I Consorzi di Bonifica e Irrigazione fanno tante cose per la tutela e lo sviluppo dei territori, ma non tutti lo sanno, di qui l’importanza di un’”Operazione Verità” per sfatare pregiudizi e far conoscere cosa sono e soprattutto cosa fanno questi enti, esperti di manutenzione dei corsi d’acqua e di distribuzione collettiva della risorsa alle imprese agricole, preziosi strumenti di crescita e sviluppo di ogni territorio.
A dirlo sono i numeri che, oggi, in tutta Italia e nello stesso giorno, ANBI, l’associazione nazionale dei Consorzi di Bonifica e Irrigazione, ha scelto di raccontare.
I riflettori in Toscana si sono accesi sui sei Enti nati in seguito alla LR 79/2012, che ha avuto il coraggio di classificare di bonifica tutto il territorio regionale, di riformare il sistema, di cancellare la precedente frammentazione delle competenze, di affidare ai Consorzi due importanti mission: la gestione del reticolo idrografico e l’irrigazione.
A dieci anni di distanza, i Consorzi hanno tirato le somme davanti al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e alla Vice Presidente Stefania Saccardi hanno raccontato la loro esperienza e racchiuso in un documento che guarda soprattutto al futuro strategie e obiettivi, tenendo conto delle necessità di adattamento del loro operato ai costanti e a volte precipitosi mutamenti delle condizioni meteoclimatiche.
“Non siamo carrozzoni né tantomeno enti inutili, come qualcuno ancora – senza conoscerci si affanna a sostenere”, ha esordito Serena Stefani, Presidente del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, alla quale è stato affidato il compito di illustrare numeri e idee del sistema. “Siamo Enti operativi, efficienti, credibili, un punto di riferimento per le comunità locali. Ogni anno, attraverso interventi programmati, riusciamo a trasformare oltre 100 milioni di euro in lavori necessari per mantenere in efficienza l’ampia rete di corsi d’acqua che ci sono stati affidati e ad eseguire interventi su quasi 11 mila km di tratti, con un duplice obiettivo: mitigare il rischio idraulico e conservare gli ecosistemi presenti nei diversi tratti, consapevoli di dover sempre coniugare la salvaguardia delle comunità alla tutela dell’ambiente. Un lavoro capillare e prezioso, definito, nel piano delle attività, approvato dalla Regione Toscana, che ogni anno i Consorzi mettono a punto tenendo conto delle indicazioni regionali, del parere dei sindaci, delle sollecitazioni dei cittadini e degli esiti dei sopralluoghi effettuati dai tecnici consortili. Con l’andare del tempo le necessità dei territori sono aumentate e richiedono nuove risposte. La manutenzione ordinaria, indispensabile e necessaria, da sola, non è sufficiente a fronteggiare criticità importanti che rendono il reticolo incapace di fronteggiare lo stress eccezionale a cui viene ripetutamente sottoposto. Eventi gravi che purtroppo abbiamo visto verificarsi e ripetersi anche nella nostra regione con danni umani, economici e sociali gravissimi. Riteniamo che sia il momento di investire in un piano straordinario di interventi strutturali, da aggiungere alla manutenzione ordinaria e da realizzare attraverso finanziamenti pubblici specifici. Si tratta di una attività, che non compete direttamente ai Consorzi, ma su cui il sistema c’è e può essere valido alleato della Regione Toscana, per mettere a fuoco le priorità, grazie alla conoscenza dei corsi d’acqua e alle competenze acquisite, I numeri confermano la performance: ogni anno aumentano i milioni di euro intercettati e trasformati dai Consorzi in lavori straordinari e nuove opere per favorire l’adattamento dei territori ai cambiamenti climatici. I Consorzi sono alleati utili anche di fronte alle calamità naturali, quando vengono chiamati ad intervenire con uomini e mezzi per aiutare i territori alluvionati, come è accaduto di recente. In Toscana e anche fuori dalla regione. In queste occasioni hanno dimostrato tempestività di azione, capacità di mettere in campo uomini preparati e mezzi adeguati: per questo dovrebbero trovare il necessario e concreto inserimento nel sistema della Protezione Civile. Passando alla seconda mission affidata dalla legge regionale 79 ai Consorzi c’è l’irrigazione. Senza acqua non c’è agricoltura. Anche in Toscana, dove attualmente abbiamo di fronte due realtà. Ci sono aree servite dalle reti irrigue e aree completamente scoperte, dove prevale il prelievo autonomo con le conseguenze che questo comporta. Solo il 9 per cento della SAU Toscana è dotata di sistemi di distribuzione collettiva dell’acqua gestiti dal sistema consortile. Anche su questo fronte è arrivato il momento del coraggio: i Consorzi hanno da proporre una strategia che, parte dalla richiesta di modifica di norme generali per poter ampliare le reti esistenti, e arriva alla programmazione di interventi per mantenere in efficienza le reti esistenti. Ci sono progetti e idee per ottenere risorse da destinare al completamento del lungimirante sistema di Montedoglio Occidentale, il più grande bacino dell’Italia centrale, che, nato negli anni 60 per dissetare l’agricoltura, ancora è in attesa delle reti secondarie per portare l’acqua nei campi coltivati; per realizzare nuovi invasi a San Piero, su Ambra, Gretano, Lanzo e altri ancora al servizio della Costa e del Sud della Toscana; per iniziare a dare forma al cosiddetto piano laghetti, utile sia per portare acqua alle imprese agricole sia per la produzione di energia pulita. Importante sarebbe – lo chiediamo alla Regione - rinnovare il bando regionale per le progettazioni irrigue e se possibile introdurre un fondo di rotazione per la progettazione, per il ritorno delle risorse ai consorzi e ai territori. Altra richiesta è inserire nello PNISSI, il principale strumento oggi messo a disposizione dal governo per l’adattamento ai cambiamenti climatici, tutti gli interventi proposti dai Consorzi di Bonifica”, aggiunge Stefani.
