L’Etruria

Redazione

Silvano Magari, storico elettricista camuciese

Maestri artigiani cortonesi

Silvano Magari, storico elettricista camuciese

Sempre sorridente e dinamico come un diciottenne alla conquista del mondo, il settantenne Silvano Magari è senz’altro uno degli elettricisti più anziani per attività professionale in Camucia e dintorni.

A settantaquattro anni ha ancora  l’argento vivo addosso ed incontrarlo, per una breve chiacchierata di omaggio giornalistico ai suoi sessant’anni di attività artigianale, è stata una vera impresa, un inseguimento durato quasi un anno,  in quanto Silvano è uno di quegli  italiani che, nonostante tutto e tutti, continuano ad alzarsi  all’alba per andare al lavoro e rientrano a casa solo a tarda sera, spesso  quando Vespero è già alta nel cielo stellato e buio.

Nato a Cortona il 5 marzo 1946 da Magari Vittorio e Pazzagli Gina, Silvano inizia il suo mestiere di artigiano elettricista, infatti,  già intorno ai quattordici anni, quando allievo alla famosa scuola camuciese dell’Inapli, durante il pomeriggio e le vacanze va a fare “gratis et amore Dei” il classico “garzone di bottega” da un anziano elettricista di Camucia, che, di tanto in tanto , vista la sua bravura, “ mi metteva in tasca le famose cento lire per la domenica”.

Ma Silvano, che di sonno ne ha avuto sempre poco, era felice e contento perché poteva imparare il mestiere e pensare a costruirsi, già da adolescente, il suo futuro di uomo, di artigiano che si mette in proprio.

Sedicenne , infatti, come tanti altri coetanei di allora, accetta il suo primo lavoro di apprendista elettricista in una ditta di Firenze che raggiunge ogni mattina da Camucia  con il treno delle 5,40 e dove rimane fino alle diociotto, rientrando a casa alle ventuno “per cenare e andare a letto di tutta randa”.

“Furono due anni faticosi -mi dice Silavano- ma belli ed importanti . Quel sacrificio mi fece appassionare al mio mestiere e infatti , ritornato dal servizio militare, che assolsi a Palermo, Roma e Lodi, mi misi in proprio e cominciai la mia attività in Camucia e dintorni. Poi , allora il lavoro c’era, misi su la Ditta che oggi ho passato a mio figlio e arrivai ad  avere anche quattro operai. Oggi resisto accanto a mio figlio Luca che , per fortuna, ha diversificato l’attività e gli impegni della nostra impresa artigianale. Ma il mondo si è fatto davvero difficile e complicato per chi ha voglia di fare e di lavorare”.

A queste parole il volto sorridente di Silvano si rabbuia e , siccome l’ho intercettato, come mostra la foto-collage  di corredo, alle sette del mattino nel momento delle consegne di lavoro giornaliero ai dipendenti (qui nella foto mentre sta salendo nel furgone con il fido Alessandro Mastricola) mi saluta velocemente con quelle parole che ormai, da qualche anno, corrono di bocca in bocca tra gli italiani per bene: “ …meglio non parlarne. Ti auguro una  buona giornata e vado a lavorare per non stare qui in ufficio a piangere sopra ad un’Italia che sta mandando a ramengo gli artigiani, le piccole  imprese familiari, cioè quell’economia del piccolo è bello, che ci fece grandi qualche decennio fa.  Un ‘ Italia che sta facendo di tutto per punire,  mandare in miseria coloro che hanno voglia di lavorare, di darsi da fare”.

Sono parole forti, parole sagge che da oltre un decennio sentiamo  sulla bocca di tanti  e che, come giornalista di strada,  non mi stancherò  mai di riportare e segnalare.  

A Silvano, che, a settantaquattro anni corre ancora per le nostre strade come un diciottenne alle prime armi, non solo l’augurio di continuare, per altri cento anni, la sua attività di maestro-artigiano cortonese, ma soprattutto l’augurio di tanta, lunga  felicità familiare accanto alla sua amata sposa Lidia Fiorenzi, al suo Luca, alla sua nuora Sabrina, alla sua nipote Giulia Matilde e , nei giorni festivi, in mezzo ai suoi cari amici di caccia al cinghiale e al capriolo negli ameni boschi dei nostri monti cortonesi.

Ivo Camerini