Proseguiamo la pubblicazione dei discorsi tenuti alla bella serata della presentazione del libro " I vescovi della diocesi di Cortna (1325- 1978 ) di Isabella Bietolini Migliorini svoltasi sabato sette maggio a Cortona , in Palazzo Casali. Ringraziamo Isabella Bietolini per averci concesso di far conoscere anche ai nostri lettori il testo del suo ricco, interessante intervento svolto dopo le relazioni del Prof. Sergio Angori e dell'arcivescovo emerito di Lucca, Mons. Italo Castellani.
Intervento Bietolini, autrice del libro
In apertura del libro ho voluto riportare una frase di Marguerite Yourcenar tratta dai Taccuini di appunti propedeutici alle Memorie di Adriano: Qualunque cosa si faccia, si ricostruisce sempre il monumento a proprio modo, ma è già molto adoperare pietre autentiche ” e questo perché la storia dei Vescovi della Diocesi di Cortona è davvero un monumento, un grande monumento composto da personaggi molteplici, scenari di pace e di guerra, invasioni, riforme radicali, restaurazioni ed eventi religiosi eccezionali, come l’elevazione agli altari di Santa Margherita, le visite dei Papi che passarono di qui tornando o andando ad appuntamenti che hanno fatto la storia.
Ma anche epidemie e carestie e quante! Situazioni terribili, vissute dai nostri lontani concittadini con poco o niente per difendersi se non la fede e questa ,spesso ,anzi sempre, rappresentata dalla sollecitudine dei vescovi dell’epoca che molto seppero fare per aiutare e sostenere i poveri e gli ultimi. Perché le “pietre autentiche” di cui dicevo prima sono proprio loro, i 50 e passa vescovi della diocesi di Cortona succedutisi dal 1325, anno di istituzione della Diocesi , fino a Mons. Franciolini ,ultimo vescovo di Cortona diocesi autonoma che lasciò l’incarico nel 1978. Nel 1986 poi vi fu la definitiva riunificazione nella Diocesi di Arezzo,Cortona e Sansepolcro.
Sei secoli di grande storia: pensate, la Diocesi nasce ad Avignone per opera di Giovanni XXII, papa politico e abile amministratore, molto criticato da Dante che lo accusa nella Divina Commedia (Paradiso XVIII canto) di avere interesse soltanto al denaro e al potere. Ed è vero che tra le motivazioni che conducono il papa a istituire la Diocesi , scorporandone il territorio da quella aretina,c’è nella Bolla di istituzione un ragionamento economico che si potrebbe dire non fa una grinza: il territorio di Cortona è autonomo economicamente, strutturato in un numero significativo di parrocchie, nella città vi sono chiese e conventi molto importanti, ovvero esiste una identità precisa che consente di ragionare in termini di autonomia. Né Arezzo soffrirà dallo scorporo poiché è grande a sufficienza da non averne conseguenze ( se non lo scorno di subire una “capitis deminutio”).
Insomma, l’esistenza della nostra Diocesi nasce in mezzo alla storia, ed il primo vescovo è un Ubertini che, tanto per cambiare, rappresenta una famiglia in perpetua lotta con i Tarlati di Arezzo.
Dal 1325 al 1978 passano oltre sei secoli, soprattutto passa tantissima storia ed è singolare scoprire come la città di Cortona sia stata spessissimo al centro di grandi eventi insieme ai suoi vescovi.
Voglio indicarvi un parallelo tra il primo Vescovo e l’ultimo, mons. Franciolini. Entrambi ebbero in comune il mecenatismo: Ubertini chiamò a Cortona artisti quali Lorenzetti, Pisano e Buffalmacco (Buonamico di Martino) per affrescare la prima chiesa di Santa Margherita,opere putroppo perdute; lo racconta Vasari. Franciolini sei secoli dopo chiamò Gino Severini, altro grande figlio di questa terra, a realizzare le opere a mosaico che impreziosiscono il centro storico: le Via crucis delle Santucce ed il grande S.Marco benedicente nella facciata a sud della chiesa omonima.