La Toscana è tra le dieci regioni in cui tutti i comuni sono caratterizzati da un’area a elevato rischio idraulico o idrogeologico. Il lavoro svolto dai Consorzi, al di là dei numeri raccontati, ha un valore incalcolabile per la difesa delle comunità locali, dell’ambiente, del paesaggio. Mitigare il rischio significa restituire fiducia a chi vive e opera sul territorio. I corsi d’acqua manutenuti inoltre tornano ad essere elemento di attrazione, turistica, didattico-culturale, economica, sociale e sportiva. Attorno ad essi si sviluppano iniziative, attività, percorsi partecipativi, momenti di aggregazione e educazione ambientale. Le lavorazioni sui corsi d’acqua, effettuate con il coinvolgimento delle imprese agricole locali, offre ad esse significative opportunità di reddito e consente di investire sul territorio le risorse che da esso derivano. Portare acqua all’agricoltura significa garantire lo sviluppo di un settore leader dell’economia toscana e dell’indotto e contribuisce a dare un valido contributo alla qualità dell’ambiente.
“Il lavoro svolto dal sistema consortile si porta al seguito valori ecosistemici importanti e al momento difficili da quantificare, con molteplici riflessi sulle comunità locali e sui territori: valori che cresceranno se, ancora una volta, con lungimiranza sapremo trasformare i problemi epocali con cui ci stiamo confrontando in opportunità, in Toscana e nel resto della penisola, continuando a percorrere la strada della prevenzione e a sostenere l’economia della manutenzione del territorio, per contrastare le sfide che abbiamo di fronte”.
IL PARERE DELLA REGIONE
Presenti alla conferenza stampa “Operazione verità per i Consorzi di Bonifica”, la Regione Toscana ha riconosciuto il prezioso ruolo svolto dal sistema, in una Toscana sempre più fragile e assediata dai cambiamenti climatici, ruolo che in futuro sarà ancora arricchito di compiti e competenze.
“Oggi le competenze dei Consorzi vanno ben oltre da quelle designate dalla legge del 2012: sono enti di sussidiaria cogestione della Regione Toscana nell’ambito della bonifica, della difesa suolo e della tutela dell’ambiente e dello sviluppo dell’assetto agricolo – ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani -. Abbiamo davanti una stagione che aprirà a un surplus di competenze, risorse e azioni affidate ai Consorzi. Una delle priorità è costituire un tavolo di lavoro per la semplificazione amministrativa: i Consorzi per la Regione non sono un soggetto un terzo, ma un organismo che opera per il bene generale e sicuramente è interesse di tutti non aggiungere burocrazia alla burocrazia. Lavoreremo per le richieste che quest’oggi sono state presentate: per integrare le loro competenze e per operare le giuste variazioni a livello legislativo perché si avverta la loro già fondamentale presenza nel sistema di Protezione Civile. L’obiettivo è anche quello di attribuire loro un sempre maggiore peso in tema di coprogettazione e coprogrammazione. In sintesi, i Consorzi saranno sempre più protagonisti dello sviluppo e della crescita sostenibile, del mondo agricolo, della difesa suolo e della Protezione Civile, in una Toscana che in questo contesto di trasformazioni climatiche deve attrezzarsi sempre più».
«In un contesto di cambiamenti climatici e di fenomeni estremi come quelli che si sono verificati la scorsa estate che hanno provocato danni di un certo rilievo all’agricoltura – ha detto la vicepresidente e assessora all’agricoltura della Regione Toscana, Stefania Saccardi -,il ruolo dei Consorzi di Bonifica è cruciale. La Regione Toscana supporta l’azione dei Consorzi in particolare con i fondi comunitari. Dopo gli ultimi bandi della passata programmazione con i quali abbiamo finanziato 4 milioni in infrastrutture per migliorare la gestione della risorsa idrica, più altri 3 milioni di euro per ulteriori interventi a supporto delle infrastrutture irrigue consortili, con la nuova programmazione dello Sviluppo rurale PSP 2023-2027, abbiamo approvato un bando da 7 milioni per i Consorzi sugli investimenti in infrastrutture irrigue e di bonifica per la realizzazione o il miglioramento di invasi e delle reti. Investimenti a beneficio della preziosa opera che mettono quotidianamente questi Enti sanno mettere in campo per una corretta gestione della risorsa”.