Complice il maltempo, ieri mattina mi son fermato più a lungo per la colazione in quel solito circolo culturale che ormai è il mio bar di Camucia.
La discussione tra gli astanti è stata come sempre intensa e spesso debordante, ma estremamente interessante per comprendere cosa bolle nella pentola elettorale anche tra la gente delle terre cortonesi.
Primo avventore: “Ma è vero che il quattro marzo dobbiamo votare papaveri venuti da fuori e che nulla hanno da spartire con il nostro territorio?”. Secondo avventore: “ E chi te l’ha detto? Non hai una tua testa per informarti e decidere liberamente? Leggi bene le liste elettorali e vedrai che qualche candidato locale lo trovi e , se hai un po’ di sale in zucca lo voti” . Primo avventore: “ Tu dici bene, perché non sei iscritto a nessun partito e puoi votare liberamente, ma io sono un iscritto e non solo devo votare chi mi dicono, ma anche fare propaganda per questi signoroni venuti da fuori. M’han detto che possono aiutarci e che loro son da più di noialtri e bisogna votarli, senza se e senza ma”. Secondo avventore: “ Quanto sei bischero!. Tu adopera la tua testa e vai a votare per chi ti pare. La Costituzione che abbiamo salvato il quattro dicembre 2016 ti garantisce che il voto deve essere libero e segreto. Lor signori e i trappoloni però non li votare, che tanto loro fanno i loro affari, mica i nostri!”.
Terzo avventore: “ Il quattro marzo bisogna andare a votare anche per dare una bella lezione alle banche che sono ormai divenute dei veri mascalzoni come i loro servi politici, che in questi ultimi anni hanno fatto solo leggi e leggine per permettere loro di mangiarsi tutti i nostri piccoli risparmi. Ti sembra giusto che anche da noi, dove da sempre ci siamo fidati delle nostre banche popolari, cooperative e rurali, ci abbiano spedito in questi giorni migliaia di lettere per modificare la tenuta dei conti correnti e dove ci chiedono di pagare per usare i nostri risparmi, con la scusa che se li tieni in casa come avveniva nell’ottocento te li rubano i ladri? Pensa un po’ al signor Mancini, che sul finire dell’ottocento fondò qui a Cortona una banca contro i banchieri affaristi e truffatori del risparmio delle famiglie laboriose ed oneste, come si rivolterà nella tomba oggi che anche le banche popolari son diventate come tutte le altre? Bisogna andare a votare e votare per coloro che vogliono la separazione tra banche del risparmio e banche commerciali, affaristiche e speculatrici. Pensiamoci bene come votare che dopo non serve nulla piangere!”.
Quarto avventore: “ Ma avete visto come è stata ridotta l’Italia? Ormai siamo servi degli stranieri. Non siamo più liberi e padroni a casa nostra. Io di tutta questa globalizzazione selvaggia, che toglie ai poveri per dare ai ricchi del mondo, mi son rotto proprio le scatole (ndr: la parola era un’altra , ma qui non si può ripetere)”.
Quinto avventore: “Hai ragione. Ormai la nostra Italia è stata saccheggiata quasi come han fatto gli aretini con i nostri beni ecclesiastici dei secoli passati. Spariti quasi tutti. Ma a da veni baffone! Io di certo non voterò dove mi dicono di votare i preti”. Sesto avventore: “ Scusa , ma ora che c’entrano i preti qui su questa discussione elettorale? Non sarai un po’ brillo di prima mattinata?” Quinto avventore: “ Brillo ci sarai te! I preti c’entrano sempre. Non voglio incavolarmi. Meglio che me ne vado via subito , tanto siamo tutti pecore e si rivota sempre dove ci dicono”.
Settimo avventore:” Suvvia non litighiamo di prima mattinata. Poi dove si va? Fuori piove, quindi per me vale sempre l’antico detto: ‘piove , governo ladro’. Anche se va riconosciuto che oggi di ladri in giro ce ne sono davvero troppi e che anche quelli che vengono dall’estero trovano sempre una volpe italiana che indica loro la strada o fa loro da palo”.
Ottavo avventore: “ La discussione si fa pesante. Tutti rimpiangiamo i politici di una volta: i Fanfani, i Moro, i Berlinguer, i Pertini, i La Malfa. Ma quelli non ci sono più e, se ritornassero, a questi di oggi li metterebbero tutti in galera. Comunque andiamo tutti a votare e, in libertà e segretezza, facciamo le nostre scelte. Suvvia, facciamola finita con i litigi tra di noi, altrimenti ci fan fare come ai capponi dei Promessi sposi che per tutta la via, pur appesi per le zampe, continuarono a beccarsi l’un l’altro senza pensare al fatto di slegarsi e scappare dal comune destino: finire nella pentola del padrone. Vedete la vita è dura soprattutto per noi che si sta in basso. I ricchi si son rimessi insieme. Vivono alla grande e fanno come i ladri di Pisa: di giorno litigano e di notte vanno a rubare insieme. Perché anche noi del ceto medio basso non ci si rimette insieme e mandiamo a casa tutti i ciarlatani, i tornacontisti, i furbi e i mascalzoni? Che ci abbiamo da perdere a rimetterci insieme ed insieme decidere il nostro futuro e quello dei nostri figli? Non vedete che ormai ci hanno lasciato tutti in mutande e in molti non hanno nemmeno più gli spicci per pagare la colazione al bar?”.
Nono avventore: “Barista! Tu che dici? Per chi voti?”. Il barista, che è poi una barista, con sorriso sornione e sguardo da persona che la sa lunga, risponde a modo suo,continuando a sfornare caffè e cappuccini: " (...) tu paga la colazione e vai a lavorare che fuori non piove più". Anche il cronista di passaggio, che tutto ha registrato, mentre un po’ in disparte stava leggendo il solito quotidiano locale, paga la colazione e saluta. Assicurando però qualche avventore più vicino alla porta di uscita che molto volentieri avrebbe pubblicato le loro discussioni elettorali, che gli erano apparse molto più significative di quelle che, da giorni, ci propinano le varie televisioni e i media nazionali.
Ivo Camerini