pergo il 22 dicembre 1933 ed è fratello di Tommasina, morta nel 2017. Figlio di Pietro Melighetti (apprezzato imbianchino e scultore amatoriale di Borgo Pergo) e di Emma Pelucchini (donna casalinga e grande lavoratrice agricola), Beppe, dopo aver frequentato le elementari locali, come era d’uso allora, si mette subito al lavoro come aiutante del babbo Pietro e nel 1950, avuto il famoso “Libretto di Lavoro” (scomparso sul finire del Novecento ed abolito nel 2002) va a lavorare come apprendista dai grandi maestri artigiani cortonesi Aleardo Antonini e Ferdinando Ricci.
Il ragazzo Beppe è un allievo modello ed ha un buon rapporto professionale soprattutto con il cortonese comunista Ricci, quello della mitica e schietta risposta (“ Nella casa dei signori io non ci piscio e non ci caco”) ad un signore locale, che ,trovando sporco il bagno di casa, lo aveva rimproverato aspramente e ingiustamnte, mentre probabilmente erano stati i muratori ad usufruire del servizio igienico.
Dopo aver fatto il servizio militare come artigliere in Bari e a Bologna , il giovane Beppe si mette in proprio e, come ditta individuale, lavora da pittore imbianchino in Cortona e dintorni fino al 2013, quando ,ad ottantanni suonati , si ritira in pensione nella sua bella casa di Pergo, dove tutt’ora vive con la moglie , signora Liliana Bernadini, sposata nel 1960 e con la quale ha condiviso tutta la vita, costruendo la sua bella famiglia, che oggi trova continuità e futuro nel devoto e stimato figlio Vinicio, negli amatissimi nipoti Yuri e Chiara. Soprattutto Yuri è il vero deus ex-machina dell' organizzazione degli ultimi anni, dell'allestimento della mieta ( catasta ovale di covoni di grano ) e del perfetto funzionamento della Saimme e del Landini; mentre Chiara è ormai la insostituibile masterchef del rinomato e tradizionale convivio melighettiano.
Tanti i lavori portati a termine da Giuseppe nella sua professione di pittore imbianchino nelle nostre terre cortonesi e viciniori. Di uno, in particolare, va molto fiero: il restauro delle decorazioni e dei fregi degli interni di Palazzo Tommasi in Cortona. Un lavoro certosino e artistico che fu molto apprezzato dai committenti , l’allora arcivescovo aretino Gualtiero Bassetti e l’imprenditore cortonese Maurizio Lovari.
Tanti i ricordi e gli aneddoti che Giuseppe , con grande spirito di amore al Novecento del suo Borgo natio e della sua amata Val d’Esse, mi racconta in questa bella chiacchierata al Bar del Passaggio con l’assenso compiaciuto di Mauro e degli altri suoi amici pensionati. Non posso riportarli tutti perché riempirebbero l’intero giornale; ma ecco il suo racconto sulla Festa della Trebbiatura ( o Battitura che dir si voglia) e quello molto toccante sull’impiccagione del partigiano Vassilj da parte dei tedeschi in ritirata nel giugno 1944.Un racconto per me sconosciuto di una tragedia di guerra che Beppe vide in presa diretta con i suoi occhi di undicenne assieme ad un suo coetaneo.
Ma andiamo per ordine. La Festa della Trebbiatura nasce per iniziativa di Giuseppe nel luglio 1969, quando ormai le nostre campagne si stanno spopolando e anche la Val d’Esse vede messa in disparte la sua secolare civiltà contadina.
