“L’Italia del 'piccolo è bello' è entrata in coma”, ha scritto un sociologo. Stando agli arresti sanitari giusti e obbligatori, noi gente comune non possiamo capire se è vero o no. Ma spulciando sui social e per mezzo di qualche telefonata ad amici con partita iva individuale, piccoli artigiani e giovani precari, mi son convinto che anche nella nostra piccola patria (da sempre cresciuta e sviluppatasi grazie alla piccola economia del darsi da fare, del piccolo intraprendere lavorando con il sudore della propria fronte) le cose hanno preso una brutta piega e, se non ci saranno interventi di sburocratizzazione amministrativa ed incentivi a riprendere la strada del piccolo è bello, saranno lacrime e sangue e distruzione economica. A poco serviranno i libretti di povertà o le tessere annonarie di cui già si parla.
La gente, oltre al grande dolore della minaccia per la salute personale, dei propri cari e dei propri amici, sente sopra di sé la minaccia della carestia e della miseria.
Riporto volentieri qui di seguito la mail di un amico cortonese pubblicata su una chat privata.
“Molti parlano apertamente di un passaggio storico voluto da menti perverse per costruire ad arte il passaggio dalla società della dieta a quella della fame. Troppe le speculazioni in atto che stanno affiorando per respingere come semplice ignoranza o psicosi questi timori che stanno crescendo tra la gente, tra il popolo. E la convinzione che a pensar male si fa peccato ma ci si indovina sta facendo sempre più proseliti.
Davanti a questi più che giustificati timori, prima che tutto trascenda e prenda strade di rivolta o eversione, come sempre è accaduto nella storia anche italiana, sarà bene che coloro che hanno il non facile compito di governare democraticamente la cosa pubblica ci riflettano seriamente e liberino da lacci e laccioli i mondi vitali del fare, del piccolo è bello. Basta con i grossi che fanno company speculative e con la globalizzazione del profitto selvaggio che da oltre due decenni stanno uccidendo l’economia domestica, l’economia familiare dell’aiuto vicendevole, del darsi una mano tra vicini ed amici.
Tanto per dirne una, che fine faranno i piccoli oliveti della nostra splendida terra, che sono stati per secoli l’oro verde della nostra collina? Molti non sono potuti andare a potarli. Solo le aziende agricole o i coltivatori grandi hanno potuto farlo con i loro operai. E a tutti i pensionati che, invece di andare a morire d’inedia sulle panchine dei parchi pubblici (che ora , tra l’altro , non ritroveranno perché giustamente inutilizzabili fino a che non ci sarà un vaccino per questa peste del ventunesimo secolo), andavano a curare il loro piccolo oliveto, la loro piccola vigna , il loro piccolo orto in costa, in padule o altrove, per quanto tempo ancora il potere li costringerà in casa, senza concedere loro di potersi recare a curare una produzione di cibo genuina e libera da veleni, che serve per il loro consumo familiare, per aiutare figli e nipoti?
Chi ha aperto una piccola partita iva individuale , se rispetta le norme ormai consolidate della igiene sanitaria e del distanziamento sociale, perché, come si vocifera, non potrà riprendere la sua attività dopo la data decisa dal Cura Italia?
Non è che anche questa volta pagheranno i piccoli, il ceto medio per i grandi, i grossi che hanno già portato soldi e “ragioni sociali” all’estero e pagano le tasse alla ricca Olanda, invece che alla malmessa Italia?
Chi ha potere di governo locale e nazionale non può volgere la testa dall’altra parte e mandare al macello una parte importante di persone che, risparmiando e lavorando sodo, hanno costruito benessere e sviluppo per sé e per la comunità, in quanto correttamente non sono andati ad usufruire degli aiuti di welfare o di altre dubbie forme di assistenza statale che,in parte, hanno favorito vagabondi e furbi.
Chi ha potere di governo locale e nazionale deve dare una risposta positiva e urgente alle persone perbene cui improvvisamente qualcuno vorrebbe imporre per decreto di non essere più formica. Ma costoro devono sapere che anche le formiche quando non ne possono più si ribellano o, detto alla toscana, s’incazzano.”
A buon intenditore poche parole. Il piccolo giornalista de L’Etruria (una voce secolare di libertà ed indipendenza dei mille fiori della libera stampa italiana) con questo articolo fa volentieri il suo dovere di cronista, raccontando ciò che legge sui social o apprende per via telefonica, naturalmente augurandosi che il coma in questione sia solo farmacologico.
Ivo Camerini