Perché i vescovi di Cortona sono stati anche questo: mecenati, costruttori, restauratori , hanno inciso profondamente nell’evoluzione strutturale della città e delle campagne.
Ma non posso certo qui passare in rassegna gli oltre cinquanta vescovi della nostra diocesi: vi indicherò quelli che hanno avuto più peso, quelli più significativi, quelli dei quali si può ancora parlare con interesse o ammirazione. Quelli che in sostanza mi hanno impressionato di più per quello che hanno fatto o per le circostanze storiche in cui hanno vissuto.
Vi lascio magari la curiosità di cercare tra le pagine i fatti, gli aneddoti, che non mancano, o gli eventi che hanno punteggiato questi lunghi secoli di storia.
Ma occorre tenere presente un dato di fatto che emerge sempre più forte con il passare dei decenni: se i primi vescovi ebbero un forte connotato politico/amministrativo e spesso furono diplomatici, rappresentanti del Papa presso le corti del tempo, studiosi e uomini di potere, soprattutto a partire dal Concilio di Trento divennero anche Pastori attenti al territorio diocesano, operarono in aiuto dei poveri e in presenza delle numerose epidemie e carestie che afflissero a più riprese Cortona e la Val di Chiana, posero in essere interventi di assistenza per alleviare le sofferenze. Vi sono tante testimonianze in tal senso.
Ecco chi ricordo in particolare:
Matteo Ughi ( 1426-39) per aver votato in favore dell’Antipapa a Basilea nel 1439, non si capisce perché lo fece! Venne immediatamente destituito da Papa Eugenio IV.
Il nobile cortonese Cristoforo dei marchesi Petrella (1477-1502), il Vescovo dei tre papi, Sisto IV che lo nominò; Innocenzo VIII che lo innalzò al rango di Commissario Generale della camera apostolica; Alessandro VI Borgia che lo nominò Commissario generale dell’esercito papale. Grande diplomatico, capace stratega.
Tra il ‘600 e il ‘700 abbiamo una serie di vescovi importantissimi, che spesso si trovano a combattere con epidemie e carestie ed è proprio a cavallo d i questi due secoli che si consolida il ruolo del vescovo nella carità, nell’assistenza, nella tutela delle classi povere e dimenticate.
Si ha notizia di almeno tre epidemie in cento anni e altrettante carestie: I vescovi Serristori e Galilei furono tra i più coinvolti. Serristori volle svolgere un ruolo da “protezione civile” si direbbe oggi: assistenza ai malati e conteggio dei morti, arrivando alla somma di 2058 decessi. Il bollettino che abbiamo avuto anche noi con il covid!!
Il settecento culminerà poi con la figura di Giuseppe Ippoliti
A Cortona l’impronta lasciata dal Vescovo Giuseppe Ippoliti ( 1755-76) è straordinaria: a 38 anni fu vescovo , nominato da Papa Benedetto XIV, il famoso Prospero Lambertini, e fu subito chiaro che era fatto di una pasta diversa. Giunse a Cortona di notte, il 28 ottobre 1755: alla messa di Ognissanti pronunciò un’omelia che oggi si potrebbe definire “programmatica” esponendo la sua volontà di governo, i suoi propositi, le sue speranze. Non era mai successo. Riformò il seminario che era depauperato, riordinò e controllò spese e organizzazione della Diocesi. Dopo le epidemie, nella seconda metà del ‘700 vi furono ripetute carestie, il Vescovo aiutò i poveri impegnando oggetti di sua proprietà. Non aveva salute, spesso cadeva malato e gli studiosi si chiedono c come abbia potuto fare così tanto con quel suo stato INFERMICCIO. Il Papa lo spostò a Pistoia, lui ne fu scontento, amava Cortona e forse avrebbe voluto rimanervi fino alla morte.