Davanti alla modernizzazione e all’industrializzazione che avanza a ritmi forzati anche nelle nostre terre Giuseppe acquista dalle Bonifiche Ferraresi una Trebbiatrice Saimme del 1952, ancora in ottimo stato e ben funzionante, trainata e movimentata da un trattore Landini 55/60 a testa calda e , con l’aiuto di tanti amici perghesi realizza la prima Festa della Trebbiatura. Una festa che nel 2024, come mostrano alcune immagini qui pubblicate, raggiunge in ottima salute la sua cinquantacinquesima edizione allietata dalla partecipazione di oltre centocinquanta ospiti locali e foresti , che, al termine della perfetta perfomance della “ mècana Saimme e del trattore Landini”, si sono entusiasticamente rifugiati nell’ottimo vino rosso perghese e nel pantagruelico convivio a base di maccaroni , ocio,anatra, cuniglio e altre pietanze ottimamente cucinate dalla signora Liliana, dalla giovanissima Chiara, dalla signora Gabriella e da alcune altre cuoche della Val d’Esse.
A questa particolare e significativa festa della battitura all’antica , che dall’aia di Angiolo Bertini, contadino dell’indimenticato e amato parroco don Giuseppe Corbelli, sul finire degli anni 1970, si sposta definitivamente nell’aia di Giuseppe, sul finire del novecento e nei primi anni del duemila, partecipano molti ospiti importanti italiani, come l’onorevole Giglia Tedesco , il professor universitario Giulio Sapelli, Inge Feltrinelli ed addirittura una delegazione di universitari russi della Facolta di Medicina di Mosca, venuti a Pergo per ricordare il martirio del loro compatriota partigiano Vassilj Belov, che operò nella nostra montagna con i gruppi del Valli e del giovanissimo seminarista don Antonio Mencarini.
Vassilj Belov era un giovane russo di ventidue anni , arrivato misteriosamente nelle nostre terre cortonesi verso la fine dell’inverno 1944 e che subito si aggregò ai nostri partigiani organizzatisi nella montagna con gruppi operativi nel Sant’Egidio, nella Trafforata, in Vallecalda e in Ginezzo sia nel versante Pierle Mercatale sia in quello della Cerventosa e di Montanare.
Dopo la breve battaglia avvenuta il sei giugno attorno a Casa Patrizi in Montanare, dove un soldato tedesco rimase ucciso, il comando germanico ordinò una vasta rappresaglia che incendiò diverse case degli abitanti di Montanare e Valecchie e che si concluse ai Pianelli con l’uccisione di sei partigiani e la cattura di altri due. Tra gli uccisi Giuseppe mi ricorda i nomi di Marco Vigi, Pasquale Attoniti, Pasquale Gallorini e Domenico Baldoni. Tra i catturati invece mi ricorda il nome di Vassilj Belov , che dopo la cattura, la mattina dell’otto giugno i tedeschi conducono su di un loro autocarro alla Dogana di Pergo e appendono con un cappio al collo ad un ramo del grande pino che sorgeva sull’angolo della casa che si trova all’incrocio tra la provinciale e la strada che porta alla chiesa. Giuseppe undicenne , con un coetaneo , assistono alla terribile esecuzione nascosti dietro il muro di una casa che sorgeva a poche decine di metri dal pino e assistono spaventati agli ultimi minuti di vita del giovane russo. Vedono Vassilj che sotto i fucili puntati dei tedeschi viene fatto salire su tavolino da loro messo sotto i rami dell’albero. Lo vedono passare la fune a cavallo di un ramo e poi legarsela, con estremo atto di coraggio, intorno al collo con doppio nodo mentre i soldati gli urlano in tedesco e sputano addosso. Vedono un soldato tedesco che dà un calcio al tavolino che cadendo lascia a penzoloni Vassilj, che con garnde fora si aggrappa con una mano al ramo del pino nel tentativo di salvarsi. Ma immediatamente un altro soldato tedesco con il calcio del fucile gli spacca la mano e Vassilj precipita a penzoloni agonizzando con grandi spasmi. Dopo qualche minuto vedono un soldato tedesco sparare due colpi di fucile alla testa del Vassilj ed allora presi da grande paura fuggono nei campi riuscendo a tornare sani e salvi alle loro case. Il corpo del giovane russo fu lasciato appeso al pino come monito per i passanti e non fu tirato giù fino al giorno successivo, quando alcuni prigionieri cecoslovacchi dei tedeschi accampati nella Villa Passerini furono mandati a prenderlo e seppellirlo nel cimitero di Pergo, ricevendo però la benedizione religiosa impartita dell’allora parroco don Ricci.
