In questi ultimi decenni a Cortona, come in molte altre città d’Italia, è esplosa la passione per l’arco medioevale e gli sport connessi. Una delle persone cortonesi più appassionate che da qualche anno costruisce archi tradizionali è Massimo Pierini. E’ divenuto talmente bravo e competente che ormai in Cortona e in giro per l’Italia è considerato un vero e proprio “mastro arcaio”.
Figlio di Giovanni Pierini e Rina Mancini, Massimo è nato il 13 marzo 1971 e ha cominciato a seguire l’ arte della falegnameria nella nota bottega del babbo Gianni. Dopo aver fatto il militare, nel 1992, intraprende in una ditta cortonese il lavoro di meccanico di precisione, ma dopo cinque anni si associa al babbo per potenziare la bottega familiare di falegnameria. Massimo ha un fratello più piccolo, Alessio, che oggi è anche lui socio della ditta .
Nel 2015, spinto dalla passione di aver un proprio arco, si dedica alla costruzione di archi tradizionali monolitici con legni elastici e pregiati come il tasso, l'ebano e i palissandri che egli sceglie e acquista da fornitori specializzati oppure recupera nelle terre cortonesi.
Dalla sua passione amatoriale nasce una stretta collaborazione con l' attività del Gruppo storico cortonese e in particolare con quello degli Arcieri delle Civette.
In poco tempo Massimo diviene il punto di riferimento di questo sport cortonese e nazionale con i suoi archi, che, come mostrano le foto di corredo, costruisce nella sua bottega di Fossa del Lupo.
Insomma, Massimo è un vero e proprio “ maestro arcaio” e un alfiere, in sinergia con tutti gli altri, di uno sport antico, che sta tornando di moda e che vede il gruppo degli arcieri cortonesi protagonista anche a livello nazionale nella Lam ( Lega arcieri medioevali) in cui sono associati e nei cui campionati nazionali hanno primeggiato, nel 2016, con Carlo Maria Cavalli e , nel 2019, con Elisabetta Casetti. Ambedue i vincitori hanno gareggiato con arco costruito da Massimo Pierini.
A Massimo un sincero "ad maiora" e di tenere sempre con sé la bella citazione che ha appeso vicino al suo tavolo di lavoro: “ Quell’arco rappresenta tutto e dovrà avere il mio cuore e l’anima dell’arciere che lo tenderà”.
Ivo Camerini