Ma quel che resta di lui è la lettera Parenetica, cioè esortatoria, morale, economica di un parroco della val di Chiana a tutti i possidenti o comodi, ricchi, scritta nel 1772: Ippoliti, forse x modestia non la firmò, ma questo documento resta dirompente, coraggioso, precursore delle lotte che verranno. Nel testo del 1772, e nella successiva versione di due anni dopo, Ippoliti (come scrive Ivo Camerini nella introduzione alla bella e raffinata riedizione pubblicata a Roma nel 1987 sotto il titolo “I contadini e il vescovo” ) sferza le classi nobili e abbienti illustrando la povertà e l’ignoranza dei contadini, la loro miseria anche mentale frutto di un bisogno estremo. Rivendica la dignità di un compenso per il lavoro svolto, rivendica la remissione dei debiti contratti dai poveri lavoratori della terra, remissione per diritto non per grazia. Indica anche alcune oggettive modifiche possibili al patto di mezzadria dimostrandosi anche in un certo senso economista ante litteram.
Cosa dire del Vescovo Gregorio Alessandri ( 1776-1802) che si trovò nella piena tempesta delle soppressioni granducali, le accettò e le condivise, poi cambiò idea ma dovette affrontare il malcontento del Granduca ed anche i francesi che giunsero a Cortona e infine l’insurrezione del Viva Maria? Non è troppa storia per un uomo solo? Oltre venticinque anni di episcopato contraddittorio e ancora oggi la figura dell’Alessandri fa dividere gli studiosi. Se leggerete il suo profilo storico vedrete quante cose avvennero sotto il suo governo, quante situazioni difficili, quali capovolgimenti.
Le soppressioni si portarono via molti conventi, molte chiese furono chiuse, il tessuto religioso così ricco e antico nella nostra città, ne patì molto e Napoleone, dopo , ci mise del suo ancora una volta.
Ma Cortona ebbe in Niccolò Baldacchini Laparelli ( 1807-1821)un vescovo attento e diplomatico che pure in quei tempi perigliosi dominati dall’imperatore dei francesi . Questo Vescovo ebbe ad affrontare il concittadino Enrico Pontelli cui era stato affidato il compito di accorpare conventi e ridurre gli istituti religiosi.
Non ci andò x il sottile: chiuse chiese e monasteri, mise in vendita arredi e campane. Il Mancini lo definisce “statista”, per il ricordo che ne porta ad esempio Don Giuseppe Mirri appare piuttosto un “tagliatore di teste”, si direbbe oggi. Il vescovo tergiversava, non si opponeva direttamente ma utilizzava una tattica attendista: i tempi erano difficilissimi come difficilissimo era il rapporto tra Napoleone e il papa.
I conventi caddero quasi tutti, anche quelli di clausura,i Cappuccini, i Conventuali di San francesco,…una falcidia terribile che ridusse quasi a niente il tessuto religios,umiliandolo.. Il Vescovo aveva ordini precisi, ma tergiversava, aspettava…e si arrivò alla prima caduta di Napoleone.
Allora il vescovo Baldacchini con immediata alacrità cercò di ricomporre i conventi, i monasteri.. rimise subito in piedi gli ordini mendicanti e tre strutture conventuali ( in tutta la Toscana 77). Fu un grande diplomatico ed un sagace tattico.
La nascita del Regno d’Italia portò altre difficoltà nell’amministrazione religiosa e sappiamo quali contrasti insorsero poi tra Pio IX ( che aveva già vissuto la prima Repubblica romana nel 1949) e il nuovo governo. Contrasti che si riflettevano anche nei territori dove le tassazioni e gli espropri colpirono i beni della chiesa.
G.Battista Laparelli Pitti fu vescovo dal 1872 al 1896: nobile cortonese amatissimo dal popolo, consacrò la Basilica di Santa Margherita l’8 settembre 1878.
