Nei giorni scorsi ho incontrato in Camucia Antonio, un ambientalista cortonese, che mi ha dato le due foto e il manifesto qui pubblicati a corredo.
Dopo una lunga appassionata disamina sulle potature e sulla capitozzatura degli alberi pubblici, che avviene ogni anno anche nelle nostre terre cortonesi e contro cui Antonio vuole protestare anche a nome dei suoi amici ambientalisti, egli mi ha lasciato un appunto essenziale sulla questione , che volentieri pubblico.
Ecco il testo datomi da Antonio: “ Mai più capitozzature degi alberi ! Come tutti sanno, esistono due tipi di potatura, quella naturale e quella artificiale. La prima viene effettuata autonomamente da un albero che lascia "morire" i rami all'interno della chioma, che per mancanza di appropriata illuminazione diventano inutili in quanto non riescono a fare fotosintesi clorofilliana e perciò a produrre glucosio per l'auto sostentamento dell'albero. A questi viene interrotto l'afflusso di acqua e sostanze nutritive, per cui in un dato lasso di tempo che è diverso per ogni albero, cadranno al suolo e si decomporranno per rendersi disponibili come sostanza organica nel terreno.
La potatura artificiale è ciò che l'uomo dovrebbe fare nel rispetto della fisiologia dell'albero, per prevenire il suddetto fenomeno, prima che qualche ramo o branca possa cadere al suolo e creare danni o feriti. Ci sono tanti modi per sbagliare , ma il più sbagliato è senz’altro quello della capitozzatura.
Quando si parla di capitozzatura si deve intendere la riduzione di volume di una chioma (sia sommitale che laterale, ma anche ipogea nel caso degli olivi secolari espiantati senza praticamente radici), dato che tale pratica non è prevista nelle funzioni spontanee di un albero.
I tagli di ritorno di 10 cm su rami dai quali si fa spuntare un baffo di 1 cm lungo 1 mt, i drastici tagli a candelabro (a qualsiasi quota) perpetuati sui viali, i tiralinfa, l'arte topiaria, addirittura il taglio delle siepi, sono da intendersi come CAPITOZZATURA!
Gli alberi sono stati bene senza di noi per milioni di anni, poi noi abbiamo deciso di farli entrare nella nostra vita e nelle nostre case. Una volta erano ville con parchi, poi sono diventate col tempo appartamenti con giardinetti per il bbq domenicale. Non per forza bisogna mettere a dimora un Liriodendro sotto ai cavi dell'alta tensione, ne un faggio in 50 mt², ne un parthenocissus sul muro condominiale; ci sono migliaia di specie arboree e arbustive che possono trovare accoglienza presso i nostri giardini senza doverli martoriare brutalmente a causa della mancanza di sufficiente spazio vitale, per un'errata progettazione fatta senza lungimiranza
Il verde in città è utile a trattenere lo smog, ad ombreggiare, a darci ossigeno, a donarci serenità, ad adornare il paesaggio, ma dobbiamo imparare come conviverci cercando di entrare il più possibile in simbiosi con esso.
Inoltre basta deturpare l’immagine delle nostre città con capitozzature, che portano in sé il grande rischio di perdere le piante per l'eccessivo trauma, che va ad unirsi alle attuali stagioni anomale e che riducendo la chioma riduce anche la capacità del’albero di mangiare anidride carbonica e quindi di avere minor inquinamento di CO2”.
Il messaggio di Antonio è estremamente chiaro e interessante; speriamo che venga apprezzato anche da coloro che sono preposti alla custodia e tutela dei nostri alberi pubblici, affinché, con l’avvicinarsi della prossima primavera,si facciano applicare potature di maggior rispetto alla vita dei nostri fratelli alberi, soprattutto a foglia caduca, cioè con minor pericolo di rottura o cedimenti pericolosi sotto gli attacchi invernali della neve e del vento.
Ivo Camerini