L’Etruria

Redazione

Quel buon caffè di nonna Maria

Quel buon caffè di nonna Maria

Domenica  12 maggio 2024, festa della mamma e , sopratutto delle mamme nonne, nel primo pomeriggio ho avuto la fortuna di prendere un buon caffè  a San Pietro a Monte, proprio a due passi dal Santuario di Canoscio, nella bella casa dell'ottantenne  nonna e mamma cortonese Maria Camerini, che in quel piccolo, pastorale borgo della vicina Umbria, abita dal 1968, anno del suo matrimonio con il "castellènoFranco Chiodini, detto il Vaticano.

L'occasione del caffè è stata il rivedersi e il rincontrarsi , dopo alcuni decenni di lontananza, con l'altra nonna e mamma cortonese, la settantenne cugina Margherita Mirella Camerini, mia sorella, che, nel lontano 1975, andò ad abitare a Catania dopo il suo matrimonio con il coetaneo ceramese Ignazio Prestifilippo.

Nella bella casa a metà collina (sul declinare dei monti tosco-umbri nella Valle del fiume Minima, che corre verso Città di Castello per gettarsi sul Tevere, dopo essere nato alla Cerventosa, sul costone sud del monte cortonese della Trafforata) sono state due ore di grande, affettuoso "amarcord" tra due cugine cresciute insieme, nei decenni 1950 e 1960, nell' atavica casa rurale dei Camerini a Casale di Cortona.

Oggi, ambedue nonne e  mamme felici (l'una di Fabio, Alessandro e Stefania e l'altra di Barbara ed Angela; tutti splendidi e bravi figlioli, affermati lavoratori, che hanno loro regalato tanti nipotini e nipotine) si sono donate questo rendez-vous primaverile di bei  ricordi  di gioventù e di amicizia speciale tra cugine.

Un due ore di cuginanza che , a chi scrive, hanno permesso di gustarsi un caffè davvero buono, sorbito, piacevolmente e lentamnete, nella bella terrazza del patriarca ultraottantenne Franco, tra chiacchiere di vita montagnina e pastorale, con lui, con  i suoi figli Alessandro, Fabio, Stefania, con le sue nuore Elisa e Francesca e con il suo genero Leonardo; e con i loro bravi e giovanissimi   figlioli e nipoti. 

Un due ore di amicizia e da "dream  of work a little less" ( da sogno di lavorare un po' meno), come mi ha giustamente sottolineato l'altro patriarca presente, il novantenne super giovanotto folignate Alfio Gatti, nel regalarmi il bel libro di suo figlio, l'ingegner Giuseppe (Giuseppe Gatti, De laboris inutilitate. Idee per vivere, anziché sopravvivere, Albbatros, 2016) e che sono volate via in un istante catartico di ricordi di una Italia e di una piccola patria novecentesche, che ormai stanno scomparendo nelle nebbie di un mondo nuovo, non più a dimensione umana e socialmente e politicamente molto, ma molto, peggiore di quello di una volta, nonostante il suo  progresso scientifico, tecnologico ed economico. 

Ivo Camerini