Dobbiamo a lui il completamento del recupero degli istituti religiosi perduti con le soppressioni e le leggi napoleoniche con l’aggiunta di nuovi: quali i Padri redentoristi, le suore stimmatine, le suore di Santa Caterina da Siena . Durante i periodi di carestia aprì il Palazzo vescovile e vi fece allestire una mensa, pagando di tasca propria, per sfamare i poveri.
Non posso non citare la figura di Mons. Guido Corbelli, vescovo nel periodo 1896-1901. la sua vita potrebbe ispirare un film. Da figlio di modesti agricoltori del Sodo di Cortona a Custode di Terrasanta e Guardiano del Santo Sepolcro, poi Delegato Apostolico per l’Arabia e l’Egitto ! Se il Museo della città di Cortona possiede la più importante collezione egizia tra quelle minori, come disse l’egittologo Schiapparelli, è perché Mons Guido, portò in dono questi straordinari reperti che potete ammirare nella sezione egizia in questo stesso Palazzo.
Un forza della natura, una mente superiore, partito come umile frate ritornò carico di esperienza e di onori.
l Fu vescovo x soli 4 anni, si dedicò a riorganizzare la Diocesi e alle opere di carità. Forse Cortona era troppo piccola per lui, non trovò mai piena sintonia con la comunità religiosa. Scelse di ritornare umile frate ad Assisi. Morì nel 1903.
Cito soltanto Michele Baldetti, vescovo dal 1903 al 1923 e Riccardo Carlesi, vescovo fino al 1932.
Ed Eccoci all’ultimo vescovo di Cortona Diocesi autonoma: Mons. G.Franciolini, Vescovo dal 1932 al 1978.
Chi tra i cortonesi, e non solo, ha superato una certa età lo ricorda benissimo.
Amava moltissimo cortona e si immedesimò con la Diocesi, ebbe la cittadinanza onoraria e credo di non sbagliare se dico che preferì questo riconoscimento in cuor suo a quello di Assistente al soglio pontificio : entrambi del 1957.
A lui dobbiamo molte cose: poiché fu un mecenate che voleva abbellire la sua città . L’ho detto in apertura di questo intervento.
Ma anche il Museo Diocesano, aperto dopo la fine della II guerra mondiale, nasce da una suo preciso desiderio.
Potrei continuare e l’elenco sarebbe davvero lungo.
Prima di concludere voglio fare una considerazione e un paragone: poco più di un mese fa in questo stesso salone abbiamo ricordato Guerriera Guerrieri, anch’essa cortonese,Direttrice della Biblioteca nazionale di Napoli, scomparsa nel 198 Una donna ancor’oggi ricordata con grande ammirazione per la sua competenza, la sua determinazione, la sua volontà. Guerriera svolse un ruolo di primo piano anche nella difesa del patrimonio librario ed archivistico di Napoli durante il periodo dei bombardamenti degli alleati e delle devastazioni naziste, mise letteralmente in salvo beni preziosissimi.
Ebbene, qualcosa di simile fece Franciolini a Cortona: ne troviamo autorevole testimonianza nel volume La Piccola Patria di Pietro Pancrazi dove sono raccolte le testimonianze di quel tempo difficile. Franciolini difese dalla rapacità di Hermann Goering, che era anche un raziatore di opere d’arte, L’Annunciazione del Beato Angelico . Goering la voleva ad ogni costo. Ai suoi emissari mandati a chiedere insistentemente l’opera, anche pagandola, Il Vescovo rispose rivelando coraggio e determinazione : “non contano denari, non è neppure da considerare, l’opera appartiene a Cortona ed a Cortona deve restare”. Questo era l’ultimo Vescovo di Cortona !!
Noi tutti lo ricordiamo con rispetto e ammirazione.
Grazie per l’attenzione.
Isabella Bietolini