Questa tragica visione resta per tutta la vita negli occhi di Giuseppe, che, nel 1990, viene invitato a rievocarla agli studenti di Mosca su invito dell’ambasciata russa in Italia e del pcus moscovita. Una missione di pace e memoria storica socialista gratificata da un grande abbraccio ed una medaglia ricevuti dal primo vicepresidente dell’associazione partigiani russi, il maresciallo Alexei Maressiev ,di cui ancor oggi Giuseppe conserva, nel proprio portafoglio, il biglietto da visita scritto in caratteri cirillici e francesi.
La rievocazione dell’uccisione del giovane partigiano russo, Giuseppe la fa anche ad una delegazione di anziani eroi combattenti russi venuti in visita a Cortona sempre sul finire del novecento e accompagnati a Pergo a rendere omaggio alla tomba di Vassilj dall’allora sindaco Pasqui.
Davanti alle sue parole di memoria delle dure e tragiche lotte per la libertà e la democrazia cortonese ed italiana combattute anche nella Val d’Esse degli anni 1940, chiedo a Giuseppe di inviare tramite il nostro giornale un suo messaggio ai giovani di oggi. Ecco le sue parole di pensionato novantenne che chiede per i nostri giovani un presente e un futuro di pace , di libertà e di progresso economico solidale e inclusivo: “ ai giovani cortonesi dico che devono studiare molto e non devono essere indifferenti al bene comune, al progresso per tutti e all’aiuto fraterno tra di loro e con le persone più grandi di loro. I giovani devono ritrovare il gusto e la passione per la vita politica fatta di ideali e non di affari, di carrierismi e di tornaconti individuali. Devono riportare in primo piano l’umanità del vivere civile, economico e sociale, coltivando i diritti dei cittadini liberi e democratici, come chiede la nostra Costituzione repubblicana, nata dalle grandi battaglie della resistenza contro il nazifascismo e consolidatasi nel popolo italiano come baluardo di difesa contro tutti coloro che, furbescamente e senza vergogna , vogliono oggi far sposare la nostra democrazia con la dittatura del grande capitale o che hanno nostalgia del fascismo, del nazismo e dello stalinismo. I giovani di oggi non hanno i problemi della mancanza di cibo e della mancanza di istruzione che avevamo noi. Vanno tutti a scuola fino a diciotto anni, ma sembrano attratti più dall’effimero che dall’impegno verso il senso profondo del vivere umano. Pertanto, con l’esperienza che mi viene dai miei capelli bianchi, io vorrei invitarli a non avere paura dell’impegno,del sacrificio e della fatica dello studio o dell’imparare un mestiere; a non avere paura di essere protagonisti della costruzione di un nuovo e migliore futuro per loro e per tutti. Un futuro che se non lo costruiscono loro ci sarà chi lo costruisce per loro, riportando indietro l’umanità ai secoli in cui non c’erano i cittadini, ma i sudditi. Ma, vedendo anche l’impegno della mia nipote Chiara, sono sicuro che presto i giovani torneranno a farsi sentire nel nome degli ideali di libertà, di giustizia, di pace, di solidarietà e , perché no, di democrazia socialista”.
Queste parole di Giuseppe Melighetti suscitano, negli amici presenti alla nostra chiacchierata, uno spontaneo applauso di condivisione ed io, nel raccogliere i fogli con i miei appunti, non posso non salutarlo con un sincero : “ Lunga vita a Beppe , maestro artigiano e di vita e cultore della memoria attiva del novecento di Pergo e della Val d’Esse !”.
Nella gallery alcune immagini delle tante foto che Giuseppe conserva nei sui album di famiglia e due istantanee da me scattate il giorno di Santo Stefano all’interno del Bar il Passaggio di Pergo.
Ivo Camerini