L’Etruria

Redazione |

Signorelli bambino

Signorelli bambino

Possiamo cominciare con un “C’era una Volta un Bambino che si chiamava Luca”…

Faceva raffreddare i carboni del camino per disegnare, sopra una liscia pietra serena, le espressioni dei suoi cari e delle persone che incontrava in strada.

Replicava le immagini di quelli che si fermavano a conversare e, appena poteva, scappava dal fondo del babbo pittore e s’intrufolava nel Palazzo Baldelli, oggi l’Hotel San Michele, per osservare nell’affresco quattrocentesco, le barbe dei Santi. Quella di Sant’Antonio Abate lo affascinava particolarmente perché era dipinta con particolare cura. Vi si perdeva con lo sguardo tra le onde della sua folta peluria e rifletteva sulla scelta dell’autore perché quella composizione poteva essere disegnata anche con forme diverse.  

Pensiamo allora a quando dipingerà le sue barbe nella Cappella Nova di Orvieto!

Poi la domenica durante la Messa nella Chiesa di Santa Margherita, quella che non c’è più, s’incantava a guardare gli affreschi dei Lorenzetti. Che belli i capelli della Maddalena! Il prato, i fiori, le rocce! Ammirava come contornavano le figure di scuro, quella delineatura rendeva eleganti i visi, allungava lo sguardo delle Madonne, impreziosiva persino il disegno delle orecchie e delle bocche. Però non gli piacevano quelle dita e allora pensava che avrebbe imparato a dipingerle meglio di loro. Noi sappiamo che ci sarebbe poi riuscito egregiamente e conosciamo la perfezione dei gesti che riprodusse, insieme alla potenza dei messaggi sentimentali che rappresentavano.

Le sue mani dipinte sono capolavori strutturali, postine di messaggi storici!

Già da piccino ci provava spesso ad imitare gli antichi maestri, tanto che gli facevano sempre i complimenti.

Sei Bravo! Del resto aveva respirato i colori fin da neonato.

Luca Signorelli prima di diventare un Maestro Immortale dell’Arte è stato dapprima un bambino curioso, un intelligente osservatore, un regista per i suoi progetti di fantasia.

Gli piaceva costruire nella sua testa l’intera scena, nascevano come vignette, poi finivano come Capolavori.

E come gli piaceva slanciare le gambe e disegnare le torsioni dei busti, sempre con quella linea nera, a volte quasi invisibile all’occhio che disegnava il confine delle sue figure.

La purezza di quel tratto rivoluzionò la maniera della pittura perché non la usava per abbellire ma per sintetizzare la posa dei corpi.

Fu un sommo architetto nel rappresentare il nudo, la figura dell’uomo lo affascinava.

Disegnava i corpi anche quando era sovrappensiero, lo faceva in continuazione, forse era il suo antistress!

In bottega il fanciullo, accanto al grandissimo Maestro Piero della Francesca, fu subito lui! Del resto Piero, Genio di filosofie matematiche astratte che traduceva ai suoi simili attraverso la pittura, presto si accorse della bravura del nostro Luca.

Il Signorelli Bambino lo osservava e studiava il “perché e il per come” il Maestro scegliesse le sue composizioni geometriche, come le combinava fra loro, e meditava persino su quelle che Piero scartava!

La sua determinazione gli chiedeva sempre il perché di ogni cosa!

Il Signorelli ha catturato il mondo della storia dell’arte tanto da scriverne Uno Tutto Suo.

Ha rapito gli osservatori con i suoi dipinti delle figure degli ignudi, inserendole nelle complessità iconografiche del tempo. I committenti gli commissionavano le composizioni tradizionali ma lui risolveva sempre il suo lavoro con insolite impaginazioni.

Era Creativo ed Audace. La sua pittura era colta, raffinata e sempre d’avanguardia.

Il colore per suscitare passione, le scene teatrali per narrare un miracolo, accontentava il cliente, mentre le figure nelle quinte, narravano la “Sua Storia dell’Uomo”.

Era un fanciullo gentile ed educato e per questo nessuno rifiutava la sua presenza tanto che per lui si presentavano occasioni uniche.

Poteva ascoltare i grandi mentre conversavano!

Pensate dunque Piero della Francesca parlare della sua pittura umanista e della filosofia sulla matematica astratta con altri letterati mentre Luca, in un angolino, impastava i colori!

Le opere di Piero avevano più piani interpretativi, fogli strappati da un’enciclopedia, uno sovrapposto all’altro armonizzati per l’occhio umano dalla sua magnetica pittura.

Il giovane Luca è cresciuto in questa Accademia di Armonia e Sapienza.

Cresceva, studiava e non si vantava, era gentile, umile ma mai sottomesso e la sua pittura lo spiega attraverso 500 anni.

Vi strappo un sorriso: Pensate al giorno d’oggi, quanti talenti possa aver strappato alla Storia dell’Uomo un programma televisivo come il Grande Fratello!

Roberta Ramacciotti www.cortonamore.it®